1 Gv 5:6-12
La nostra vita
testimonia che...
Si vedono talvolta
in giro persone apatiche ed abuliche che nella vita, prive d’entusiasmo
per una qualsiasi cosa, “si trascinano” stancamente. Come prive di
volontà, indolenti, inconcludenti, pigre, svogliate, indecise, le vedi
“grasse e con patatine e birra nella loro poltrona preferita davanti
alla TV” che vivono (?) le vicende altrui. Per eccitarsi hanno bisogno
di “prendere qualcosa”. Mi sembra l’immagine, comune oggi, di chi, in
realtà, “non ha alcuna vita” in sé stesso. Hanno nome di vivere, ma sono
morti!
Chi, però,
“possiede” il Figlio di Dio ha la vita nel senso più alto del termine.
La loro esistenza acquista senso e significato. Hanno vitalità ed
energia, spirito di iniziativa, voglia di fare, d’amare, di servire, di
rendere culto a Dio, persino di alzarsi la domenica mattina per andare
in chiesa [incredibile!] e persino escono il pomeriggio per fare del
bene a qualcuno! Sono disposti a “fare chilometri” non importa a quale
ora, con che tempo, in quali condizioni… “Chi glielo fa fare?” diremmo
noi. Glielo “fa fare” l’amore. E’ come la persona innamorata pronta a
tutto pur di incontrare e compiacere chi ama. In effetti una persona
così testimonia che da quando ha compreso l’amore di Cristo, essa ha
ricevuto vita, una vitalità inaudita.
In sé ha la
testimonianza incontrovertibile di essere stata coinvolta, di essersi
affidata a Colui che è Signore e Salvatore. La sua non è una confessione
di fede “bugiarda”, perché “si vede” che è diversa, è cambiata, è
tangibilmente sospinta da uno spirito non comune, che ha fatto
esperienza di una conversione a Cristo, come dice l’Apostolo: “…è Dio
che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo”
(Fl. 2:13).
Incontrovertibile era altresì la testimonianza resa dal Cristo stesso,
che aveva suggellato con il sangue del Suo sacrificio, nell’acqua del
Suo battesimo, attraverso l’evidente presenza in Lui dello Spirito di
Dio, che davvero Lui era quel che diceva d’essere. La gente, infatti,
era sempre stupita di Gesù. Diceva: “Ma com’è possibile che…”. Era
possibile perché davvero era quel che era! Le testimonianze a suo favore
erano concordi, persino le testimonianze dei Suoi avversari che non
potevano negare, se non con malizia, che in Gesù c’era “qualcosa di
speciale”. “Se accettiamo la testimonianza degli uomini, maggiore
è la testimonianza di Dio” (9). |