Nu. 14:20-45
Patti
chiari …amicizia
lunga!
Il Signore risponde all'intercessione di Mosè,
concedendo perdono al popolo. Non sarà
distrutto come aveva minacciato. Questo, però,
non significa che il castigo sarà
revocato. Quelli con più
di vent'anni moriranno nel deserto, portando su di se la maledizione
prevista dal patto su un popolo ribelle. Avevano pure fatto esperienza
della bontà e fedeltà
del Signore, avevano messo alla prova il Signore, ma L'avevano
disprezzato, voltandogli le spalle consapevolmente. Il giudizio
è determinato dal
comportamento del popolo: avranno quello che temono. Un popolo perdonato
deve imparare che pure devono essere affrontate le conseguenze di
ripetuti peccati contro un Dio santo e giusto.
Dio giudica severamente il popolo, e pure dimostra
la Sua misericordia e giustizia verso coloro che hanno confidato in Lui
e Gli si sono sottomessi. Dio si rammenta e premia coloro che di tutto
cuore si confidano in Lui e Lo seguono.
Quando Mosè,
poi, informa il popolo della Parola del Signore, il popolo se ne
rattrista, non però
per la gravità del
peccato, ma per le sue conseguenze. Corre ai rimedi dell'ultimo momento,
ma invano. Quando la porta è
per loro aperta, essi rifiutano d'entrarvi, quand'è
chiusa, cercano di forzarne l'apertura. Sono sordi agli avvertimenti di
Mosè, rifiutano
d'ammettere che stanno trasgredendo la Parola del Signore. Pensano di
poter procedere senza Mosè
e la presenza e la guida del Signore. Sono così
umiliati nella loro follia, sconfitti e fuggono di fronte ai loro
nemici.
Le tragedie che derivano dall'incredulità,
dalla disubbidienza, dalla ribellione e dall'ostinazione sono un duro
ammonimento per tutti. I privilegi di un rapporto fondato su un patto e
le promesse in esso contenute, non possono realizzarsi quando le
responsabilità del
patto sono ignorate o eluse. Agli israeliti
è ora comandato di
ritornare nel deserto, e ci rimarranno per lungo tempo, prima di poter
essere davvero pronti all'ingresso nella terra promessa.
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