In questo episodio Abramo manifesta fede
ubbidiente rischiando in guerra per liberare suo nipote. È l'unica azione militare che
mai Abramo intraprenda. Essa però non è promossa da avidità ed ambizione, ma solo per
solidarietà, non per arricchire sé stesso, ma per aiutare un amico. La sua vittoria è
sorprendente, dato che l'aggressiva confederazione di cinque re aveva appena conquistato
molte città cananee ed una confederazione di cinque re del Mar Morto.
Notate come Abramo consideri Lot "suo fratello". Rammentarsi
del rapporto esistente fra di loro, sia per natura che per grazia, gli fa dimenticare le
dispute che avevano fra di loro. Questo mette in evidenza come noi pure si debba essere
pronti, ogni qual volta ci è possibile, a soccorrere e sollevare coloro che si trovano in
distretta. Inoltre, sebbene altri possano avere mancato nei nostri confronti, questo non
giustifica che noi si debba fare altrettanto verso di loro. Qualcuno ha detto che è più
facile perdonare ai nostri nemici che ai nostri amici. Noi però siamo obbligato a
perdonare entrambi. Notate infine come Abramo liberi, oltre a Lot, pure il resto dei
prigionieri, sebbene gli siano estranei e non avesse verso di loro alcun obbligo. Quando
ne abbiamo l'opportunità è nostro cristiano dovere far del bene a tutti indistintamente.
Abramo l'Ebreo. Si tratta forse di una identificazione etnica
che designa Abramo come discendente di Eber. Alcuni però credono che il termine derivi da
Habiru, un termine dispregiativo usato per designare una classe sociale ampiamente
dispersa di semi-nomadi dell'antico Vicino Oriente nel secondo millennio a. C.