Pedofilia e pensiero liberale


"Secondo don Ferdinando Di Noto, presidente del "Telefono Arcobaleno", su Internet bazzicano più di cinquanta organizzazioni mondiali pedofile. Al sacerdote, che ha già preparato un denuncia all'autorità competente, non è sfuggito il tam-tam in rete in preparazione di un "Boy love day" internazionale sul modello del tanto strombazzato "Gay Pride International" romano.

Il giorno prescelto per la manifestazione dell'orgoglio pedofilo sarebbe il 24 giugno di ogni anno (quando, a furia di "dibattere", il tema non susciterà più repulsione ma, pur con le dovute riserve, sarà ammesso nell'arengo mediatico, magari con partenza dal solito Costanzo Show). Perchè proprio il 24 giugno? Cos'ha di particolarmente significativo questa data? Boh. Per la tradizione cristiana e occidentale è il giorno di s. Giovanni Battista. Ma è anche un giorno molto vicino al solstizio d'estate, caro agli esoteristi e agli occultisti. Forse gli antichi celti vi celebravano sacrifici umani? In senso molto lato, la cosa potrebbe anche entrarci. Vediamo, ancora: il 24 giugno del 1717 fu fondata la Massoneria. Ma non crediamo che la veneranda istituzione abbia qualcosa a che vedere con la pedofilia. Insomma, la scelta del giorno ci sfugge. Spremendosi il cervello, forse si può arrivare alle icone sacre che raffigurano Gesù e il Battista bambini. Oppure, perchè no, alla storia della tragica fine del Precursore, decapitato per colpa di una lolita. Eggià: forse è questo il punto. Erode perse la testa (in senso figurato) per una ragazzina lasciva impegnata in un torbido strip. E la fece perdere (in senso letterale) al Battista che lo rimproverava per la sua condotta sessualmente riprovevole. Infatti, non solo Erode conviveva con la moglie del fratello, ma era travolto da insana libidine per la di lui figlia.

Ma torniamo ai pedofili di Internet. Il loro scopo dichiarato è quello di fare accettare all'opinione pubblica anche questo "diritto civile", basta che il partner sia consenziente. E don Di Noto insorge: "Qualcuno mi spieghi che tipo di consenso può dare un bambino". Ma prima o poi doveva succedere.

I nodi del liberalismo vengono al pettine proprio nel momento del suo trionfo, e la logica si presenta a chiedere il conto. La nozione di libertà assoluta individuale limitata solo dall'altrui diritto è fondamento del liberalismo; in perfetta coerenza, ben centodue parlamentari europei, su iniziativa di Elena Paciotti, Gianni Vattimo e Lucio Manisco (cui subito si sono accodati Veltroni, Bertinotti e Imbeni), hanno a suo tempo rivolto un appello al governo italiano perchè non ostacolasse la manifestazione del World Gay Pride.

I primi firmatari, tutti di sinistra, ricordavano che "é compito dello stato democratico garantire il pieno rispetto della sfera delle libertà personali dei cittadini". Ergo , la manifestazione "rientra pienamente nei diritti di libertà di espressione di ogni individuo sanciti dalla Costituzione italiana".

 Di più: questo diritto "non è soggetto a valutazioni di merito e opportunità da parte del governo". Non fa una grinza. Ora, dal momento che questi temi spaccano la società, la parte odiosa la fa chi vuol vietare qualcosa a qualcun altro. Sì, la liberaldemocrazia è fondata anche sui doveri oltre che sui diritti. Ma le rivoluzioni che l'hanno imposta sono scoppiate più per i secondi che per i primi.

Il risultato è che bisogna riandare all'originario contratto sociale rousseauiano per vedere, ogni volta, chi ha ragione. Cioè, il "diritto" di quale fazione deve prevalere. Solo che il nostro "contratto sociale" è la Costituzione, la quale, essendo stata redatta in tempi in cui il senso comune era diverso, è sufficientemente ambigua da lasciare aperto il campo alla guerra per bande. O per lobby, il che è lo stesso.

Si va verso una società tribale in cui si tende ad aggregarsi in base alle proprie tendenze psico-sessuali? I rapporti tra queste "tribù" sono per forza conflittuali, perchè ognuna pretende di soddisfare le proprie esigenze prescindendo da quello che una volta si chiamava  bene comune.

Il teologo Gino Concetti paventava proprio l'avvento di una società che, da organica, diventi atomizzata, disintegrata; in essa "ogni gruppo potrebbe vantare i suoi "diritti" soggettivi che sconvolgono l'equilibrio, la giustizia e il bene comune". Ora, è proprio questo il punto: la nozione di bene comune.

Un modello di società nato nel 1789 come rivolta contro le radici cristiane dell'Occidente e sfociato, per logica necessaria, nel relativismo filosofico (e dunque morale ed etico), non ha più un'idea di "bene comune" valida per tutti. E il liberalismo è condannato ad oscillare tra il libertinismo e il totalitarismo senza trovare un equilibrio che non sia precario.

E' il peccato d'origine. Infatti, proprio mentre la Convenzione giacobina si apprestava a scatenare il Terrore, l'illuminista marchese De Sade poteva del tutto coerentemente scrivere nel suo Francesi ancora uno sforzo frasi del tipo: "Mai la lussuria fu considerata un crimine presso nessuno dei popoli saggi della terra. Tutti i filosofi sanno bene che è solo agli impostori cristiani che dobbiamo di averla costituita in delitto. Nessuna passione ha bisogno più di questa di tutta l'estensione della  libertà, nessuna senza dubbio è così dispotica". Oppure: "La corruzione dei costumi, spesso molto utile in un governo, non può nuocere sotto nessun profilo". Per poi concludere:  "Tra distruggere un uomo e distruggere una bestia non c'è nessuna differenza. Di più: l'atto dell'uccidere è vantaggioso, perchè quest'azione fornisce alla natura la materia prima delle ricostruzioni e delle trasmutazioni di cui essa vive. L'uomo che uccide segue gli impulsi della natura che glielo consiglia".

Nella mente del geniale marchese libertinismo e totalitarismo finivano l'uno nelle braccia dell'altro come gemelli siamesi: "La specie umana deve essere epurata fin dalla culla". E, singolarmente, nelle sue parole c'è già tutto il dilemma del liberalismo contemporaneo, dalla rivoluzione sessuale illimitata all'aborto, all'eutanasia, alla trapiantistica selvaggia, alla manipolazione genetica.

Che Dio ce la mandi buona.

Rino Cammilleri,

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