Diverse persone male o poco
informate ritengono che non vi sia differenza sostanziale fra la
messa del cattolicesimo romano ed il culto evangelico, che sia,
cioè, solo una questione di forma. Alcuni persino chiamano “messa” la
riunione domenicale dei credenti evangelici. Nulla di più sbagliato: vi
è una differenza di fondo fra le due celebrazioni che spinge
coerentemente molti cristiani evangelici a rifiutarsi di
partecipare alla messa – anche se vi fossero invitati – perché,
in coscienza, per le concezioni che essa sottende, la considerano un
vero e proprio insulto al santo e prezioso nome di Cristo. Se questo
atteggiamento può parere eccessivo agli spiriti più concilianti, un
esame approfondito di queste concezioni rivelerà ben presto quanto esse
siano aberranti rispetto al genuino messaggio delle Sacre Scritture ed
alla pratica dei primi cristiani. Ne forniamo qui alcune indicazioni
riassuntive.
La “messa” viene definita dal
cattolicesimo romano “il supremo ed unico sacrificio eucaristico della
chiesa cristiana cattolica”.
Il termine deriva dalla formula con cui nei primi secoli del
cristianesimo il diacono congedava i fedeli al termine del rito:
“Ite, missa est”, intendendo significare: “E’ permesso di andare”,
“vi potete congedare”.
Nella liturgia cattolica la
messa è composta da due parti. La prima è detta: “liturgia della parola”
(lettura delle Sacre Scritture) inframmezzata da suppliche e preghiere,
la seconda, “vero e proprio sacrificio”,
è composta sostanzialmente dall’offertorio, dalla consacrazione del pane
e del vino, e dalla comunione. Anticamente questo invito ad allontanarsi
era pronunciato dopo la liturgia della parola e prima della
celebrazione dell’eucaristia, intendendo così congedare coloro che non
erano in condizioni legali e morali per poter partecipare a questa,
essendo così riservata solo ai cristiani “comunicanti”. Il termine
“messa”, così inteso, stava perciò a significare: “Sta per iniziare la
messa”, il momento culminante della celebrazione.
Il “sacrificio della messa” è
una delle dottrine più peculiari del sistema cattolico-romano, definita
“fonte ed apice di tutta la vita cristiana”
e ha ben poco a che fare con il culto evangelico riformato. Mentre
quest’ultimo si incentra sulla lettura e sulla predicazione della Parola
di Dio, la parte più importante della messa è la “ripetizione del
sacrificio di Cristo”. Esso non è semplicemente un “memoriale” del
sacrificio di Cristo sulla croce, ma la sua “attualizzazione” che
renderebbe “presente ed attuale, hic et nunc, il sacrificio unico
di Cristo nei suoi elementi costitutivi: la stessa vittima, il medesimo
offerente, e la stessa azione sacrificale, sebbene diversa nel modo
incruento di offrire”,
inoltre essa “ne applica il frutto”
in modo unico ed insostituibile. In essa il pane ed il vino, “diventano
misteriosamente il corpo ed il sangue di Cristo”
e in essa: “Cristo dona lo stesso corpo che ha consegnato per noi sulla
croce, lo stesso sangue”…
Questo sacrificio sarebbe offerto non solo per i vivi, ma “anche per i
fedeli defunti … affinché possano entrare nella luce e nella pace di
Cristo”.
La messa sarebbe valida, inoltre, solo quando viene celebrata dal
vescovo, o da chi è stato da lui autorizzato,
mentre non avrebbe alcuna validità quella celebrata “dalle comunità
ecclesiali nate dalla Riforma … perché non hanno conservata la genuina
ed integra sostanza del mistero eucaristico … per la mancanza del
sacramento dell’Ordine”.
Tali concezioni non sono
assolutamente condivisibili dalla fede evangelica, la quale, di fatto,
considera la messa e la teoria che ad essa sottende, del tutto
aberrante, empia e blasfema. Si può quindi dire a ragion veduta che
ogni qual volta si celebra una messa Cristo venga insultato e
disonorato e di tutto questo i fedeli evangelici non vogliono
esserne complici partecipandovi in qualsiasi modo. L’opera di Cristo è
stata compiuta una volta per sempre ed è efficace in modo immediato per
tutti i luoghi ed i tempi a chi, udendo l’annuncio dell’Evangelo, ad
essa faccia appello tramite la fede, senz’alcun bisogno di celebrazioni
sacramentali né di mediazioni sacerdotali umane, “Infatti con
un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono
santificati” (Eb. 10:14). La celebrazione evangelica della Cena del
Signore conferma simbolicamente e suggella questa realtà.
Con le parole della Confessione
di Fede Riformata di Ginevra del 1536, affermiamo: “Ora, poiché la messa
del papa è stata un’ordinanza maledetta e diabolica intesa a sovvertire
il mistero di questa santa Cena, noi dichiariamo che essa ci è in
abominio, come un’idolatria condannata da Dio, sia in quanto è
considerata un sacrificio per la redenzione delle anime, sia perché in
essa il pane è considerato ed adorato come Dio, oltre alle altre
bestemmie e superstizioni esecrabili che vi sono contenute, ed all’abuso
della Parola di Dio che vi viene presa invano, senza alcun frutto ed
edificazione”.
La Confessione di Fede Riformata
Posteriore del 1566 afferma inoltre: “la messa, così come oggi è in uso
in tutta la chiesa romana, è stata abolita nelle nostre chiese per
diverse e giustissime ragioni … Il fatto sta che abbiamo trovato non
essere una buona cosa che si sia trasformata un’azione santa e salutare
in un vano spettacolo; così pure che essa sia stata resa meritoria e che
la si celebri per denaro o che si dica che il prete vi fa il corpo
stesso del Signore e che lo offra realmente e di fatto per la remissione
dei peccati dei vivi e dei morti, addirittura in onore e celebrazione o
memoria dei santi che sono in cielo”.
Past. Paolo Castellina
paolo.castellina@riforma.net
|