Siamo antiquati?Quando sul nostro sito proponiamo le nostre
argomentazioni in favore della fedeltà all’ortodossia riformata come
tramandataci dalle Confessioni di Fede della Riforma, quando affermiamo di
volere essere fedeli all’oggettività e positività del testo biblico e della
concezione del mondo che essa presenta, confessandolo come vera parola di Dio,
alcuni ci accusano di essere antiquati, antistorici, e di non tenere conto dei
progressi della scienza e del pensiero umano. Affermano che “dalla Riforma
molte acque sono passate sotto i ponti” e che il Protestantesimo da allora si
sia molto evoluto. E’ vero questo? Alcune delle questioni e delle
contestazioni che ci fanno sono apparentemente molto avvincenti, ma se esaminate
attentamente si dimostrano in realtà false e deleterie per la vita e l’opera
della chiesa. Esamineremo una ad una queste questioni.
Questa affermazione è inaccettabile e intendiamo protestare contro questa scelta di rendersi schiavi de!le strutture di pensiero dominanti, sia di quelle del ventesimo secolo che di quelle di qualsiasi altro periodo storico. Riteniamo invece che si debba incoraggiare l'uso di qualsiasi forma di comprensione della realtà, antica o moderna, ed intendiamo sottolineare che la proclamazione della fede cristiana deve essere fatta secondo il linguaggio della cultura a cui ci si rivolge. È necessario inoltre che il pensiero cristiano si sappia confrontare con altre correnti di pensiero, che sono tutte inevitabilmente correnti di breve durata.
Il cedimento alla presunta supremazia del pensiero moderno si esprime in due modi: 1) le affermazioni religiose vengono subordinate ai canoni della razionalità scientifica; 2) dato che si concepisce la ragione in termini di razionalità scientifica, ne consegue che le affermazioni di tipo religioso non fanno parte di tutto ciò che è razionale. Ne risulta una religione puramente soggettiva e irrazionale; una religione le cui affermazioni riguardano solo il singolo credente. Noi ripudiamo entrambe queste forme di cedimento al pensiero moderno.
La religione sarebbe dunque un insieme di simboli e perfino di proiezioni umane? Noi non possiamo accettare tali affermazioni. È in gioco la realtà di Dio: la verità è che non siamo stati noi a inventare Dio, ma è stato Dio a "inventare" noi.
Questa Questione suggerisce un rovesciamento dell’imitazione di Cristo" in quanto afferma che l’immagine di Cristo non è altro che un'immagine riflessa delle nozioni culturali e anticulturali della perfezione umana. Non neghiamo che tutti gli aspetti de!l'umanità sono illuminati da Gesù. Difatti l'universalità di Cristo va proprio intesa in relazione alle particolarità de! mondo dei credenti. Rifiutiamo però che l'immagine di Gesù venga in questo modo imprigionata da queste metafore, che sono inevitabilmente inadeguate, relative, transitorie e molto spesso idolatre. Il Signore Gesù, come pure tutta la Scrittura e tutta la tradizione cristiana, non possono essere interpretati arbitrariamente senza alcun riferimento a!!a storia di cui fanno parte. Altrimenti si corre ii rischio di sfruttare la tradizione senza prender!a sul serio.
Affermiamo la nostra comune umanità. Riteniamo che sia importante esplorare tutte le manifestazioni della ricerca religiosa, confrontarsi con esse e saper imparare dalle ricchezze delle altre religioni. Ma non possiamo accettare le affermazioni di questa Questione in quanto appianano le diversità e ignorano le contraddizioni che esistono fra la nostra fede e le altre religioni. Cosi facendo non solo si oscura il significato della fede cristiana, ma si viene meno ne! rispettare l'integrità delle altre fedi. La verità è importante; pertanto le differenze esistenti fra le religioni sono molto significative.
La salvezza comprende la promessa della "realizzazione" della persona, ma identificare la salvezza con la realizzazione umana rischia di sminuire questa promessa. Affermiamo che non vi è salvezza al di fuori di Dio.
Questa Questione esprime una comprensione errata dell'ambivalenza dell'esistenza umana e sottovaluta l’estensione del peccato. Paradossalmente, minimizzando la gravità del male, si indeboliscono gli attacchi seri e duraturi a particolari mali sociali o individuali.
Il culto favorisce i valori individuali e comunitari, ma è soprattutto una risposta alla realtà di Dio e sorge dal bisogno fondamentale e dal desiderio di conoscere, amare e adorare Dio. Adoriamo Dio perché Dio deve essere adorato.
Le istituzioni e le tradizioni sono spesso oppressive. Per questa ragione devono essere sottoposte a una critica inesorabile. D'altra parte la comunità ha bisogno di istituzioni e di tradizioni. Senza di esse la vita degenererebbe nel caos e in nuove forme di schiavitù. La ricerca moderna per la liberazione da tutte le restrizioni sociali e storiche è in fin dei conti disumanizzante.
Questa Questione riguarda lo spettro politico e ideologico. La sua forma rimane invariata, anche se il contenuto viene definito come promotore dello stile di vita americano, favorendo il socialismo o provocando la coscienza umana. La chiesa ha la responsabilità di denunciare gli oppressori, deve aiutare a liberare gli oppressi, e deve cercare di guarire la miseria umana. Talvolta la missione della chiesa coincide con i programmi del mondo. Le norme dell'attività della chiesa derivano comunque dalla propria percezione della volontà di Dio per il mondo.
Questa supposizione porta alcuni a denigrare la trascendenza errata, si ritirano nel privato o nell'individualismo e trascurano la loro responsabilità personale e comune come cristiani per la città terrena. Secondo la prospettiva biblica è proprio perché crediamo nel regno di Dio su tutti gli aspetti del!a vita che come cristiani dobbiamo partecipare alla battaglia contro le strutture disumanizzanti e le loro manifestazioni di razzismo, guerra e sfruttamento economico.
La lotta per il miglioramento dell'umanità è essenziale per la fede cristiana e può essere condotta e ispirata dalla promessa biblica del regno di Dio. Ma esseri umani imperfetti non sono in grado di creare una società perfetta. Il regno di Dio è superiore a qualsiasi tipo di utopia. Dio ha i suoi piani che si confrontano con i nostri, sorprendendoci con giudizio e redenzione.
Questo è il crollo finale del pensiero moderno. Se la morte è l'ultima parola, allora il cristianesimo non ha più niente da dire sulla domanda fondamentale della vita. Noi crediamo che Dio risuscitò Gesù dai morti e siamo convinti... che niente nella morte o nella vita, nel reame degli spiriti o dei poteri sovrumani, nel mondo come è o come sarà, non vi è altezza o profondità niente in tutto il creato che possa separarci dall'amore di Dio in Cristo Gesù nostro Signore (Ro. 8:38). Elaborazione de “L’Appello di Hartford” (1975), in Dichiarazioni evangeliche: il movimento evangelicale, a cura di Pietro Bolognesi, Bologna: Dehoniane, 1997. |
E' sempre... Tempo di Riforma, a cura del past. Paolo Castellina