Dio non vuole che alcuno perisca?
Mi scrivono: "Caro Paolo, sto meditando la dottrina sulla predestinazione, e devo dire che più la medito più la condivido. C'è comunque qualche passo che mi lascia ancora un po' perplesso come per esempio quello di Pietro dove c'è scritto che Dio ritarda la sua venuta perchè non vuole che nessuno si perda. Mi piacerebbe avere da te una spiegazione in merito Ma per onestà devo dire che trovo che la stragrande maggioranza dei versi biblici sembrano confermare l'insegnamento della predestinazione. A mio avviso ciò rende l'opera di salvezza ancora più immeritata, la grazia è ancora più grazia per i suoi eletti! Tuttavia ho invitato un paio di fratelli che non condividono questo pensiero a spiegarmi i motivi. Ho imparato che bisogna sempre valutare le diverse posizioni prima di giungere con l'aiuto di Dio ad una propria convinzione".
Il versetto indicato è: "Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come alcuni credono che egli faccia, ma è paziente verso di noi non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento. Ora il giorno del Signore verrà come un ladro di notte; in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi si dissolveranno consumati dal calore e la terra e le opere che sono in essa saranno arse" (2 Pietro 3:9,10).
Dato che erano passati ormai più di trent'anni da quando era stata fatta questa promessa, alcuni cominciavano ad accusare Dio di negligenza per non averla onorata e persino a dubitare il ritorno di Cristo di fatto sarebbe avvenuto.
Il Signore tornerà certamente, perché l'ha promesso (Egli è fedele alle Sue promesse) e questo sarà al momento appropriato, quello che è stato fissato dalla Sua sapienza. La ragione per la quale sembra ritardare è perché Dio "aspetta" che tutti coloro che Egli ha eletto a salvezza giungano alla fede ed al ravvedimento attraverso la predicazione dell'Evangelo e quindi non vadano perduti. Per ogni cosa ci vuole i suo tempo. Cristo, ad esempio, era venuto nel momento più appropriato scelto da Dio. "...quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge" (Galati 4:4), né prima né dopo (certamente qualcuno, pensando di saperla più lunga di Dio, dice: "Perché non è venuto in tale data e in tale luogo? Non sarebbe stato meglio?". Quest'ultimo versetto dice: Dio, quando fu giunto il tempo stabilito, mandò suo Figlio. Egli pure tornerà nel momento che Lui ha fissato e che ritiene più appropriato, in seguito alla predicazione dell'Evangelo diffusa in tutto il mondo e in ogni tempo. La predicazione dell'Evangelo, il ravvedimento e la fede sono, infatti, i mezzi che Dio ha scelto per impartire la salvezza. Essa deve estendersi in tutto il mondo per toccare tutti coloro che Dio ha eletto a salvezza. "E questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo in testimonianza a tutte le genti, e allora verrà la fine" (Matteo 24:14).
Quel "tutti vengano a ravvedimento" non può significare "tutto il mondo", perché non saranno salvati "tutti": "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa" (Matteo 7:13).
Neanche significa "il più possibile" perché il testo dice "tutti" e non "il più possibile", e poi perché Dio non è all'oscuro e nell'incertezza di quanti saranno salvati. Dio non dice: "Io mando i predicatori dell'Evangelo per il mondo. Speriamo che riescano a salvare il più possibile delle persone", "Speriamo che molti, esercitando il loro sovrano libero arbitrio, decidano di essere salvati, perché io non posso salvarli fintanto che non lo decidano loro stessi, si persuadano che sono perduti e di avere bisogno di Cristo". Ammesso e non concesso che lo possano fare, la loro fede e disponibilità sarebbe un loro merito. Dio salverebbe quindi coloro che così lo meritano? Allora non sarebbe più grazia. "E se è per grazia, non è più per opere, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia; ma se è per opere, non è più grazia" (Romani 11:6).
Se fosse come alcuni dicono, sarebbe una contraddizione di molte dottrine bibliche.
- In primo luogo perché Dio non è sottoposto alla nostra sovranità (se lo fosse non sarebbe Dio e comunque non il Dio della Bibbia). "Poverino, Dio non può fare nulla per loro fintanto che non siano loro a permetterglielo". Alcuni pensano che Dio abbia di fronte a Sé un muro invalicabile: la nostra volontà!
- In secondo luogo il ravvedimento e la fede non sono cose che il peccatore può produrre da sé stesso, ma sono un dono di Dio. E' Dio che concede fede e ravvedimento ai Suoi eletti. "...ammaestrando con mansuetudine gli oppositori, nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi perché giungano a riconoscere la verità" (2 Timoteo 2:25); "Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio" (Ef. 2:8). L'essere umano è "morto nei falli e nei peccati" e i "morti" non possono decidere di ravvedersi e di credere in Cristo. E' lo Spirito Santo di Dio che prima "vivifica" i "morti" che Egli ha scelto di vivificare e di concedere loro la grazia (li fa rinascere spiritualmente) e li mette in condizione di ravvedersi e di credere e quindi di salvarsi. "Egli ha vivificato anche voi, che eravate morti nei falli e nei peccati ... anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (voi siete salvati per grazia)" (Efesini 2:1,5).
Quindi, Dio potrebbe condannare tutti senza appello. Sarebbe giusto se lo facesse, perché siamo tutti peccatori, trasgressori condannati. Dio, però, è paziente. Nella Sua misericordia ha deciso di concedere la grazia della salvezza ad un certo numero di peccatori sparsi nel tempo e nello spazio e quindi il ritorno di Cristo e quindi il giudizio finale non verrà fintanto che non siano raccolti tutti coloro ai quali Egli siè compiaciuto di concedere la grazia della salvezza.
II.
Qualche considerazione riguardo a quel "verso di noi" che spiega di chi sta parlando Pietro: "è paziente verso di noi non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento."
Secondo il senso naturale della frase, questa dovrebbe essere "Il Signore è paziente verso di noi, non volendo che alcuno di noi perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento". Chi sono quelle persone che Pietro chiama "noi"? Evidentemente, sono Pietro e i suoi interlocutori nell'epistola, entrambi accomunati da una medesima condizione.
Al verso 1, Pietro indirizza la sua epistola "a coloro che hanno ricevuto in sorte una fede preziosa quanto la nostra nella giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo" Pietro si rivolge quindi a persone che hanno la fede, che è un dono di Dio tanto per loro quanto per gli Apostoli.
Già dal verso 3, Pietro usa il "noi" per indicare la sua completa comunione con i suoi interlocutori: "ci ha donato", "ci ha chiamati", "ci sono donate". Chi ha ricevuto in sorte la fede è un eletto ("rendere sicura la vostra vocazione ed elezione", v. 10), a cui sarà "concesso l'ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo." (v. 11). Quel "noi" quindi indica chiaramente gli eletti, come Pietro li chiama nella sua precedente lettera indirizzata sempre a loro, "agli eletti che risiedono come stranieri, dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti secondo la preordinazione di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per ubbidire e per essere aspersi col sangue di Gesù Cristo" (1Pi. 1:1-2).
Da questo è chiaro che Pietro non usa il noi per indicare l'intera umanità, ma un numero limitato di persone chiamate "eletti secondo la preordinazione di Dio". La frase diventa quindi "Il Signore è paziente verso di noi eletti."
La pazienza di Dio verso gli eletti non è fine a se stessa, come se fosse un comportamento intrinseco e necessario di Dio, ma ha un fine, come spiegato al verso 15 "E ricordate che la pazienza del nostro Signore è in funzione della salvezza." Ora, chi sono quelli che sono salvati? Sono coloro ai quali "sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo", ovvero gli eletti e solo loro, perchè solo loro hanno ricevuto in dono la fede. Quindi possiamo concludere che la pazienza di Dio equivale alla sua volontà che gli eletti siano salvati. Se gli eletti devono essere salvati, necessariamente neanche uno di loro dovrà perdersi, quindi la volontà negativa di cui parla Pietro, "non volendo che alcuno perisca" è necessariamente riferita agli eletti. La volontà positiva di salvezza per gli eletti è espressa quindi sia attraverso la pazienza che attraverso la sua volontà negativa con cui Dio non vuole la loro perdizione.
Il concetto è rafforzato ancora di più dall'ultima parte del verso, quel "ma che tutti vengano a ravvedimento". La frase è costruita con una struttura simmetrica:
"non volendo che alcuno" <---> "ma volendo che tutti"
"perisca" <---> "vengano a ravvedimento"
I soggetti delle due parti devono essere gli stessi, visto che la seconda parte è conseguenza diretta della prima. Quindi, se "alcuno" si riferisce agli eletti e significa "nessuno degli eletti", necessariamente anche "tutti" deve riferirsi agli eletti e deve significare "tutti gli eletti". Sostituendo le parole della frase con il loro significato abbiamo:
pazienza = volontà di salvezza;
noi = gli eletti;
alcuno = nessuno degli eletti;
tutti = tutti gli eletti;
"Dio, secondo il Suo disegno riguardo alla salvezza, è paziente verso gli eletti, perchè non vuole che alcuno di loro perisca, ma che tutti gli eletti vengano a ravvedimento".
III.
In Giovanni 6:39, inserito nel contesto immediatamente circostante, vediamo che Cristo, il mandato dal Padre dice: "È questa la volontà del Padre che mi ha mandato: che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno".
Ora, con chiarezza cristallina, il Signore qui afferma che la volontà del Padre è questa: che Lui (Cristo) non perda niente di tutto quelli che il Padre Gli ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Che vuol dire? Molto semplice! Vuol dire che vi sono alcuni che Dio non vuole che Cristo perda, e che sono stati dati a Cristo dal Padre, affinchè Egli li riscusciti nell'ultimo giorno. Sono un gruppo definito che non sarà perso, perchè Dio non vuole così.
Ora confrontando 2 pietro 3:9 con questo passo, troviamo enormi similarità, e anche che il secondo spiega meglio il primo:
"...ma Dio è paziente verso di noi non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento". È questa la volontà del Padre che mi ha mandato: che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Dio, il Padre, non vuole che questo gruppo di persone perisca, e non vuole che si perda. Anzi vuole che ognuno di essi giunga a ravvedimento, e che sia risuscitato nell'ultimo giorno.
Possiamo fare, inoltre, anche un altro collegamento tra questo gruppo e Giovanni 3:16: "Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo unigenito Figlio affinchè chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna". Ora, chi è che il Padre non vuole che perisca? Chiunque crede nel Figlio che Lui ha dato. E chi crede? "Questa infatti è la volontà di colui che mi ha mandato: che chiunque viene alla conoscenza del Figlio e crede in lui, abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno [...] Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno ammaestrati da Dio". Ogni uomo dunque che ha udito e imparato dal Padre, viene a me".
Chi è ammaestrato da Dio, chi è attirato da Dio, questi crede e va a Cristo. E questi sono quelli che Dio non vuole che periscano, quelli che credono nel Figlio. Quindi questi gruppi: chiunque crede - tutti quelli che il Padre mi ha dato - quelli verso cui dice di essere paziente non volendo che alcuno perisca sono esattamente le stesse persone! E di queste persone impariamo che sono eletti incondizionatamente per grazia, e che a loro data la capacità dal Padre di andare a Cristo per credere in Lui.
La frase "chiunque crede" serve uno scopo evangelistico ed è usata per dare speranza e certezza a tutti i credenti che Dio salva tutti i credenti, cioè salva persone nella via della fede. In quel verso non è enfatizzato che la fede è un dono di Dio, ma è esteso il desiderio di Dio di salvare chiunque crede, in modo che nessuno sia scoraggiato nel pensare: anche se credo magari non sono un eletto e Dio non mi salverà, ma sappia che, da parte di Dio Lui salverà solo gli eletti e solo a loro darà la fede, però dalla parte del peccatore lui deve anche sapere che Dio salverà tutti quelli che credono, cioè che i Suoi eletti sono quelli che si manifesteranno tali non sentendosi dire da Dio: sei un eletto, quindi ti salverò, o cose del genere, ma scopriranno di essere tali nella via della fede, quando il vangelo è loro proclamato, annunziato, il comando di credere è seriamente dato a tutti da parte di Dio, e la promessa che chiunque crede sarà salvato è fatta loro udire e proclamata come il sincero intento da parte di Dio di salvare tutti questi (quelli che credono), e condannare tutti quelli che invece non credono.
Dio dunque non vuole che tutti in senso assoluto siano salvati, ma vuole che solo i credenti siano salvati, o detto guardando al decreto eterno di Dio, vuole che solo gli eletti dati a Cristo siano salvati, il "mondo" di Giovanni 3:16. Fino a quando l'ultimo di essi non sarà stato salvato e non sarà giunto al ravvedimento, Egli non tornerà, perchè "è questa la volontà del Padre che mi ha mandato: che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno."
(Paolo Castellina, Andrea Suraci, Francesco De Lucia)