La separazione di Lot da Abramo lo priva
delle benedizioni del Patto. Lot volta le spalle a suo zio ed ignora i pericoli di Sodoma.
Però, "anche se questi pensava di vivere in un paradiso, egli era già affondato
quasi in un inferno" (G. Calvino, Commentario a Ge. 13:10). A differenza di Lot, Abramo aveva confidato in Dio, e per fede eredita "tutto il paese
per
sempre" (15).
Qui Lot e Abramo vengono messi a confronto e in contrasto: entrambi
alzano gli occhi e guardano intorno a sé (10,14), ad entrambi viene offerta la terra (9,
15-17), e si recano nel territorio loro destinato (11,12,18). Lot, però, sceglie solo
sulla base di quel che vede. Riesce a sfuggire due volte solo per grazia ad un tragico
destino (14:12,16; 19:1-29), mentre Abramo, per fede, che "guarda sempre oltre",
sarà reso ricco per sempre.
È interessante come Abramo si senta libero di essere generoso con Lot
(cfr. 14:19,20): egli ha fiducia nella sovranità di Dio. La sua generosità prefigura
quella di Israele verso Moab e Ammon, discendenti di Lot (De. 2:8-19). Dio si compiace
grandemente della generosità e dello spirito di pace (Le. 19:18; Sl. 133; Mt. 5:43-48;
Gm. 3:17,18).
La pianura del Giordano era "come il giardino dell'Eterno"
(10). L'ambiente dove si vive non è causa del peccato, ma lo è la depravazione umana. Il
peccato sorge nell'ambiente idilliaco dell'Eden, ed ora il peccato abbonda in questo ricco
territorio (13; 18:16-19:29).
Tutto il paese (15). Le promesse territoriali vengono realizzate
diverse volte, ma mai compiute appieno. Dio adempie a questa promessa con Giosuè, ma non
completamente. Di più con Davide e Salomone, ma ancora non completamente. La vita di
Israele nella terra promessa prefigura la vita del nuovo Israele in Cristo. Entrambi sono
un dono, sono ricevuti per fede. In modo unico essi possiedono la beata presenza, vita, e
riposo di Dio, come pure richiedono fede perseverante. Le promesse della terra saranno per
sempre compiute però, solo nel Nuovo Cielo e nella Nuova Terra (Eb. 11:39,40; Ap.
21:1-22:6).