Giudici 18:14-31

Gott mit uns?

In questa seconda parte del capitolo 18 troviamo i Daniti che rubano a Mica i suoi idoli (14-26), quanto facilmente conquistalo Lais profittando di quanto pacifica ed indifesa fosse quella gente (27-29) e di come subito erigano nel territorio conquistato l’immagine scolpita dell’idolo (30,31).

Sacralizzare le proprie imprese per giustificarle sembra essere pratica molto comune fra gli uomini. Furto, prevaricazione, ricatto, omicidio, avidità: il tutto "benedetto" da un idolo e in mancanza di leggi e di autorità per far rispettare il diritto! In quanti modi si riesce a giustificare il proprio malfare, a far credere che qualche sorta di "nume tutelare" ci garantisca la buona fortuna nelle nostre aspirazioni! C’è chi spera sempre nell’impunità perché si immagina "baciato dalla fortuna", oppure "troppo furbo per essere preso". I nodi però verranno sempre al pettine, ed anche i Daniti dovranno soccombere, per la stessa legge del più forte, in cui avevano creduto, per mano di nuovi "conquistatori", "...fino al giorno in cui gli abitanti del paese furono deportati" (30).

In ogni caso la posterità di Jonathan continuò a servire come sacerdoti per questa famiglia danita stabilita a Lais. Queste immagini continuarono ad essere onorate fino al tempo di Samuele, "per tutto il tempo che la casa di Dio rimase a Silo" (31), ed è probabile che nel suo tempo fossero stati presi provvedimenti per sopprimere ed abolire questa idolatria. Notate come sia pericoloso tollerare un’infezione, perché i mali spirituali non si possono curare tanto presto quanto essi si prendono.

 

Sezione biblica - Brevi commenti all'Antico Testamento - _