Risplenda la vostra luce!
“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che
è nei cieli” (Mt. 5:16).
In diverse occasioni Gesù esorta i Suoi
discepoli a far risplendere la luce dell’Evangelo davanti agli uomini.
Egli dice: “…non si accende una lampada per metterla sotto un
recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti
quelli che sono in casa” (Mt. 5:15). Il cristianesimo non è una
religione per iniziati, fatta d’insegnamenti enigmatici e segreti:
quello che afferma è chiaro, limpido e pubblico. E’ come se Gesù avesse
detto: “Non voglio che voi pensiate che essere enigmatici e misteriosi
è segno della religione divina”. La fede cristiana non è una religione
esoterica. Essa è razionale. Risponde alle domande. Dà significato.
Altre religioni e filosofie si vantano del
fatto che esse non diano risposte. Affermano persino di non avere la
luce perché, esse dicono, nessuno possederebbe la luce. L’induismo ha un
détto ben conosciuto che dice: “Gli dèi amano l’oscurità ed odiano ciò
che è ovvio”.
Lao-tse, fondatore del Taoismo, dice: “Chi
sa non parla, e chi parla non sa”. Egli pone, così, domande prive di
significato come se fossero profonde, come, per esempio: “Che suono fa
una mano sola che applaude?”. Il Buddismo si vanta d’essere una
religione criptica che non fornisce risposte, perché le risposte non
esisterebbero.
Un poeta giapponese di nome Issa,
all’inizio del 19° secolo, aveva avuto una vita molto triste. Tutti i
suoi cinque figli gli erano morti prima che lui avesse trent’anni, e poi
anche sua moglie era morta. Si reca, così, dal suo maestro Zen e gli
chiede spiegazioni per tali sofferenze. Il maestro gli dice: “Il mondo è
pieno di rugiada. Sorge il sole e la rugiada evapora, e così sulla ruota
della sofferenza l’afflizione è transitoria, la vita è transitoria,
l’uomo è transitorio”. Dice così ad Issa di superare il suo sentimento
egoistico d’afflizione. Gli dice: “Il mondo è rugiada”.
La chiesa primitiva aveva dovuto molto
lottare con simili filosofie. Metrodoro, il filosofo del quarto secolo,
diceva che vi sono solo due cose che l’uomo può conoscere: “Nessuno di
noi conosce alcunché, né sa se esiste davvero il conoscere e il non
conoscere, né in generale se di fatto esiste qualcosa oppure no”. Ecco
il mondo senza Gesù Cristo, che disse: “Io sono la via, io sono la
verità e la vita”.
Tutta questa oscurità non è lontana dalla
nostra stessa civiltà. Il mondo occidentale oggi vede l’Induismo
crescere in popolarità. I cristiani nel mondo post-moderno del XXI
secolo devono lottare contro un relativismo molto sicuro di sé stesso.
In un cartoom di Jules Feiffer, c’è un
uomo di nome Arturo che cerca di educare la sua fidanzata a cogliere gli
enigmi della vita, una vita che sarebbe senza verità, senza giustizia, e
senza risposte. Il dialogo si svolge più o meno così:
Arturo: La verità non esiste.
Fidanzata: E’ vero.
A. No, non è vero. Se non esiste la
verità, nulla è vero. Ascolta ciò che sto dicendo.
F. Sto ascoltando. Tutto è menzogna.
A. Niente è menzogna. Se non c’è verità,
come facciamo a sapere che cosa sia menzogna e che cosa non lo è? Non
ha senso parlare di menzogna!
F. Io so che… noi non sappiamo nulla.
A. Ma come fai a sapere di non sapere
nulla, se sapere è il contrario di non sapere? Inoltre, se noi non
sappiamo nulla, pure non sappiamo se non sappiamo nulla.
F. Non importa ciò che io dico, tanto è
sempre sbagliato.
A. Ma come potrebbe essere sbagliato? Se
tu ascoltassi ciò che ti sto dicendo, vedresti che non c’è nulla che
possa dirsi giusto o sbagliato.
F. Ma perché mi parli tanto da
arrabbiato? Sei arrabbiato con me, Arturo?
A. Io non sono arrabbiato! Nonostante
tutto ciò che abbiamo detto, non ti rendi conto che non esiste nulla
che possa chiamarsi rabbia?
F. Però, tu non hai smesso di alzare la
voce con me da quando ci siamo fidanzati!
A. E’ questa la tua riconoscenza verso
di me, quando tutto ciò che faccio è quello di poterti rendere
abbastanza intelligente da sposarmi?
E’ un dialogo divertente, ma è anche un
quadro di disperazione. Quel cartoon dice che uomini e donne non possono
vivere su quel piano, perché esso nega ogni fibra di ciò che il nostro
essere esige – dei criteri permanenti con cui vivere, razionalità,
significato, comunicazione, dignità, valore. Nietsche, l’apostolo del
nichilismo, era finito in una clinica psichiatrica e poi si era ucciso.
Hemingway pure si tolse la vita. Kafka visse una vita di terribile
disperazione, scrivendo racconti che risuonavano del grido: “Dio è
morto! Dio è morto! Certamente è morto, non è vero? Dio è morto! Oh,
quanto vorrei che egli non fosse morto!”.
Il dialogo rappresentato dal cartoon ci
mostra il dilemma dell’uomo moderno, che ha abolito la verità, che dice
non esservi luce. L’unica interpretazione che possieda della sua vita è
la propria esperienza. Non possiede nulla fuori della sua vita che possa
gettare una qualche luce ed aiutarlo a comprenderne il significato. E’
come uno che sia andato al cinema e che avesse scoperto che il film era
iniziato un’ora prima, e che poi debba uscire dalla sala venti minuti
prima della fine. Il significato del film può essere colto solo da quel
poco che ha visto là al buio. Gli manca tutto il contesto, l’esperienza
che ne fa lo confonde. Per comprendere il significato abbiamo bisogno
sia dell’inizio che della fine, abbiamo bisogno di qualche certezza che
conoscere l’inizio e la fine sia reale. Allora avremo il significato.
Ecco ciò che noi abbiamo nella Bibbia: il
libro della Genesi, all’inizio, ed il libro dell’Apocalisse, alla fine.
Da dove è sorto l’universo? Chi o che cosa
ha fatto ogni cosa? Quanto ci volle perché Dio facesse ogni cosa? La
risposta la troviamo nella Genesi. Perché esiste il matrimonio? Perché
indossiamo degli abiti? La risposta la troviamo nella Genesi. Perché
esiste la morte e la sofferenza? Le risposte le troveremo nella Genesi.
Poi guardiamo in avanti, e ci chiediamo:
Che cosa c’è dopo la morte? Com’è il paradiso? Che faremo in paradiso?
Com’è l’inferno? Che cosa accadrà alla fine del mondo? Come sarà il
giorno del giudizio? Le risposte le troveremo nell’Apocalisse.
Non è solo all’inizio ed alla fine della
Bibbia che troviamo risposte agli interrogativi della vita. E’ tutt’attraverso
di essa che Dio ci parla, per poi rivelarsi appieno nella persona di
Gesù Cristo. Per questo, lo scrittore di Efesini poteva dire: “In lui
abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati
secondo le ricchezze della sua grazia, che egli ha riversata
abbondantemente su di noi dandoci ogni sorta di sapienza e
d'intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé, per
realizzarlo quando i tempi fossero compiuti. Esso consiste...” (Ef.
1:7-10).
Noi, di fatto, possediamo il quadro
completo della conoscenza secondo il quale possiamo vivere, e vivere con
piena nostra soddisfazione: è nella Bibbia, e tutti lo possono conoscere
chiaramente. Senza di essa, siamo condannati a vivere in permanenza
nella penombra, senza saper distinguere nulla con chiarezza.
(Paolo Castellina, mercoledì 25 giugno
2003, da: Geoffrey Thomas, in The Banner of Truth, Edimburgo: n.
478, luglio 2003). |