1 Samuele 4:12-22

Tragiche notizie, ma perché?

L'arca dell'alleanza era, per Israele, un simbolo prezioso, perché suggellava la presenza di Dio nel loro mezzo. La suggellava, ma non la garantiva automaticamente, come s'illudevano coloro che avevano ritenuto che la sua presenza in battaglia avesse fatto loro conseguire vittoria sui Filistei. Difatti, dopo un primo momento di perplessità, i Filistei non se ne lasciano impressionare e ancora una volta sconfiggono gli Israeliti. Un messaggero giunge così a Silo per portare la brutta notizia. La sua stessa apparenza sottolinea la tragicità del momento. Da quando l'arca era stata portata via da Silo, il sacerdote Eli, giudice di Israele da 40 anni, era rimasto seduto con grande apprensione, alla porta della città, in attesa di notizie. E' cieco e pesante. Il messaggero non si avvede di lui. Porta la notizia in città e lascia tutti affranti e disperati. Udendo il tumulto, Eli si informa di ciò che sta accadendo e la notizia della disfatta e della perdita dell'arca gli fa così forte impressione che la cosa gli spezza il cuore. Cade a terra, batte la testa e muore. La stessa notizia, insieme a quella della morte del suocero e del marito ha un tale impatto emotivo anche sulla moglie di Fineas partorisce prematuramente e muore. Non riesce a compensare il suo dolore nemmeno la notizia che ha dato alla luce un maschio. Il nome stesso che verrà imposto a quel bambino, Icabod, sottolineerà il sentimento di Israele che Dio lo abbia definitivamente abbandonato.

Il sentimento che Dio abbia abbandonato Israele è più tragico di quanto si possa pensare, perché era ben consapevole che la sua stessa identità nazionale, ragion d'essere e vita come nazione, dipendeva proprio da questa presenza. Dio era tutto per Israele: che sarebbero stati senza di Lui? Nulla. Il timore era quello della loro distruzione come popolo, il loro sbandamento, e magari la schiavitù (di triste memoria). Sicuramente avrebbe ora ben riflettuto su sé stesso e avrebbe fatto un esame di coscienza, o no?

La "delusione" per la mancanza di quelle benedizioni che riteniamo "garantite" e "a buon mercato", quale reazione suscitano in noi? Ci riteniamo "offesi" e "traditi" da Dio e "ci rifacciamo" su di Lui "privandolo" della nostra fede e del nostro servizio... decidendo di escluderlo ancor più dalla nostra vita, oppure ci fa riflettere sul fatto che il problema "potrebbe" risiedere in noi? Quest'ultima cosa è più probabile... L'esame di coscienza ed il ravvedimento sarebbe così l'unica nostra giusta risposta a queste tragiche notizie.

 

Sezione biblica - Brevi commenti all'Antico Testamento - _