Perché in 2 Re non si
fa cenno al ravvedimento del re Manasse, menzionato nel racconto
parallelo di 2 Cronache?
Il secondo libro delle Cronache
(33:13-16) ci racconta del ravvedimento e riconsacrazione a Dio del re
Manasse, dopo il suo rilascio dalla prigionia in Babilonia (cfr. v. 11).
Manasse, disperato, implora insistentemente la misericordia del Dio che
aveva odiato e deriso per decenni durante il suo malvagio regno.
Sorprendentemente, il Signore risponde al suo grido e fa in modo che sia
liberato. Secondo i vv. 15 e 16, Manasse “Tolse dalla casa del
SIGNORE gli dèi stranieri e l'idolo, abbatté tutti gli altari che aveva
costruiti sul monte della casa del SIGNORE e a Gerusalemme, e gettò
tutto in una discarica fuori della città. Poi ristabilì l'altare
del SIGNORE secondo la legge di Mosè e vi offrì sopra dei
sacrifici di riconoscenza e di ringraziamento, e ordinò a Giuda che
servisse il SIGNORE, Dio d'Israele”. Manasse termina poi i suoi
giorni in comunione ristabilita con il Signore.
Perché questa conversione finale
di questo re malvagio non viene per nulla menzionata nel racconto di 2
Re 21? I primi nove versetti di questo capitolo descrivono in dettaglio
le peccaminose violazioni dell’Alleanza stabilita da Dio con
Israele,come pure l’influenza deleteria che lui esercitò nella nazione e
che la condusse alla corruzione e caduta spirituale, morale e politica.
I sei versetti seguenti raccontano della severa sentenza di distruzione
totale di Gerusalemme e del regno del Sud proprio a causa della
malvagità senza paralleli di Manasse. Il racconto si chiude (vv. 16-18)
con il riassunto dei crimini e dello sfrenato spargimento di sangue che
afflissero Gerusalemme sotto il suo regno e non fa alcuna menzione di
una sua conversione prima della sua morte e sepoltura.
Sembra un po’ strano che un tale
importante sviluppo, un ravvedimento tardivo di questo re dalla lunga
vita, non trovi riscontro in 2 Re 21. La ragione per questo sembra
risiedere nella diversa prospettiva dell’autore del libro dei Re. Egli
non era tanto interessato al rapporto personale che i leader individuali
avevano con Dio, quanto alla risposta della nazione nel suo insieme alle
sue responsabilità contrattuali. Dal punto di vista dei risultati
durevoli, il regno di Manasse risultò in forte decadenza spirituale per
Giuda, una decadenza così forte che persino le sue riforme personali e
ristabilimento alla comunione con Dio si erano rivelate troppo poche e
troppo tardi, per quanto riguardava l’influenza avuta sulla nazione.
Sotto il suo figlio e successore Amon, il popolo, di fatto, ritorna al
suo stile di vita immorale ed idolatra, proprio come faceva prima che
Manasse tornasse dall’esilio. La maledizione di Dio non viene tolta alla
città, ed il disastro del 587 a. C. cade ugualmente su di essa.
L’autore di Cronache, però, ha
un maggiore interesse nel rapporto personale che ciascun leader
intrattiene con Dio. Vediamo così in 1 Re 15:9-24 come vi sia un
resoconto relativamente più breve del regno di Asa. Esso concentra la
sua attenzione alle manovre di Asa, il quale corrompe il re Ben-Adad di
Damasco affinché attacchi Israele da nord, costringendo il re Baasa ad
abbandonare le fortificazioni in via di costruzione di Rama a Sud. Asa
così ne profitterà più tardi per farle completamente distruggere. Vi
erano però conseguenze sinistre per il futuro. In 2 Cronache 16:7-9,
però, il profeta Banani rimprovera Asa per aver confidato nel re di
Siria anziché in Dio. Hanani rammenta ad Asa del modo meraviglioso in
cui Yahweh era intervenuto affinché fosse sconfitto l’esercito egiziano
ed etiope quando egli si era affidato senza riserve alla fedele
misericordia di Dio (episodio descritto lungamente in 2 Cr. 14:9-15, ma
omesso interamente da 1 Re). Andando ancora indietro nella storia,
troviamo in 2 Cr. 13:2-20 un lungo e dettagliato racconto della vittoria
di Abia, figlio di Rehoboamo, su Geroboamo I. Questo viene completamente
omesso da 1 Re perché non ha poi risultati durevoli per la lotta
politica fra i due regni. Era però importante per il cronista perché
mostra in quale meraviglioso modo Dio liberi coloro che confidano in Lui
in presenza di gravi difficoltà. Possiamo quindi vedere un modello nella
selezione fatta dai due storici. 1 Re si concentra sui risultati
complessivi di ciascun regno, alla luce della fedeltà al patto. Il
Cronista, però, è più interessato a registrare grandi momenti di fede,
anche se poi questi non hanno conseguenze durevoli per la nazione nel
suo insieme. L’omissione di un avvenimento in Re non deve considerarsi
pretesto per mettere in dubbio la storicità di Cronache – non più di
quanto può esserlo l’omissione di un avvenimento in un vangelo
sinottico: questo non giustifica il dubbio gettato sulla sua storicità
quando poi appare in un altro vangelo. |