Proverbi 8:22-36

Quando ci diamo la zappa sui piedi…

Nel corso della storia della chiesa cristiana, questo testo è stato fatto oggetto di molte discussioni e polemiche. Si è ritenuto, infatti, che esso ci rivelasse misteri sull’essenza stessa di Dio e, in particolare, sul Figlio di Dio, identificato con la sapienza. L’ortodossia trinitaria lo considera Persona altrettanto eterna con il Padre e con lo Spirito Santo, mentre l’Arianesimo ed alcune organizzazioni religiose devianti moderne, sulla base proprio di questo testo, considerano il Figlio di Dio semplicemente come una creatura, la prima.

Sono questioni indubbiamente complesse. A giudizio dello scrivente, però, queste discussioni teologiche e filosofiche non sono il proposito che si propone il nostro testo e solo ci condurrebbero fuori strada se vogliamo davvero coglierne il significato immediato. Le sue finalità sono, in fondo, semplici e molto pratiche, come pratico è il concetto di sapienza di cui qui si parla che, infatti, è meglio tradurre con saggezza. Il linguaggio qui è figurativo e serve all’autore per farci meglio comprendere quanto per noi sia importante la sapienza, la sapienza di Dio applicata alla nostra vita di tutti i giorni. Essa non è altro che l’intelligenza pratica del “saperci fare”, del “saper vivere” secondo criteri buoni, giusti, costruttivi, morali, efficaci. Questi criteri sono quelli che promuovono l’essere ed il benessere non solo nostro, ma dell’intera società e creazione la quale, per “funzionare” bene, deve essere un meccanismo ben coordinato ed armonioso.

La sapienza “precede” l’opera creativa di Dio allo stesso modo in cui l’intelligenza, l’esperienza, l’abilità, il know-how, guidano la mano dell’artigiano o dell’inventore, a produrre qualcosa che davvero “funziona”, che serva allo scopo per cui è stata intesa e che “non si guasta”, non “si inceppa”…

La stupefacente complessità dell’universo “dal macroscopico al microscopico” testimonia dell’intelligenza e sapienza di Dio tanto che il credente può dire: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno” (Ro. 8:28).

È saggia, quindi, quella persona che desidera conoscere e utilizzare la sapienza di Dio rivelata nel creato e nella Sua Parola. Beato colui o colei che ad essa presta ascolto e vive in armonia con essa perché così troverà la vita e il favore del Signore. Chi disdegna la sapienza di Dio “si dà la zappa sui piedi”. È sommamente stupido ed autolesionista disprezzare la sapienza dell’Architetto dell’universo! Pensare di saperla più lunga di Dio, oltre che ad essere sommamente arrogante e presuntuoso, non potrà che condurci, prima o poi, al fallimento più totale e quindi alla morte!