L’inquinamento della verità


Il dott. Samuel Johnson, nel diciottesimo secolo scriveva: "Non conosco peggior crimine che si potrebbe escogitare, quanto quello di avvelenare le sorgenti dell’eterna verità". Ecco perché entrambi i Testamenti usano così tanto spazio per metterci in guardia contro i falsi profeti ed i falsi maestri. Nell’Antico Testamento, i profeti Isaia, Geremia, Ezechiele, e Michea, in particolare, si occupano della sfida posta dai falsi profeti. Anche il Nuovo Testamento dedica una considerevole proporzione delle sue pagine sullo stesso argomento. Esso viene sollevato dal Signore stesso (Mt. 7:15-20), e dall’apostolo Paolo (ad es. At. 20:29,30; 2 Co. 11:5-15; Ga. 1:6-9; Fl. 3:2,3; Cl. 2:16-23; 2 Ti. 4:1,5), Pietro (2 Pi. 2), Giovanni (1 Gv. 4:1-6; Ap. 2), e Giuda. E’ importante notare qui il fatto che qui non si tratta di falsi profeti contrapposti a veri profeti, nello stesso modo in cui Elia aveva affrontato i profeti di Baal (1 Re 18), o di Paolo che deve contrastare il culto di Artemide (Diana) ad Efeso (At. 19). Si tratta, al contrario, di falsi profeti che vengono nel nome del vero Dio.

Talvolta la situazione è alquanto complessa. Balaam, per esempio, aveva espresso alcune profezie autentiche, inclusa quella in cui aveva contemplato il Messia come una stella che sarebbe sorta da Giacobbe (Nu. 24:17). Non era però un vero uomo di Dio, perché "amò il salario d'iniquità" (2 Pi. 2:15). Era un falso profeta che aveva pronunciato vere profezie. Giona, d’altro canto, era un vero profeta che aveva pronunciato vere profezie, ma non con uno spirito giusto. Aveva portato il suo messaggio ai Niniviti nella speranza che non l’avrebbero accolto (Giona 3,4)!

Grazie a Dio, di solito la situazione è in qualche modo più chiara. Consideriamo solo tre caratteristiche comuni dei falsi profeti:

1) Essi promuovono un falso senso di sicurezza. Isaia ci dice che la gente del suo tempo voleva udire, dai profeti, "cose piacevoli" (Is. 30:10). I falsi profeti proclamavano la pace quando pace non c’era (Gr. 6:14; 23:17; Ez. 13:10). Essi sempre offrono messaggi graditi all’uomo naturale. Anania, per esempio, aveva dichiarato che il giogo dei babilonesi sarebbe stato spezzato entro due anni, mentre Geremia predicava il messaggio vero ma impopolare che l’esilio sarebbe durato 70 anni (Gr. 28). 2 Pietro 2 e Giuda si occupano entrambi di falsi maestri che insegnavano come di fatto la grazia fosse libertà dai vincoli della legge. E’ un messaggio piacevole, è il messaggio che vorremmo udire, più di quello che avremmo bisogno d’udire. Esso produce atteggiamenti compiacenti: «Non è forse l'Eterno in mezzo a noi? Non ci verrà addosso alcuna sventura» (Mi. 3:11). Sorprende che la gente pensi che il moderno tele-evangelista sia meraviglioso, quando egli dice loro che sono gente meravigliosa?

2) Essi insegnano alla gente di confidare in cerimonie esteriori, piuttosto che ravvedersi e contare solo sull’immeritata grazia di Dio in Cristo. Così vediamo che al tempo di Geremia la gente confidasse nel Tempio del Signore, più che nel Signore del Tempio (Gr. 7:4). Al tempo di Paolo i falsi maestri a cui fa riferimento Galati e Colossesi, mettevano in rilievo l’importanza della circoncisione, l’osservanza di giorni sacri e di leggi dietetiche. I falsi profeti sempre considerano "essenziale" e di straordinaria importanza ciò che, in realtà, è relativamente poco importante. Anche se insegnano certe verità, essi le usano nella proporzione sbagliata.

3 Essi sono condizionati, in ultima analisi, dalla cultura del tempo in cui vivono, e non dalla Parola di Dio. La cultura greca del primo secolo disprezzava il mondo fisico e lo considerava "non spirituale", qualcosa da cui sfuggire. Questo fatto si esprimeva in diversi modi. Poteva significare che il matrimonio o il mangiar carne venissero considerati attività fisiche, più che spirituali (1 Ti. 4:5). Oppure poteva significare che il Messia non avrebbe potuto venire come uomo, perché questo avrebbe significato venire come peccatore (1 Gv. 4:1-6). In ogni modo, era la cultura del giorno, piuttosto che la verità rivelata di Dio, a determinare ciò che doveva essere creduto.

Si tratta di faccende serie. Simone Weil, nel 1943, lamentava: "Oggi lo spirito della verità è praticamente assente dalla vita religiosa". E’ vero. Sembrano oggi prevalere il pragmatismo, l’irrazionalità, il sensazionalismo, e l’intrattenimento. Il comando di verificare ogni cosa e discernere quale sia la verità dall’errore è qualcosa che la chiesa moderna non prende abbastanza seriamente.

 

(Di Peter Barnes, su: "The Banner of Truth", n. 440, maggio 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).


Contro gli empi e i falsi dottori

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