Predicazioni “fuori fase”?

 

Da cento anni a questa parte i liberali[1] di ogni risma hanno devastato la chiesa riformata operando una sistematica azione di smantellamento di tutti i capisaldi su cui si poggiava la sua fede ed identità originale[2].

La religione che essi hanno promosso non è altro che una vaga religiosità buonista, consolatoria, solidaristica, "tollerante" ed "ecumenica" fondata esclusivamente su principi umanistici, dove si praticano rituali privi di autentica spiritualità e rilevanza esistenziale.

L'identità evangelica e riformata che essi affermano di avere, in realtà è una mistificazione priva di sostanza e persino priva di futuro perché il liberalismo ecclesiastico ha in sé i presupposti della sua stessa dissoluzione[3] nel grande calderone "ecumenico" dell'umanesimo indifferenziato. Ideologicamente evoluzionisti, essi si considerano come discendenti della Riforma nel punto più alto del suo progresso, mentre, in realtà, ne costituiscono la somma degenerazione.

Al potere da circa un secolo, dominano nelle scuole di teologia e nelle dirigenze delle chiese, come pure hanno condizionato e determinato per alcune generazioni il modo di essere e di pensare dei membri delle chiese riformate - per altro sempre più disaffezionati ed in rotta[4], nonostante le pretese di chi li guida.

Quando poi - per grazia di Dio[5] - entra fra i loro ranghi, nonostante la loro azione di sbarramento ed ostracismo, un autentico riformato[6], il suo modo di essere e di pensare, la sua predicazione ed insegnamento risulta, suona, completamente "fuori fase" rispetto alla norma prevalente, suscita "scandalo" e confusione per chi era stato abituato a ben altro, ed è percepito (e fatto percepire appositamente) come "un corpo estraneo", mentre sarebbe più "a casa" di tutti loro nella tradizione riformata. Egli, così, viene bollato con vari epiteti, come, ad esempio "fondamentalista", "antiquato", "superato", "settario", considerato "il nemico da combattere". Certamente è "un bastone fra le ruote" per i loro propositi: in realtà ciò che porta sarebbe la salvezza dell'istituzione che vanamente affermano di promuovere! Se ne accorgeranno forse quando ormai sarà troppo tardi.

Intendo così – per quanto il Signore voglia – continuare a tenere accesa la fiaccola della Riforma e così testimoniare in ogni occasione. Io non so che cosa ci riserverà il futuro: una cosa, però, la ritengo da realizzare il consolidamento di queste posizioni, perché il liberalismo è comunque fallimentare (è un leone mortalmente ferito che ancora si dibatte e rimane – per il momento – pericoloso).

Se il liberalismo ambisce allo smantellamento della riforma, nostro slogan dovrebbe essere ricostruzione – in piccolo, forse, ma il modo deciso e determinato.

 

P.C.


 

[1] Quelli che vogliono essere considerati liberi dalla conformità all’ortodossia biblica in campo teologico ed etico e che hanno promosso una revisione /trasformazione radicale di tutto ciò che la Riforma era e proponeva. Sono il pendant religioso dell’ideologia umanistica oggi dominante, i suoi “servi sciocchi”. Si può fare – a mo’ di esempio (anche se lascia il tempo che trova), un parallelo con la politica: nel campo marxista si parlava un tempo di marxisti ortodossi (fedeli ai principi storici del marxismo) e di “revisionisti”, coloro che pur facendo idealmente riferimento al marxismo, ne hanno alterato sostanzialmente i termini, facendo sostanziosi compromessi con i nemici di un tempo, anzi, assumendone per gran parte le caratteristiche.

[2] Persino sconosciuti ai più (fino a questo punto è giunto questo processo)! Sconosciuto (e in gran parte celato appositamente dalla loro opera di “scientifica” disinformazione) è l’autentico movimento riformato contemporaneo(ortodosso)  nel mondo che vanta teologi di rilievo, come pure chiese e denominazioni riformate alternative per altro molto dinamiche.

[3] La dissoluzione o fine della religione è stata persino teorizzata dai teologi “cristiani” detti dalla secolarizzazione, di cui Dietrich Bonhoeffer, Harvey Cox  sono alcuni degli esponenti. Vedi la “teologia della morte di Dio”.

[4] Molti oggi si dimettono dalle chiese riformate proprio a causa (e questo è il grande paradosso) della predicazione liberale (dolciastra, buonista ed inconsistente). Per i più è offerta di “sassi” e non di “pane” (e quindi il “cibo” se lo vanno a cercare altrove). Altri dicono semplicemente: perché dovrei cercare nelle chiese ciò che il mondo (e più abbondantemente) mi offre?”. I liberali hanno trasformato la chiesa in un’associazione di beneficenza fra le tante, e quindi molti trovano per essa alternative che ritengono più soddisfacenti.

[5] Si, perché la mia permanenza nonostante l’opposizione persistente e senza scrupoli di alcuni “colleghi” ha dello stupefacente. In modo molto illuminante un giorno uno di questi “colleghi” mi ha detto: “Tu hai un culo così” (anche tipica è la loro documentata volgarità), “Tu godi di protezione dall’alto”, immaginandosi (e dette pure espressamente) gruppi di potere e di “mafie” che mi proteggerebbero. In realtà io non ho – a livello umano – alcun “protettore”, ma credo nella provvidenza e protezione di Dio, il quale intendo servire. E’ Lui che determina i destini della mia vita, e qui o altrove, io so di essere nelle Sue provvide mani.

[6] Non sto parlando necessariamente del sottoscritto, perché „come me“ e meglio di me vi sono altri che rispecchiano queste posizioni.

 

La fede evangelica riformata classica vivente