Genesi 26:1-16

L'immeritata benedizione di Dio: vv.1-6

Davanti alla prospettiva della dura prova di una carestia mentre pensava in cuore suo al da farsi, Isacco ricevette una bellissima conferma della sovranità di Dio su la sua vita. Ordinandogli di rimanere dov'era, Dio confermò a lui la grandiosa benedizione di suo padre. Abrahamo, suo padre, era rimasto fedele alla chiamata di Dio, ed ora lui, Isacco, suo figlio, poteva entrare nella pienezza del compimento di ciò che Dio stava realizzando.

La tentazione di proteggere le benedizioni di Dio: vv.7-11

La tentazione è sempre di credere che la benedizione di Dio ha bisogno del nostro aiuto per realizzare il proprio compimento. Come suo padre Abrahamo (allora in Egitto) anche Isacco cercò di aggiustare la situazione di apparente rischio per sua moglie dicendole di "diluire-un-pochino-la verità" (Perché in fondo, in fondo, Rebecca era una sua parente). Il prosieguo del testo rivela come una simile operazione sia stata tanto inutile quanto rischiosa. Dio sa proteggere i Suoi, e le Sue promesse non hanno bisogno di protezioni nostre!

L'amministrazione delle benedizioni di Dio è una responsabilità

non sempre di facile gestione: vv.12-16

Se, da un lato non possiamo "aiutare" le benedizioni di Dio, abbiamo pur sempre una responsabilità nella loro gestione. Non arrivano senza problemi come su un piatto d'oro. La grande ricchezza accompagnava la realizzazione del disegno di Dio per Isacco comportava anche dei disagi, ed in questo brano ci viene indicato che spesso il rifiuto da parte degli uomini può accompagnare tanta bontà da parte di Dio.


Genesi 26:1-16

Una costante opposizione, ma…

Al sopraggiungere di una nuova carestia, Isacco, alla guida del suo popolo, vorrebbe emigrare in Egitto per cercarvi migliori condizioni di vita. Si tratta però di una tentazione ed una prova di fede. Iddio ha promesso sicurezza e benedizione in Palestina: non è necessario andare altrove: la situazione cambierà. Le promesse di Dio gli vengono riconfermate ed Isacco fedelmente vi rimane. Le prove, però, non sono finite. Isacco ripete l’errore che un tempo aveva fatto pure suo padre: mente per paura e, a Gherar, presenta sua moglie come sua sorella: la cosa verrà scoperta. Se la fedeltà di Isacco è tentennante, non così è quella di Dio, il quale lo benedirà abbondantemente e gli darà grande prosperità. Nel contempo cresce pure l’invidia dei Filistei che, ostruendo i pozzi scavati da suo padre, vorrebbero rendergli la vita impossibile e "lo invitano" esplicitamente ad andarsene.

Insomma: insorgono ripetutamente difficoltà di ogni tipo che vorrebbero ostacolare i propositi di Dio in favore dei Suoi eletti e la loro opera. La cosa, per altro, è "normale". In questo mondo, forze di ogni tipo, ostili a Dio, vorrebbero intimidire i figlioli di Dio frustrando i loro propositi, ostacolando la loro opera, e cercando di farli ricadere nell’infedeltà e nell’incredulità, vanificando così le loro iniziative. Essi però devono resistere, fissando il loro sguardo nell’indefettibilità e certezza delle promesse di Dio che non solo non verranno mai meno, ma che svergogneranno, a suo tempo, ogni avversario, nonostante la sua arroganza e impudenza.

La vicenda di Isacco illustra molto bene la condizione in cui si viene a trovare anche oggi il popolo di Dio, che, pur vivendo in un ambiente ostile, non se ne deve lasciare né intimidire né confondere.

 

Sezione biblica - Brevi commenti all'Antico Testamento - _