Giudici 16:1-17

Non è tanto questione di capelli...

Il nome "Sansone" significa "piccolo sole": abbiamo visto questo sole sorgere luminoso, e prendiamo per scontato che "a mezzogiorno" quando fu giudice di Israele per 20 anni, egli si rese proporzionalmente eminente, ma questo capitolo ci racconta della sua "sera", per molti versi non all’altezza del "giorno" trascorso. Questo "piccolo sole" viene oscurato da nere nubi, ciononostante qui e là fa breccia qualche potente e luminoso raggio: vincendo attraverso la sua morte ce lo rende persino una tipologia di Cristo.

Nel testo di oggi troviamo una grande debolezza di Sansone: le donne...

1. Sansone si mette in grave pericolo frequentando una prostituta, sfuggendone a mala pena (1-3).

2. Sansone quasi si rovina per la familiarità che ha con Dalila, donna di discutibile reputazione e certamente grande "patriota" filistea...

Sansone viene così tradito da chi farebbe meglio a non fidarsene e a quest’ultima rivela persino il suo "segreto". La frase chiave di questo testo è: "Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un Nazireo a Dio, dal seno di mia madre". Il segreto della forza di Sansone non sta tanto nei suoi capelli, ma nel fatto che sia consacrato particolarmente al Signore fin dalla sua nascita. Era questo che doveva determinare la sua vita: la fedeltà ad un patto stabilito con Dio. Quando Sansone se ne mostra infedele, quando il suo cuore viene rivolto ad altri, allora "la sua forza lo lascia", il Signore "si ritira" da lui (16:20).

I propositi del Signore si realizzano in ogni caso, ma la presenza e l’assistenza personale del Signore a chi Gli dovrebbe essere consacrato, non è da prendersi per scontata né è garantita sempre. E’ illustrazione della vicenda complessiva del popolo di Dio che vale ancora oggi.

II.

Contraddizioni

Anche gli eroi della fede (Eb. 11:32) hanno le loro debolezze, Sansone compreso. La sua erano …le donne. Sansone pensava di essere in grado con la sua forza di padroneggiare qualsiasi situazione e quindi anche se si fosse concesso qualche discutibile “svago”, anche se si fosse permesso qualche “scappatella” con chi non condivideva la sua identità di fede (cosa molto rischiosa) come Dalila, e della quale si era invaghito, in caso di problemi egli ne sarebbe certamente uscito, o no?

Il cuore di Sansone era indubbiamente con Dio e quindi c’era una contraddizione di fondo nel suo comportamento. Dalila lo rileva prontamente quando ad un certo punto osserva: “Come fai a dirmi: "Ti amo", mentre il tuo cuore non è con me?” (Gc. 16:15). Sansone, infatti, non avrebbe potuto condividere pienamente tutto sé stesso (come avrebbe dovuto in condizioni normali) con una che di fatto era straniera alla sua identità di figliolo di Dio. Di una così (per quando grande sia l’amore che lo lega a lei), non ci si può completamente fidare. Di fatto Sansone cede alle pressioni, insistenze e seduzioni della donna e le apre “tutto il suo cuore”: fatale errore. Dalila lo tradisce perché anche il cuore di Dalila non è tutto per Sansone. Non si sente in dovere di stare dalla parte del popolo di Dio. Dalila sta dalla parte dei Filistei (e ama il denaro, 18!) e quando lui le rivela il suo segreto, quello d’essere consacrato a Dio allora la contraddizione esplode. Per una figliola di questo mondo la consacrazione a Dio del suo compagno è fondamentalmente intollerabile, per quanto amore ci possa essere fra i due. Dalila avrebbe ben potuto dire: “Se mi ami e vuoi stare con me devi passare dalla parte dei Filistei”. Anche però Sansone avrebbe potuto dire: “Se mi ami e vuoi stare con me devi passare dalla parte del popolo di Dio”. Potrà dispiacere, ma qui non c’è compromesso possibile. Dalila non era una prostituta, ma vale il principio apostolico: "Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo per farne membra di una prostituta? No di certo! Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei? «Poiché», Dio dice, «i due diventeranno una sola carne»” (1 Co. 6:15,16). Può anche succedere che una straniera come nel caso di Ruth (o di Raab) accetti di far parte del popolo di Dio:  “Non pregarmi di lasciarti, per andarmene via da te; perché dove andrai tu, andrò anch'io; e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio” (Ru. 1:16). Questo però non era stato il caso di Dalila, difatti dopo il “fattaccio” esce di scena senza rimorsi.


Sezione biblica - Brevi commenti all'Antico Testamento - _