Geremia 37:1-21 Fino al punto di non ritornoTrascorrono diversi anni fra gli avvenimenti del capitolo precedente e questo. Nabucodonosor, re di Babilonia sale contro di lui e, catturato, lo porta in catene in Babilonia, saccheggiando il Tempio. Sul trono di Gerusalemme pone brevemente il figlio Ioiachin (Conia) che presto verrà poi detronizzato e portato pure lui in Babilonia. Nabucodonosor, poi, fa diventare re Sedechia, fratello di Ioiachin. Il testo di 2 Cronache ci informa che questi si ribella a Nabucodonosor (benché gli avesse giurato fedeltà). Ben più grave è la sua infrazione verso Dio, infatti: “irrigidì il collo e il suo cuore rifiutando di convertirsi al Signore, Dio d’Israele” (2 Cr. 36:13). La sua ribellione al re di Babilonia è dovuta alla sua speranza di vedere giungere in suo aiuto l’esercito egiziano. Questo sopraggiunge, e per breve tempo i babilonesi si ritirano. Sedechia ha avuto ragione? No, si tratta di una falsa speranza. Gli egiziani se ne andranno e i babilonesi torneranno, riorganizzandosi e rafforzandosi, più furiosi di prima. Gli israeliti si ingannano, i propositi del Signore sono indefettibili e inalterabili. 2 Cronache fa al riguardo un commento impressionante: “Il SIGNORE, Dio dei loro padri, mandò loro a più riprese degli ammonimenti, per mezzo dei suoi messaggeri perché voleva risparmiare il suo popolo e la sua casa; ma quelli si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti, finché l'ira del SIGNORE contro il suo popolo arrivò al punto che non ci fu più rimedio” (2 Cr. 36:15,16). Quando i babilonesi si ritirano, l’uscita di Geremia dalla città viene scambiata come fuga di un traditore e loro complice e viene arrestato, percosso ed imprigionato. Sedechia, però, è in conflitto con sé stesso: non è del tutto sicuro che Geremia abbia torto e lo consulta ancora, ma il responso di Dio non cambia. Forse Sedechia rispetta la persistenza di Geremia e decide così di non tenerlo in segregazione ma di dargli un minimo spazio vitale. Il re capisce che la fine è ormai prossima ed inevitabile. Spera forse che un minimo atto di clemenza possa alleviare la tragicità del suo destino? Anche la pazienza di Dio ha un limite e c’è per Sedechia ed il suo popolo un punto di non ritorno. Dovremmo esserne coscienti anche noi quando, “giocando con il fuoco” finiamo per rimanerne irrimediabilmente bruciati. |