Genesi 7

Uomo avvertito mezzo salvato...

La chiamata di Noè è molto dolce, come quella di un padre affettuoso che chiama i bambini a casa quando diventa buio o sta per scoppiare una tempesta. Noè non entra nell’arca se non quando gli viene comandato di farlo, sebbene sapesse che era il suo luogo di rifugio. E’ fonte di grande conforto vedere Dio precederci in ogni passo che facciamo. Noè aveva faticato molto per costruire l’arca ed ora essa gli salva la vita. Ciò che facciamo in ubbidienza ai comandamenti di Dio, e nella fede, prima o poi sappiamo che sarà il nostro conforto. Questa chiamata di Noè ci rammenta l’annuncio che l’Evangelo fa a peccatori come noi. Cristo è l’arca in cui solo potremo essere al sicuro quando la morte ed il giudizio si avvicinano. La Parola, i Suoi ministri, lo Spirito dicono: "Venite nell’arca". Noè fu reputato giusto non per la sua propria giustizia, ma come erede della giustizia che si ha per fede. Egli credette alla rivelazione di un Salvatore, e da Lui solo aveva cercato e si era atteso salvezza. Così venne giustificato per fede e ricevette lo Spirito il cui frutto è la bontà. Se però qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non Gli appartiene.

Iddio li fa avvertire su quando verrà il diluvio, ma i più non se ne danno pena. Minimizzano la cosa, affermano di avere tutto il tempo. Il tempo però passa veloce e il giudizio di Dio li sorprende tanto che ora non possono più rimediare alla situazione. Eppure Iddio, nella Sua bontà, aveva dato loro tutto il tempo e la possibilità di ravvedersi. Non ne hanno però stupidamente colta l’occasione. Il loro cuore è duro ed insensibile. Noè e la sua famiglia, fra la derisione generale, però, si danno da fare e, prendendo Dio in parola, prendono le misure necessarie alla loro salvezza. Credono agli avvertimenti di Dio quando ancora non ci sono "le evidenze" che quanto Egli ha minacciato effettivamente avverrà. La fede nella chiara Parola di Dio viene premiata, l’incredulità viene condannata. Senza dubbio una lezione importante anche per noi.