http://www.ilcristiano.it/2001/gen01/diodati.htm

La prima traduzione dai testi originali


LA BIBBIA DIODATI:
L'AMORE DI UN ESULE
PER LA SUA PATRIA

     
     
La traduzione della Bibbia da parte di Giovanni Diodati costituisce una tappa fondamentale nella storia della Chiesa e della testimonianza della salvezza in Italia. In una conferenza, tenuta a Perugia in occasione della Mostra della Bibbia, sono stati delineati alcuni aspetti di questo lavoro.

  
La Diodati e le "Rivedute"     
      Nel contesto di una Mostra della Bibbia in Italia è d'obbligo parlare della Bibbia Diodati, di quella che è stata, per la sua diffusione, la prima importante traduzione della Bibbia nella nostra lingua e che è tuttora riconosciuta, anche in ambito cattolico, come la migliore e la più fedele traduzione mai realizzata in italiano avendo come riferimento i testi originali.
     
      Apro una necessaria parentesi per ricordare che anche la versione che normalmente utilizziamo oggi, nelle realtà del mondo evangelico e protestante, altro non è che una traduzione Diodati "riveduta", cioè aggiornata nella lingua per renderla più scorrevole e comprensibile nel nostro tempo.
      La Bibbia in uso per anni nell'ambiente evangelico e indicata come "la Luzzi" era in realtà una Diodati riveduta: l'equivoco è sorto perché, quando un comitato di esperti completò il lavoro di revisione della Diodati nel 1925, il regime fascista impose per consentirne la stampa che vi fosse indicato un responsabile e il comitato di revisione indicò il nome di Giovanni Luzzi.
      Anche le più recenti versioni pubblicate in Italia (la Nuova Diodati, edita da "La Buona Novella" e la Nuova Riveduta edita da "La Casa della Bibbia") sono quindi delle Diodati "rivedute".
      Per comprendere il valore di quanto dirò fra poco, è bene spendere solo qualche momento per dare alcune note biografiche sulla vita del Diodati (a tutti raccomando, per una più ampia conoscenza, la bella biografia di Emidio Campi nell'introduzione alla Diodati edita nel 1999 da Mondadori per la prestigiosa collana "I Meridiani").
     
     
Nato in esilio
     
      Giovanni Diodati nacque a Ginevra presumibilmente il 1deg. giugno del 1576, terzogenito dei dieci figli che Carlo Diodati ebbe in seconde nozze da Maria Mei. E qui apprendiamo un primo dato che ha la sua importanza al fine del nostro tema di stasera: Diodati non è nato in Italia e, se si eccettua un breve viaggio a Venezia, non ha mai messo piede nella sua Patria d'origine. Nonostante ciò per tutta la vita egli amò definirsi "di nazion lucchese".
      La famiglia Diodati era infatti una delle 60 famiglie lucchesi che, a partire dal 1555, aveva scelto di rifugiarsi nella città di Calvino per poter vivere liberamente la propria fede (libertà impossibile nell'Italia dell'Inquisizione e della Controriforma).
      Il padre, Carlo Diodati, era un commerciante di stoffe, soprattutto di seta e di lana, che, in consorzio con gli altri esuli lucchesi, non tardò a creare un commercio che gli permise di vivere nell'agiatezza se non proprio nella ricchezza, nonostante la sua condizione di esiliato o, come diremmo oggi, di profugo.
      Diodati ebbe sempre una grande ammirazione per il padre, soprattutto per il coraggio con il quale aveva affrontato le incognite dell'esilio pur di conservare intatta la propria fede cristiana ed evangelica e di poter realizzare serenamente il suo desiderio di leggere la Bibbia (lettura che, negli Stati italiani succubi dello Stato della Chiesa, non solo era proibita, ma poteva essere causa di incarcerazione e di condanna a morte).
     
      L'agiatezza della famiglia e l'incoraggiamento del padre gli permisero di intraprendere giovanissimo gli studi classici: già a sedici anni iniziò il suo lavoro di traduzione della Bibbia ed a venti, concluso l'iter accademico a Ginevra, iniziò un viaggio di specializzazione attraverso le università europee del tempo. Ma a 21 anni, mentre stava frequentando un corso di perfezionamento in ebraico e in greco presso l'Università francese di Montpellier, fu urgentemente richiamato a Ginevra dove dall'Università gli venne offerta la cattedra di lingua ebraica.
      All'età di 21 anni (è bene sottolinearlo!) scriveva e parlava già correntemente in greco, ebraico, italiano e francese.
     
      Nel 1607 all'età di 31 anni diede alla stampa, attraverso l'editore ginevrino Pierre Chovet, la sua traduzione della Bibbia sui testi originali; successivamente continuò il suo lavoro di ricerca per migliorare lo stile e per rendere ancora più fedele il testo e nel 1641, ormai maturo e prossimo alla pensione (a 65 anni) diede alle stampe una seconda edizione che ebbe una larga diffusione e che fu da subito conosciuta con il nome di "DIODATINA".
     
      È opportuno ricordare che le uniche traduzioni esistenti fino ad allora in lingua italiana erano state quelle del Malermi (1471) e del Brucioli (1532), pubblicate a Venezia, e quella di un anonimo pubblicata nel 1562 e chiamata "Bibbia di Ginevra".
      Questa mancanza di traduzioni era ovviamente dovuta al divieto imposto dalla chiesa cattolica di diffondere la Bibbia in una lingua compresa dal popolo.
      Il permesso di tradurre la Bibbia in italiano arriverà soltanto nel 1757 con papa Benedetto XIV, ma solo nell'aprile del 1778, con l'autorizzazione di Pio VI, fu pubblicata la prima traduzione cattolica in italiano, quella dell'arcivescovo di Firenze Antonio Martini, fatta però dalla Vulgata di Gerolamo e non dai testi originali.
     
      Come riconosciuto anche attraverso la recente pubblicazione nella collana classica dei Meridiani Mondadori, "la Diodatina rappresenta quanto di meglio vi sia stato nella produzione letteraria in lingua italiana fra il Cinquecento e l'Ottocento". Per anni la Diodatina è stata un classico mancato, ora è finalmente un classico riconosciuto.
     
     
Le "radici" della Diodatina
     
      Ma la Diodatina non ha soltanto un valore culturale e letterario, essa ha soprattutto un valore morale e spirituale, valore di cui è possibile accertarsi, conoscendo le sue radici ed i suoi frutti.
      Cominciamo, quindi, con il considerare LE RADICI della Diodatina.
     
      1. Prima di tutto è importante ricordare che la Diodatina è il dono che un esule ha fatto alla Patria, a quella Patria che, prima ancora della nascita, aveva cacciato la sua propria famiglia. E si trattava, lo ripetiamo, di un esilio provocato non da problemi economici o di sopravvivenza (tanto per intenderci: non da quei problemi che provocano ai nostri giorni continue ondate di profughi), ma soltanto da problemi provocati dall'impossibilità di poter vivere liberamente la propria fede evangelica: libertà impedita da quella stessa Chiesa che continua ancora oggi (vedi il documento "Dominus Jesus" del card. Ratzinger!) a presentarsi come unica depositaria della verità e della salvezza e ad ingabbiare la potenza della Parola di Dio, con un'arroganza ed una presunzione che, al di là del giudizio della storia, la porteranno davanti al giusto giudizio di Dio!
      Giovanni Diodati è l'esule che ripaga l'ingratitudine della sua Patria con il più bello dei doni: la Parola di Dio!
      La prima Bibbia italiana è nata dunque in esilio! E non poteva essere diversamente considerando, come abbiamo visto, qual era la situazione politica e religiosa in Italia!
      È bello quindi ricordare che la Diodatina è nata da un ATTO DI AMORE: l'amore di un profugo per la sua terra mai conosciuta.
      Diodati non è mai venuto in Italia, ma vi è venuto solo attraverso il dono della Parola, una Parola che il suo lavoro ha reso leggibile e comprensibile.
     
      2. Come abbiamo già visto, la Diodatina è inoltre nata dal lavoro di un grande talento: a 21 anni Giovanni Diodati era già insegnante universitario di ebraico.
      Questa traduzione è l'opera di un cristiano impegnato o, come diremmo nel linguaggio comune, di un cristiano militante; di conseguenza è l'opera nata da una triplice visione:
     
      a) Diodati aveva vissuto UNA CHIARA CHIAMATA DA PARTE DI DIO a tradurre la Bibbia in italiano.
      Era cosciente quindi di svolgere il lavoro che il Signore richiedeva da lui. Aveva ben compreso che il più grande bisogno degli italiani era rappresentato, in quel tempo come ancora oggi, dalla possibilità di potersi confrontare personalmente e responsabilmente, senza mediazioni ecclesiastiche, con la Parola di Dio e che questo bisogno avrebbe potuto trovare piena soddisfazione soltanto quando gli italiani avessero avuto la possibilità di leggere la Bibbia nella loro lingua.
     
      b) Diodati aveva riconosciuto che DIO GLI AVEVA DATO I DONI, necessari per svolgere questo servizio.
      Era quindi consapevole che, se non avesse tradotto la Bibbia, avrebbe sprecato i talenti ricevuti da Dio. Come i servi fedeli della nota parabola di Gesù, egli s'impegnò quindi a far fruttare quello che Dio gli aveva donato.
     
      c) In terzo luogo, oltre ad avere una chiara coscienza vocazionale e un'altrettanto chiara consapevolezza dei doni ricevuti da Dio, Diodati si proponeva UNA PRECISA FINALITÁ MISSIONARIA: "Ho tradotto la Bibbia per aprire agli italiani la porta della scienza celeste".
      Ecco la certezza ferma che animò Diodati nel suo lavoro: "la scienza celeste", cioè la conoscenza di Dio e del suo progetto di salvezza per l'uomo non viene dall'ascolto di massa degli insegnamenti di una chiesa, ma dall'ascolto, personale, intimo, della Bibbia, la Parola di Dio!
     
      3. La Diodatina è la traduzione di un cristiano, nato, vissuto e formatosi in un ambiente riformato, e in particolare in un ambiente calvinista che gli aveva trasmesso il rigore e la fedeltà come elementi essenziali di ogni impegno e di ogni servizio.
      La fedeltà ai testi originali è stata quindi la preoccupazione principale di Diodati nel portare avanti il suo lavoro.
      La scrupolosità con la quale preparò la seconda edizione del 1641 della Diodatina, dopo la prima del 1607, ne è testimonianza concreta.
     
     
I frutti della "Diodatina"
     
      Quali sono stati I FRUTTI o le conseguenze del suo lavoro?
     
      1. La traduzione di Giovanni Diodati è indubbiamente UN SEGNO DI GRAZIA da parte di Dio verso l'Italia.
      "Dio ha parlato", ma con quale linguaggio?
      La Diodatina è un segno della Grazia di Dio perché la sua Parola diventa comprensibile; il suo progetto di salvezza e di grazia può essere finalmente ascoltato, compreso, creduto!
      Infatti perché l'ascolto avvenga è necessario lo stabilirsi della comunicazione e la comunicazione avviene proprio attraverso il linguaggio. Grazie a Diodati, dal Seicento in poi, gli italiani hanno avuto finalmente la possibilità di ascoltare la Parola di Dio nella loro lingua.
     
      2. La traduzione del Diodati ha acquisito nel tempo un considerevole VALORE CULTURALE. Non sono pochi infatti gli italiani che devono la loro elevazione culturale, soprattutto sul piano linguistico, al loro desiderio di conoscere la Parola di Dio. Ci sono state persone che, davanti alla possibilità di poter ascoltare in modo personale, diretto e non mediato la voce del Signore, sono state incoraggiate ad abbandonare il loro analfabetismo. Ho personalmente conosciuto, nella mia infanzia, una anziana contadina che, non accontentandosi dell'unica volta alla settimana in cui un fratello della sua comunità evangelica poteva visitarla per leggere per lei la Bibbia, ha imparato a leggere, praticamente da sola ed usando come "alfabetiere" la Diodatina.
      Altre persone hanno superato i limiti posti dal loro sapersi esprimere solo in dialetto, leggendo in italiano la Bibbia. Alcuni anni fa mi trovavo in vacanza a Pesaro; la domenica mattina dopo il culto di adorazione nella locale chiesa evangelica venne, a salutarmi e a ringraziarmi per il messaggio che il Signore mi aveva affidato in quella occasione, il prof. Caponetto, insegnante emerito di Storia presso l'Università di Firenze. Era anche lui lì, come faceva ogni anno, in vacanza. "Voglio confessarti una mia profonda emozione; - mi disse - vedi questi uomini anziani che stamani hanno pregato per lodare il Signore, parlando un italiano perfetto perfino nella sintassi? Ebbene, io li ho conosciuti tanti anni fa al momento della loro conversione a Cristo: erano contadini, artigiani, operai, assolutamente incapaci di esprimersi in italiano. La loro cultura è nata ad una scuola particolare, quella costituita dalla lettura e dall'ascolto della Bibbia Diodati!"
      Non è certo il caso di aprire qui una polemica ormai fine a sé stessa, ma, per ricevere una preziosa lezione dalla storia, è opportuno interrogarsi per chiedersi come mai la piaga dell'analfabetismo sia rimasta estesa per secoli in Europa soprattutto nei Paesi cattolici.
      Quando verso la metà del secolo scorso il movimento dei Fratelli cominciò a vivere um impegno di servizio in Italia, due furono gli obiettivi della sua strategia missionaria: diffondere la Bibbia ed aprire scuole per insegnare a leggerla! Ed è forse bene ricordare che la struttura dei programmi delle scuole occidentali, comprese quelle italiane, si fonda ancora oggi sulle intuizioni e sulla visione di Giovanni Comenio, un pedagogista boemo e riformato che indicava la Bibbia come il più importante libro di testo.
     
      3. Infine il più grande dei frutti: con la Diodatina la storia della salvezza è liberata dall'ostacolo linguistico ed acquista un VALORE che potremmo definire ESISTENZIALE, perché condiziona la vita, l'esistenza stessa di quegli italiani che, leggendola, possono conoscere Dio ed i suoi progetti a loro riguardo.
      La storia di Dio, attraverso l'ascolto comprensibile della sua Parola, può entrare nella storia della nostra vita per rinnovarla, per trasformarla, per indirizzarla verso mète nuove e per darle principi nuovi: nel linguaggio, nei pensieri, nei sentimenti, nelle azioni.
      In proposito ho portato questa sera, qui, con me una versione della Diodatina che mi è particolarmente cara, perché costituisce l'unica eredità che io abbia mai ricevuto nella mia vita. L'eredità lasciatami da una anziana credente della piccola comunità evangelica di Anghiari, nella quale sono spiritualmente nato e cresciuto. Fui chiamato, dodicenne, al capezzale di questa donna morente. Con un filo di voce mi disse: "Paolo voglio lasciare a te il mio tesoro più prezioso!". Alzò a fatica il lenzuolo e ne tirò fuori la sua Bibbia che mise con amore fra le mie mani. Per quella cara donna la Bibbia aveva rappresentato il tesoro più prezioso ed aveva deciso di ricordarmelo in punto di morte, in modo che questa sua testimonianza giungesse alla mia vita come la più profonda delle lezioni. E, in occasione della morte di mia madre, fu ancora la Diodatina a testimoniarmi di nuovo in quale modo straordinario la Parola di Dio può condizionare l'esistenza di una persona, perché è la Parola "vivente" che dà all'uomo la gioia di godere la presenza di Dio anche nelle circostanze più drammatiche della vita. Ricordo ancora quei momenti che ho ricordato più volte e sempre con grande commozione: mia madre in coma, mia madre che non aveva più aperto gli occhi né pronunciato alcuna parola ormai da tre ore, mia madre che da anni leggeva la Bibbia Diodati nella sua versione riveduta... all'improvviso aprì gli occhi guardando verso il cielo; e noi familiari, così come i medici presenti, la sentimmo recitare con voce debole ma chiara il Salmo 23 nella versione Diodatina, quella della prima Bibbia che aveva letto e conosciuto sessant'anni prima, al momento della sua conversione a Cristo:
      "Il Signore è il mio Pastore; nulla mi mancherà. Egli mi fa giacere in paschi erbosi, mi guida lungo le acque chete. Egli mi ristora l'anima; egli mi conduce per li sentieri di giustizia, per amor del suo nome. Avvegnaché io camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei male alcuno; perciocché tu sei meco; la tua bacchetta e la tua verga mi consolano. Tu apparecchi davanti a me la mensa, al cospetto de' miei nemici; tu ungi il mio capo con olio; la mia coppa trabocca. Per certo, beni e benignità mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita; ed io abiterò nella Casa del Signore per lunghi giorni".
     
      Ringraziamo dunque il Signore per il dono della vita e del servizio di Giovanni Diodati e per la sua Parola che, attraverso di lui, è giunta a noi nella nostra lingua, in modo comprensibile.
      "Ho tradotto la Bibbia per aprire agli italiani la porta della scienza celeste", aveva detto Diodati.
      Il mio augurio e la mia preghiera è che possiamo approfittare di questa "porta" aperta, per conoscere "la scienza celeste", quella scienza che per noi ha un nome: Cristo Gesù, il nostro Salvatore, il nostro Signore, il nostro Pastore, colui con il quale "nulla ci mancherà", colui che ci "ristora l'anima", colui che riempie di "beni e benignità tutti i giorni della nostra vita", colui che non ci farà temere "male alcuno" anche quando cammineremo "nella valle dell'ombra della morte", colui che ci porterà ad abitare nella Casa del Padre "per lunghi giorni".

Paolo Moretti

 

Sezione biblica - Tempo di Riforma - a cura del past. Paolo Castellina