Giovanni 19:1-16 Nessun
altro re che Cesare? "Noi non abbiamo altro re
che Cesare!" (15): affermazione ipocrita e nel contempo sintomatica da
parte di membri del popolo eletto di Dio, di cui Dio solo, ed il Suo unto,
doveva essere Re. Ricordate il Salmo? "O porte, alzate i vostri capi; e
voi, porte eterne, alzatevi, e il Re di gloria entrerà. Chi è questo Re di
gloria? E' l'Eterno forte e potente, l'Eterno potente in battaglia. Porte,
alzate i vostri capi; alzatevi, o porte eterne, e il Re di gloria entrerà. Chi
è questo Re di gloria? E' l'Eterno degli eserciti; egli è il Re di gloria"
(Sl. 24:7-10). La profezia della parabola di Gesù così si avverava: "Ma
i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasciata, dicendo:
'Non vogliamo che costui regni su di noi'" (Lu. 19:14). Si, meglio un
re secondo i propri comodi, un re che non ci disturbi più di quel tanto, il re
del proprio egoismo ed immediato tornaconto. Eppure "Cesare" era un
tiranno e non un re, come tiranno è il nostro egoismo, a differenza del mite
Gesù. Egli infatti aveva detto: "Venite a me, voi tutti che siete
travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo
e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete
riposo per le vostre anime. Perché il mio giogo è dolce e il mio peso è
leggero!" (Mt. 11:28-30). Pilato diventa così inconsapevolmente un
predicatore verace: "Ecco il vostro re", indicando Gesù! Che ironia!
Membri del popolo di Dio che proclamano loro re l'imperatore romano e un
ministro dell'imperatore romano che proclama (sia pure suo malgrado) Gesù come
re del popolo eletto. "No, no, non sia mai! Quel Gesù
crocifiggilo!". Lo fanno e lo direbbero pure molti nostri contemporanei.
Prima o poi, però, volenti o nolenti, dovranno fare i conti con Gesù Cristo. O
lo incontrano oggi come Salvatore e Signore, o lo incontreranno domani come
Giudice che emetterà contro di loro, senza possibilità di appello, una sentenza
di condanna. |