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Tale il popolo, tali i suoi
sacerdoti?
icut populus sic sacerdos... tale il popolo, tale il sacerdote:
ecco un'espressione comune tratta dal libro del profeta Osea 4:9 che dice: "Come
del popolo così sarà del sacerdote: li punirò per la loro condotta e li ripagherò
delle loro azioni". Con questa frase, così pure come il resto della sua
argomentazione, il profeta descriveva la condizione del popolo di Dio nel suo tempo, ben
lungi da quella che avrebbe dovuto essere. Il servizio a cui i sacerdoti erano stati
stabiliti doveva essere quello di offrire sacrifici, insegnare la Legge, e in generale
rilevare quale fosse la differenza fra sacro e profano, puro ed impuro (Le. 10:10). Era
quindi di vitale importanza che essi dovessero essere diversi dal popolo. Dire così:
tale il popolo, tale il sacerdote" era segno di un terribile declino
nell'intera comunità e significava una vera minaccia all'intero proseguimento del patto.
alachia accusa i
sacerdoti dicendo loro: "avete violato il patto di Levi" (Ma. 2:8). Egli
mostra loro come essi abbiamo reso un affronto a Dio nella loro pratica del culto
sacrificale (1:6-2:3) e come essi avessero pregiudicato l'autorità e l'imparzialità
della Legge del patto (2:8,9). Se essi fossero stati fedeli al loro sacro dovere, il
popolo stesso avrebbe goduto la pace e la prosperità risultante dalla benedizione di Dio.
Come nei giorni del re Asa, Israele Per lungo tempo Israele è stato senza il
vero DIO, senza sacerdote che insegnasse e senza legge" (2 Cr. 15:3).
Un impressionante parallelo a questa situazione lo troviamo nella Chiesa di oggi in Occidente.
Nel corso di questi ultimi due secoli la
verità è stata progressivamente smantellata proprio da coloro che avrebbero dovuto
conservarla in ogni caso.
La Bibbia è stata ridotta ad un libro come qualunque altro, contenente qualche
fatto importante e qualche utile riflessione, ma non è più l'ispirata ed inerrante
Parola di Dio.
Proprio come viene considerato assurdo parlare del carattere assoluto della
Bibbia, così il Dio trino e trascendente è diventato un concetto superfluo. Dio sarebbe
solo immanente, personalmente presente in tutto e in tutti, come pure in ogni oggetto di
culto. Lungi dall'essere immutabile, Egli sarebbe nel processo di divenire più come
dovrebbe essere un dio come noi", proprio come noi dobbiamo diventare
maggiormente come ciò che dovrebbe essere gli esseri umani.
Gesù ci mostrerebbe come far questo con la Sua consapevolezza e dipendenza da
Dio, il che dovremmo imitare.
Non ci sarebbe alcun bisogno né di rigenerazione né di espiazione. La
giustificazione è una fantasia e la santificazione è un miglioramento morale. La
salvezza sarebbe questione di opere.
La moralità diventa vivere nell'amore e non il conformarsi a norme stabilite di
giustizia. La fornicazione, l'adulterio, e il divorzio vengono giustificati proprio come
le unioni matrimoniali di coppie dello stesso sesso. La vita, la vita di chi ancora non è
venuto alla luce e di chi è terminalmente malato, diventa un concetto relativo. Gli
aborti vengono giustificati nei termini del diritto della donna sul suo proprio corpo e la
morte assistita viene condotta nel nome della dignità umana.
Questa sarebbe l'unica vita che esiste. Non esiste alcun inferno da evitare,
nemmeno per l'impenitente, e nessun paradiso da conseguire. Nella Chiesa si mette
al'accento sul visivo, e non sul verbale. Ciò che è terreno, e non ciò che è celeste,
il fisico o lo psicologico, non lo spirituale, l'uomo, non Dio.
Tutto questo viene promosso nell'esigenza, si dice di
rendere il cristianesimo più facile da accettare dall'uomo della strada... A
questo riguardo, però, ha fallito apertamente e miseramente. Tutto quello in cui ha
avuto successo è di svuotare le chiese, rendendo il cristianesimo oggetto di pubblico
dileggio ed offesa verso Dio. Il liberalismo è stato la via maestra verso l'inutilità e
l'irrilevanza. Il giusto che vacilla davanti all'empio è come una sorgente
torbida e un pozzo inquinato" (Pr. 25:26). Si sarebbe dovuta tracciare una linea
sul
(seguito) |
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