Filippesi 2:5-11 Impegnati a difendere l’onore …degli altri! Il Signore e Salvatore Gesù Cristo assume pure, per i Suoi discepoli, la caratteristica di modello morale e spirituale. Dobbiamo avere lo stesso Suo "sentimento". La principale caratteristica della sua vita sulla terra era l’umiltà. Gesù era titolare della massima dignità, quella di Dio stesso, eppure Egli non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente, qualcosa da far valere per Sé stesso, un diritto di fronte al quale tutti si sarebbero dovuti piegare. Avrebbe avuto diritto di essere sommamente onorato e servito, la Sua pretesa sarebbe stata del tutto legittima. Gesù, però, rinuncia a far valere questo diritto, per onorare e servire chi nel mondo non riceveva onore alcuno e coloro che tutti disprezzavano e mettevano da parte. Gesù "svuota Sé stesso" prendendo la forma (e la sostanza!) di servo. "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti" (Mr. 10:45). Gesù persino giunge a diventare "ubbidiente fino alla morte" e della morte allora considerata la più vergognosa, la più umiliante, la più abietta. In favore di chi? Non certo per chi l’avrebbe meritato e che neppure sa dirgli adeguatamente grazie! Anche per noi deve valere lo stesso principio. Si può senz’altro "aver diritto" alla lode, al ringraziamento, all’onore. Quante volte lo pretendiamo, e siamo offesi se questo non ci viene riconosciuto. Gesù, però, il nostro Maestro, seppe rinunciarvi per focalizzare tutta la Sua attenzione sugli altri, per difendere l’altrui dignità, soprattutto quando era vilipesa, negata, schiacciata. Solo "dopo" si riconoscerà l’esaltazione sovrana della Sua persona, nome, dignità. Solo "dopo" molti comprenderanno arrossendo di vergogna e piegheranno le loro ginocchia di fronte a Lui. La logica è inversa: "Chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato" (Lu. 18:14).
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