Es. 27:1-21
Provvidenziale funzionalità
Iddio aveva inteso che il
Tabernacolo manifestasse la Sua presenza in mezzo al Suo popolo. Il
popolo avrebbe poi dovuto manifestare a Lui la sua devozione non nel
tabernacolo stesso (nel quale potevano entrare solo i sacerdoti
consacrati), ma nel cortile davanti al Tabernacolo. Là vi doveva essere
un altare (costruito esattamente secondo le istruzioni date da Dio),
dove essi avrebbero dovuto portare le loro offerte e sacrifici. Questo
altare di rame era prefigurazione di Cristo, il quale muore per fare
l’espiazione dei nostri peccati. Ai corni di questo altare poveri
peccatori avrebbero potuto poi aggrapparsi per trovarvi immunità quando
la giustizia li avrebbe perseguiti, e lì sarebbero stati al sicuro in
virtù del sacrificio ivi offerto. La Legge di Dio ci accusa e
giustamente ci condanna: è solo presso Cristo che noi possiamo trovare
grazia.
Il cortile era il luogo dove il
popolo avrebbe elevato a Dio le sue preghiere. Grazie a Dio, ora, nel
tempo dell’Evangelo, quest’enclave è stata – per così dire –
smantellata. La volontà di Dio è ora questa: “Voglio dunque che gli
uomini preghino in ogni luogo, alzando le mani pure, senza ira e
dispute” (2 Ti. 2:8). E’ la Sua promessa della quale con gioia
dobbiamo avvalerci.
Viene poi dato ordine di tenere le
lampade del Tabernacolo costantemente accese. Ogni lampada doveva avere
una fiammella che bruciava olio e brillava. Candelabri senza candele
accese sono come pozzi senz’acqua e come nuvole senza pioggia.
Era compito del popolo provvedervi l’olio. Inoltre i sacerdoti dovevano
accendere le lampade e prendersene cura. E’ compito dunque dei ministri,
tramite la predicazione e l’esposizione delle Scritture (che sono come
lampade), illuminare la Chiesa, Tabernacolo di Dio sulla terra.
“Studiati di presentare te stesso approvato davanti a Dio, operaio che
non ha da vergognarsi, che esponga rettamente la parola della verità”
(2 Ti. 2:15).
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