Eterno riposo?Per quanto buona possa immaginare la sua vita il tipico uomo di questo mondo[1], essa non potrà che gradualmente peggiorare. La buona salute non potrà durare per sempre. I suoi appetiti con l’età verranno meno. Il processo inevitabile di deterioramento fisico deruberà l’uomo di questo mondo di almeno la metà della qualità della vita che aveva conosciuto dalla sua giovinezza. Se la sua vita sarà lunga, essa conoscerà le preoccupazioni per la salute propria e di coloro che – nella sua cerchia – invecchieranno con lui, e sarà come un’oscura e minacciosa nuvola sul suo capo. Per quanto egli possa trovare consolazione nelle memorie del passato, egli non potrà mai del tutto scuotersi da dosso il rincrescimento che le accompagna: le gioie del passato non potranno più tornare. Per quanto possa trovare, con l’aiuto di qualche amico, o persino del pastore della comunità cristiana a cui appartiene, un qualche motivo di speranza, egli sa che la morte inesorabilmente gli viene incontro come uno spietato falciatore la cui marcia non potrà in nessun modo arrestare. Potrà a volte convincersi che “la morte non è cosa di cui avere paura”, ma nei suoi momenti di maggiore realismo egli sa che la morte lo strapperà senza scrupolo alcuno da tutto ciò che ha conosciuto e fatto esperienza. Senza una Bibbia che lo guidi, egli potrà solo vivere come brancolando nel buio il meglio che potrà, procedendo nelle tenebre ed avvicinandosi ogni giorno di più a quel baratro in cui inesorabilmente dovrà cadere, dove le tenebre saranno totali e definitive. I suoi amici, e persino il pastore della chiesa di cui è membro, non gli diranno, o non gli potranno dire, che l’uomo senza Cristo è già perduto in questa stessa vita[2] e che solo si sta affrettando, ogni ora che passa, ahimè, verso una condizione di inconcepibile miseria e maledizione. Questa è la fine della vita dell’empio, di colui che – a tutti gli effetti – è senza Dio. Per quanto, infatti, possano prendersi gioco dell’inferno, essi non potranno fornire un solo straccio di prova che questa sia, come lo è, la triste verità, o che l’uomo di questo mondo – avendo sempre ignorato Dio e la Sua volontà rivelata – sarà proprio lì che andrà dopo la morte. La morte di un uomo che non abbia mai consapevolmente accolto la grazia di Dio in Gesù Cristo, è un avvenimento di così tragiche proporzioni che nessuna parola d’uomo o di angelo potrebbe esagerarne la reale entità. Chi, dopo tutto, potrebbe mai sulla terra dirci che cosa significa perdere la propria anima (Marco 8:36)[3]. Chi potrebbe mai dirci ciò che significhi per un peccatore perduto entrare nel luogo dove dovrà pagare per tutti i suoi peccati e non avere nulla per cui pagarli se non un’infinita agonia di lacrime? Sarebbe molto meglio per un uomo incontrare un leone furioso che Dio in tutta la Sua giusta ira. Se però le parole intendono dire ciò che dicono, la Bibbia è chiara e cristallina sul fatto che un peccatore, dopo la sua morte, debba entrare nella peggiore di tutte le sue possibili condizioni, quella della “punizione eterna” (Matteo 25:46). Non esiste al mondo peggiore farsa ed insulto alla verità di quello a cui si assiste talora al funerale di una persona empia, una cioè che abbia vissuto ignorando in pratica Dio e tutto ciò che Egli è ed esige da noi, Sue creature. La colpa peggiore a questo riguardo ce l’ha il ministro di culto officiante. Le sue preghiere spesso si trasformano in lusinghevoli elogi del defunto. Il sermone si rivelerà essere una prova del Giorno del Giudizio, in cui il celebrante arroga a sé stesso il compito del solo che possa dichiarare che “il nostro amato /la nostra amata è ora nella pace”. Per quanto il deceduto sia stato totalmente privo dei criteri oggettivi per cui la Bibbia dichiara “salvata” una persona, potete stare certi che l’officiante lo metterà sicuramente “fra i beati del cielo”. Potrà essere stato un ubriacone, un ateo, giocatore d’azzardo incallito, un amante di piaceri sfrenati, un idolatra che mai gli sia nemmeno passato per la testa di ravvedersene – certamente sarà, al suo funerale, “portato in gloria” dalle pie preghiere e lodi di alcuni predicatori! E se poi il predicatore vorrà “essere onesto” potrà anche riconoscere le “indubbie debolezze ed errori” compiuti dal defunto, ma sarà naturalmente pronto ad affidarne l’anima alla “bontà e misericordia di Dio” che “tutto perdona” e “tutti salva”, magari in forza del “battesimo” che gli era stato amministrato che – secondo alcuni – sarebbe “la garanzia” della salvezza, indipendentemente dalla risposta che alla grazia di Dio avrà dato la persona che l’ha ricevuto. In che modo questo possa armonizzarsi con ciò che la Bibbia dice al riguardo proprio non si capisce. Si tratta di “pie menzogne”, fasulle consolazioni a buon mercato per gli sciocchi che ingenuamente le ricevono. Qualcuno bene ha detto che se volete udire un predicatore raccontare le peggiori menzogne, il luogo ideale per questo sarà sicuramente un funerale! Certo, se un uomo ha vissuto in modo fedele alla Parola di Dio, lo si affermi pure al suo funerale e che tutti coloro che amano la sua memoria siano assicurati che egli finalmente “riposi in pace”, ma se in lui non vi erano evidenze alcune di una vita vissuta in sintonia con la volontà rivelata di Dio, nessuna autentica fede in Cristo, nessun autentico ravvedimento, è meglio non dire nulla. Un saggio silenzio riguardo allo scomparso comunica un messaggio potente ai viventi che ancora si compiacciono della loro follia. Un funerale è un’occasione preziosa per un predicatore per rammentare agli empi che è per loro assolutamente necessario prepararsi ad incontrare Dio. Certo, ad un funerale non potremo mai affermare che un’anima sia finita all’inferno, ma non dovremmo neppure affermare che essa ora sia in cielo se la loro vita non ha mai dato prove della grazia di Dio all’opera in loro. L’unico riposo in cui un uomo senza Cristo accede alla propria morte è il riposo fittizio inventato da predicatori ignoranti o codardi che non possono, o non osano, confinare i loro riferimenti sulla persona recentemente scomparsa a ciò che la luce della Scrittura sanziona e permette. Coloro che vivono esclusivamente in funzione di questo mondo e poi, al termine della loro vita usano per il loro funerale ministri di culto che facilmente li destinano al cielo, senza dubbio sarà questo, e solo questo, il premio che ne avranno[4]. Almeno essi rimarranno nella mente dei parenti e degli amici in lutto, saranno sepolti con onore e avranno ricevuto la fallace assicurazione da parte di un clero compiacente di una vita felice in cielo. Una volta terminato il funerale, tutti si ritireranno nel calore delle loro case e ritorneranno “consolati” alla loro vita mondana, sicuri della loro impunità. Essi non saranno stati avvertiti, non saranno pronti per la loro propria fine. Tutti i parenti piangenti prenderanno commiato l’uno dall’altro con una stretta di mano ed un bacio fino al prossimo funerale di famiglia. L’impressione stupefacentemente grande ed universale che se ne avrà da tutte le cerimonie di quella giornata sarà che tutti “sicuramente” alla fine saranno salvati e tutti andranno al loro “eterno riposo”. Quanta cattiva teologia viene comunicata da tali atroci funerali: più di quanto uno possa supporre! Le false dottrine che vengono predicate in queste circostanze meritano di essere elencate: “Dio perdona tutti i peccati degli uomini nonostante la condizione della loro anima… La morte di Cristo è efficace per la salvezza pure di tutti coloro che mai hanno creduto in Lui… Tutti gli uomini saranno felici dopo la loro morte… A Dio non importa come abbiamo vissuto sulla terra… Cortesia e delicatezza impone che non si dica la verità sulla vita dopo la morte… E meglio che gli ignoranti rimangano nella loro ignoranza che turbarli con il timore della vita a venire… Alla fine un ministro di culto ed un funerale religioso metterà a posto tutte le cose…”. Molto diversa è la fine di quegli uomini che veramente credono in Cristo. Di lui è scritto: “essi si riposano dalle loro fatiche” (Ap. 14:13). Il riposo di queste persone non è immaginario, ma reale. Il suo corpo, ancora unito a Cristo, riposa in una tomba o in un letto. La sua anima entra nel sublime riposo della vittoria su tutte le prove ed i guai della vita: “Sta' attento all'uomo integro e osserva l'uomo retto, perché il futuro di tale uomo sarà pace” (Sl. 37:37 ND). Nessuno di quelli che ne hanno fatto esperienza può dire quanto dolce sia il sentimento di essere entrati nell’eterno riposo dei santi. Parleremo della beatitudine del guardare al volto radioso di un Salvatore che abbiamo cercato di servire per un poco sulla terra e di ricevere dalla Sue labbra un affettuoso: “Va bene, servo buono” (Lu. 19:17)? Faremo riferimento all’immediata presenza del Dio Trino, quel mistero ultimo e trascendente che l’intero paradiso adorerà per sempre? Menzioneremo il gran numero di spiriti di quegli uomini giusti “resi perfetti” (Eb. 12:23) e che saranno i nostri compagni e conservi per l’eternità? Che magnifico riposo avrà il popolo di Dio quando ogni suo membro sarà chiamato, uno ad uno, a “venire più avanti”, come gli invitati umili del banchetto nella parabola di Gesù: “…quando verrà colui che ti ha invitato, ti dica: "Amico, vieni più avanti". Allora ne avrai onore davanti a tutti quelli che saranno a tavola con te.” (Lu. 14:10), quando lascerà questo teatro di guerra che è il mondo per prendere posto nell’alto dei cieli con tutti coloro che sono morti in comunione con Dio! In questo mondo dobbiamo vigilare, attendere, pregare, digiunare, sperare. Là, però, nell’immediata presenza di Cristo, tutto sarà riposo, gioia, adorazione, condivisione, bere dalla fonte della vita che è Cristo stesso. Gran parte della vita cristiana qui sulla terra è vissuta al di fuori dalle “cose buone” di questo mondo. Il credente è escluso da tanto che il mondo fornisce quanto a piacere e felicità. Le gioie contaminate dei peccatori non sono un intrattenimento adatto per il popolo di Cristo. Neppure osiamo assaggiare i loro bocconi tentatori, né cantare le loro canzoni volgari, né danzare al ritmo delle loro musiche, né ridere delle loro battute di discutibile spirito. Le risate dell’uomo di questo mondo sono descritte così dalla Bibbia: “Qual è lo scoppiettio dei pruni sotto una pentola, tal è il riso dello stolto. Anche questo è vanità” (Ec. 7:6). La metà dei luoghi dove in questo mondo è possibile andare sono preclusi al popolo di Dio. Entreremmo per quelle porte solo a nostro rischio e pericolo. Il prezzo d’entrata è morte per l’anima. Quei cristiani professanti che sono tanto sciocchi da avventurarsi in essi non ne usciranno che con afflizione e cordoglio. Ricordatevi di Sansone, e imparatene la lezione! Quando però il santo[5] giunge al suo finale riposo, a lui sarà dato il benvenuto dove ha titolo di entrare. Non vi sarà più spazio nella casa del riposo per la sporcizia ed il veleno del peccato. Tutto sarà santo, tutto sarà innocente, tutto sarà edificante, tutto sarà santificato, tutto sarà glorioso. Tutto sarà illuminato dalla presenza stessa di Dio e dell’Agnello. Sarà, in ogni sua parte, “la casa del Padre” (Gv. 14:2), la casa del Padre di Gesù Cristo. La vita cristiana può solo diventare migliore. Sulla terra essa è buona: dopo la morte, con Cristo, sarà “ancora meglio” (Fl. 1:23); dopo la risurrezione nell’ultimo giorno sarà al massimo del suo splendore. Il riposo del santo nella morte non segnerà la fine del suo premio, ma ne sarà solo la prima parte. Sarà ancor più aumentato quando Cristo comanderà all’arcangelo di dare l’ultimo squillo di tromba (1 Ts. 4:16; 1 Co. 15:52). Il resto del popolo di Dio nella morte è il preludio della sua gioia piena, totale e realizzata quando verranno restituiti i corpi dalla fredda tomba ed essi saranno rivestiti di una condizione nuova e magnifica, da Cristo riportati dalla polvere della morte, splendenti perché privi di peccato e di gloria. In modo altrettanto sicuro di come Cristo risorse dai morti, con altrettanta certezza Egli farà risorgere il Suo popolo credente e lo unirà a Sé come in un matrimonio eterno: “Poiché il tuo creatore è il tuo sposo” (Is. 54:5). Sono già passati 2000 anni: in fretta sta giungendo il momento in cui “il tempo non sarà più” (Ap. 10:6). Il riposo dei santi è più vicino ora di quanto mai lo sia stato – non il sonno della morte soltanto, ma la condizione eterna. Chissà se proprio ora l’arcangelo sta per suonare la sua tromba? “Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà vigilanti!” (Lu. 12:37), al fedele servizio del loro Signore. Allora “In verità io vi dico che egli si rimboccherà le vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lu. 12:37). (Maurice Roberts, in “The Banner of Truth”, N. 457, ottobre 2001, p. 1 – Traduzione ed adattamento di Paolo Castellina). [1] Orig. “worldly”, lett. mondano, empio, le cui prospettive sono unicamente rivolte a questo mondo. Cfr. “…ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli” (Ef. 2:2). [2] Cfr. “Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio” (Giovanni 3:18). [3] “E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?” (Mr. 8:36). [4] Simile a: „Quando dunque fai l'elemosina, non far sonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno“ (Mt. 6:2). [5] Colui che è santo per fede in Cristo. |