Salmo 22:23-32 "Egli
non ha disprezzato né sdegnato l'afflizione
dell'afflitto" (v. 25). Nel nostro mondo d'oggi pare non esservi più
posto per l'afflizione e la tristezza. Ci si allontana persino da quelli che
piangono... forse perché ci rammentano troppo i nostri propri problemi. Dio
però ascolta con compassione coloro che hanno il cuore carico del bisogno di
manifestare tutte le loro afflizioni. Dalle
tenebre alla gioia! Dare spazio alla festa. La legge ebraica incoraggiava coloro la cui
preghiera era stata esaudita in seguito ad un voto a non conservare la gioia
per sé stessi, ma a condividerla con i loro servitori ed altre persone bisognose
(i leviti in modo particolare) organizzando una festa. Cibo e testimonianze ne
erano solitamente il contenuto. Ebrei 2:11,12 trova una connessione fra il v.
23 ed il Messia, cioè "colui che non si vergogna a chiamarli
fratelli", e che viene presentato "in mezzo all'assemblea", là
dove si ritrovano gli umili per mangiare e vivere in eterno (v. 26)! Annuncio della croce. La visione del Salmista si estende alle generazioni
future con termini che anticipano il messaggio della Croce, là dove verrà eseguita
la giustizia divina. Avendo iniziato con un grido di disperazione (v. 2),
questo Salmo termina con parole significative che mettono in rilievo che Dio
pure opera e che nulla sfugge al Suo controllo (v. 31). Non si può evitare di
avvicinare questa espressione al grido finale di Gesù sulla croce: "Tutto
è compiuto!". Preghiera. Signore, fa si che io viva il culto comunitario di
quest'oggi come una festa in tuo onore. |