La chiesa
avventista e il giudizio investigativo
da uno
studio di G. Butindaro
Il giudizio
investigativo insegnato dagli Avventisti è una dottrina che attacca la
salvezza per grazia e la certezza della salvezza che possiede il credente.
Ecco due dichiarazioni avventiste che lo confermano.
Ellen G. White disse: "Nel registro del cielo, il perdono è segnato
accanto ai nomi di coloro che si sono pentiti dei propri peccati e che per
fede hanno reclamato il sangue di Cristo come loro sacrificio espiatorio.
Resi partecipi della giustizia di Cristo, i loro caratteri rispondono alle
esigenze della legge di Dio, i loro peccati sono cancellati, ed essi sono
ritenuti degni della vita eterna". Questo significa che, a quanto
dicono gli Avventisti, la cancellazione dei peccati dei credenti avverrà
alla fine del giudizio investigativo tenuto nei loro confronti a
condizione che essi si siano dimostrati fedeli alla legge di Dio (e tenete
presente che di questa legge fa parte l'osservanza del sabato perché la
regola che sarà usata nel giudizio è, secondo gli Avventisti, la legge dei
dieci comandamenti).
William Henry Branson (che fu presidente della Conferenza Generale della
Chiesa Avventista dal 1950 al 1954) ha detto: "Un Cristiano che per
mezzo della fede in Gesù Cristo ha fedelmente osservato le richieste della
legge sarà assolto [nel giudizio investigativo]; non c'è nessuna condanna
perché la legge non trova nessun sbaglio in lui. Se invece si trova che
uno ha infranto persino un singolo precetto, e questa trasgressione non è
confessata egli sarà trattato come se avesse infranto tutti e dieci".
Come potete vedere, secondo gli Avventisti ad un credente i peccati
saranno cancellati se dopo il giudizio investigativo sarà trovato che avrà
osservato la legge, ossia i dieci comandamenti (e vi ricordo di nuovo che
tra essi c'è pure il comandamento di osservare il sabato giudaico). E
questo perché essi insegnano che "la legge dei dieci comandamenti è la
regola secondo la quale gli uomini saranno giudicati" (Dizionario di
dottrine bibliche, pag. 189). Un solo precetto infranto della legge non
confessato non può fare assolvere il credente! Non c'è che dire; gli
Avventisti sono come i Galati che dopo avere iniziato per lo Spirito
volevano raggiungere la perfezione con la carne osservando la legge. Ma
che scrisse loro Paolo? "O Galati insensati, chi v'ha ammaliati, voi,
dinanzi agli occhi dei quali Gesù Cristo crocifisso è stato ritratto al
vivo?... Voi che volete esser giustificati per la legge, avete rinunziato
a Cristo; siete scaduti dalla grazia" (Gal. 3:1; 5:4). Ma non hanno
mai letto gli Avventisti che per le opere della legge - mettiamo molta
enfasi in questo caso sull'osservanza del sabato, cioè del quarto
comandamento del decalogo - nessuna carne sarà giustificata nel cospetto
di Dio? Non sanno gli Avventisti che "non v'è dunque ora alcuna
condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" (Rom. 8:1)? In sostanza,
e qui mi rivolgo a voi Avventisti, non sapete che la salvezza è per grazia
e che pensare dopo aver creduto di potere essere giustificati mediante
l'osservanza della legge è un affronto all'opera di espiazione di Cristo
compiuta una volta per sempre affinché mediante la sola fede in lui ci
fosse messa in conto la giustizia di Dio?
Attenzione dunque quando si sente parlare della salvezza agli Avventisti;
perché se da un lato essi affermano che essa è per grazia, dall'altro
"posticipano" la cancellazione dei peccati di coloro che credono al
termine del giudizio investigativo; cancellazione che per verificarsi
occorre che il perdonato osservi tutta la legge. In sostanza è come se gli
Avventisti dicessero a coloro che hanno creduto in Cristo: sì siete stati
perdonati ma i vostri peccati vi saranno cancellati in futuro se
osserverete il sabato, ecc. In particolare il precetto del sabato, perché
la White lo "vide" circondato di un alone di gloria. Chi non lo osserva e
non confessa questa sua inosservanza che è un peccato, verrebbe radiato
dal libro della vita!
Aborrite questa dottrina del giudizio investigativo, perché essa tende a
far pensare che la cancellazione dei nostri peccati avverrà solo quando
nei nostri confronti sarà compiuto il "giudizio investigativo" la cui
regola sarà la legge, ed a condizione che avremo osservato tutta la legge
che non mi stanco di ricordarvi comprende il comandamento del sabato (che
gli Avventisti esaltano all'inverosimile). Nessuno vi seduca fratelli, voi
quando avete creduto avete ottenuto la remissione dei peccati per cui i
vostri peccati vi sono stati cancellati. State di buon animo; studiatevi
di piacere a Dio in ogni cosa e di confessare a lui i vostri peccati
affinché egli vi purifichi.
L'interpretazione data dagli Avventisti ai
passi del Levitico che parlano dei sacrifici d'espiazione
Alla base della dottrina avventista del giudizio investigativo c'è la
dottrina che afferma che quando i peccati vengono perdonati non vengono
cancellati, ma vengono portati nel santuario celeste dove rimarranno fino
a quando il giudizio investigativo non sarà concluso. E questo gli
Avventisti lo deducono da alcuni passi presi dal libro del Levitico
(capitolo 4), dove si parla dell'espiazione dei peccati. [...]
Diciamo invece che i sacrifici espiatori descritti nel libro del Levitico
sono ombra di quello perfetto che Cristo doveva offrire nella pienezza dei
tempi; a prescindere se venivano offerti in un giorno qualsiasi o nel
giorno dell'espiazione. Non dobbiamo infatti dimenticare che tutti i
sacrifici espiatori che venivano offerti sotto la legge non potevano
cancellare appieno i peccati del popolo perché "è impossibile che il
sangue di tori e di becchi tolga i peccati" (Ebr. 10:4). Ma allora, se
anche il sangue sparso il giorno dell'espiazione non poteva togliere i
peccati, come mai Dio stabilì quel giorno? Certamente per uno scopo ben
preciso; in base a quello che troviamo scritto nella lettera agli Ebrei,
riteniamo che la distinzione tra l'aspersione del sangue fatta al di qua
del velo e quella fatta al di là del velo fu stabilita sotto la legge per
"significare che la via al santuario non era ancora manifestata finché
sussisteva ancora il primo tabernacolo" (Ebr. 9:8) e che un giorno Cristo,
il futuro Sommo Sacerdote, invece di entrare nel luogo santissimo di un
santuario terreno sarebbe entrato direttamente in cielo con il suo proprio
sangue e non ci sarebbe stato più bisogno di offrire continuamente
sacrifici per i peccati.
Gli Avventisti facendo una differenza tra l'effetto dello spargimento di
sangue che avveniva ogni giorno sotto la legge e quello che avveniva il
giorno dell'espiazione, e applicando questa interpretazione all'opera di
mediazione sacerdotale che Cristo ha cominciato a compiere in cielo dalla
sua ascensione (opera che è stata suddivisa da loro in due fasi per
raffigurarla con quella sacerdotale che avveniva sotto la legge e potere
così giustificare l'errore dei Milleriti a proposito del ritorno di Cristo
il 22 ottobre 1844), hanno prodotto la dottrina del giudizio investigativo
che dice che quando uno crede, i suoi peccati vengono trasferiti nel
santuario celeste in attesa di essere cancellati (ecco perché il santuario
celeste ha bisogno ancora di essere purificato perché ci sono i peccati di
coloro che hanno creduto)! Hanno veramente errato nell'interpretare le
cose in questa maniera. Quindi, nessuno vi tragga in errore fratelli,
perché la dottrina avventista del giudizio investigativo fonda la sua
esistenza anche su un'interpretazione errata dei sacrifici levitici.
Spiegazione di alcune Scritture prese dagli
Avventisti per sostenere il giudizio investigativo
Nelle sacre Scritture vi sono diversi passi che parlano di giudizio, ma
nessuno di essi si riferisce al giudizio investigativo che secondo gli
Avventisti è in corso dal 1844; lo ripeto, nessuno. Ma, come avviene
sempre in questi casi, gli Avventisti, hanno preso alcuni di questi passi
che parlano di giudizio e interpretandoli arbitrariamente gli hanno fatto
dire quello che essi non dicono, ossia invece di trarre i loro pensieri
all'ubbidienza della Parola di Dio, hanno tratto la Parola di Dio
all'ubbidienza dei loro pensieri.
Vediamo ora alcuni dei passi della Scrittura che gli Avventisti prendono
per sostenere il giudizio investigativo.
-
Pietro dice: "E'
giunto il tempo in cui il giudizio ha da cominciare dalla casa di Dio; e
se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non
ubbidiscono al Vangelo di Dio?" (1 Piet. 4:17). Gli Avventisti vedono
nelle parole di Pietro il giudizio investigativo di cui parlano. Ma il
giudizio di cui parla Pietro è spiegato poco prima in che cosa consiste:
"Diletti, non vi stupite della fornace accesa in mezzo a voi per
provarvi, quasi che vi avvenisse qualcosa di strano" (1 Piet. 4:12). Il
giudizio di Dio consisteva in prove che i santi dovevano passare a
motivo della loro fede; queste prove costituivano dei giudizi di Dio che
avevano come scopo quello di fare partecipi i santi della santità di
Dio, in altre parole delle correzioni. A conferma di ciò ricordiamo le
parole di Paolo ai Corinzi: "Ora, se esaminassimo noi stessi, non
saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal
Signore, affinché non siamo condannati col mondo" (1 Cor. 11:31-32).
-
Daniele dice:
"Io continuai a guardare fino al momento in cui furon collocati dei
troni, e un vegliardo s'assise (...) Il giudizio si tenne, e i libri
furono aperti" (Dan. 7:9,10). Questo passo viene citato dagli Avventisti
a sostegno del giudizio investigativo. Esso però non si riferisce per
niente ad un giudizio investigativo in corso, ma piuttosto al giudizio
che in quel giorno avrà luogo.
-
Giovanni dice
nell'Apocalisse: "Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo,
recante l'evangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla
terra, e ad ogni nazione e tribù e lingua e popolo; e diceva con gran
voce: Temete Iddio e dategli gloria, perché l'ora del suo giudizio è
venuta..." (Ap. 14:6-7). Anche questo passo non ha nulla a che fare con
il giudizio investigativo degli Avventisti, ma si riferisce al giudizio
a venire che dovrà avere luogo in quel giorno. Queste parole infatti
nell'Apocalisse seguono quelle che Giovanni sentì proferire ai
ventiquattro anziani: "...Le nazioni s'erano adirate, ma l'ira tua è
giunta, ed è giunto il tempo di giudicare i morti, di dare il loro
premio ai tuoi servitori, i profeti, ed ai santi e a quelli che temono
il tuo nome, e piccoli e grandi..." (Ap. 11:18). E' giunta l'ira di Dio?
No; e allora neppure il tempo di giudicare i morti e di dare ai
servitori di Dio il loro premio e di distruggere quelli che distruggono
la terra.
-
Gesù disse:
"Perciò il regno dei cieli è simile ad un re che volle fare i conti coi
suoi servitori. E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato
uno, ch'era debitore di diecimila talenti. E non avendo egli di che
pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i
figliuoli e tutto quant'aveva, e che il debito fosse pagato. Onde il
servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi, dicendo: Abbi
pazienza con me, e ti pagherò tutto. E il signore di quel servitore,
mosso a compassione, lo lasciò andare, e gli rimise il debito. Ma quel
servitore, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento
denari; e afferratolo, lo strangolava, dicendo: Paga quel che devi! Onde
il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con
me, e ti pagherò. Ma colui non volle; anzi andò e lo cacciò in prigione,
finché avesse pagato il debito. Or i suoi conservi, veduto il fatto, ne
furono grandemente contristati, e andarono a riferire al loro signore
tutto l'accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse:
Malvagio servitore, io t'ho rimesso tutto quel debito, perché tu me ne
supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, com'ebbi
anch'io pietà di te? E il suo signore, adirato, lo diede in man degli
aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli doveva. Così
vi farà anche il Padre mio celeste, se ognun di voi non perdona di cuore
al proprio fratello" (Matt. 18:23-35).
Ecco come spiegano gli Avventisti questa parabola di Gesù in un loro
libro: "La Scrittura illustra chiaramente la differenza tra il perdono e
la cancellazione del peccato. Prendete, per esempio Matteo 18:23-35
(...) nonostante il primo servitore sia stato perdonato, egli ora agisce
in una maniera crudele e brutale verso il suo conservo, non gli mostra
nessuna misericordia e lo caccia in prigione. Quando il re sente questo,
egli è irritato e getta il servitore che egli ha perdonato in prigione
fino a quando ha pagato tutto il suo debito. Ecco qua un caso dove il
perdono concesso fu ritirato" (Questions on Doctrine, pag. 439,440).
Tutto questo per sostenere che come il re posticipò la cancellazione del
debito a quel servitore benché lo avesse inizialmente perdonato così il
fatto che Dio abbia perdonato il peccato non significa necessariamente
che egli abbia cancellato il peccato! Ma gli Avventisti dimenticano
volontariamente che Gesù non raccontò questa parabola per spiegare che
c'è una differenza tra il perdono dei peccati e la cancellazione dei
peccati - perché non c'è - ma per spiegarci che se noi non perdoniamo
agli uomini i loro sbagli neppure il Padre nostro celeste perdonerà i
nostri ma ce li farà pagare come meritiamo. Non aveva forse detto Gesù:
"Ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà
i vostri falli" (Matt. 6:15)? Come si fa a vedere in questa parabola una
differenza tra il perdono dei peccati che l'uomo peccatore sperimenta
quando si ravvede e crede nel Vangelo, e la cancellazione di questi
stessi peccati perché quest'ultima viene dopo un giudizio investigativo?
Bisogna veramente avere gli occhi chiusi per non capire il vero
significato di questa parabola.
Il capro vivo destinato ad Azazel
Gli Avventisti dicono che quando sarà terminato il giudizio investigativo
allora il Signore uscirà dal luogo santissimo, dove si trova ora, per
mettere sulla testa di Satana tutte le iniquità e tornerà sulla terra per
rendere a ciascuno secondo le sue opere. Essi anche qui applicano a Cristo
quello che faceva il sommo sacerdote sotto la legge il giorno
dell'espiazione infatti dicono che come Aaronne dopo avere fatto
l'espiazione dei peccati il giorno dell'espiazione usciva dal luogo
santissimo e posava le sue mani sul capo del capro vivo destinato ad
Azazel confessando le iniquità del popolo sopra di esso e
trasmettendogliele e poi lo mandava via nel deserto (cfr. Lev. 16:20-21),
così Cristo quando uscirà dal luogo santissimo del santuario celeste,
poserà tutti i peccati dell'umanità su Satana (rappresentato dal capro
vivo destinato ad Azazel) che li dovrà portare sulla terra durante tutto
il millennio. Quella sarà l'ultima fase del suo giudizio.
Gli Avventisti affermano che Azazel si riferisce a Satana; ma come abbiamo
visto essi affermano pure con sicurezza che il capro vivo destinato ad
Azazel è Satana. Vorremmo allora domandargli: se Azazel è Satana e il
capro vivo destinato ad Azazel, che doveva essere mandato nel deserto con
le iniquità degli Israeliti, rappresentava Satana, che senso ha dire che
il capro era Satana ed era destinato a Satana? Se leggete attentamente le
parole che si riferiscono al capro destinato ad Azazel si vedrà che è
scritto chiaramente: "Il capro ch'è toccato in sorte ad Azazel sarà posto
vivo davanti all'Eterno, perché serva a fare l'espiazione e per mandarlo
poi ad Azazel nel deserto" (Lev. 16:10); il che significa che anche quel
capro vivo che era destinato ad Azazel doveva servire a fare l'espiazione
dei peccati degli Israeliti. E si tenga presente che questo capro doveva
essere senza difetto come quello che doveva essere offerto negli altri
giorni per fare l'espiazione del peccato di uno dei capi del popolo (cfr.
Lev. 4:22-24). Stando dunque così le cose, come potete affermare che il
capro senza difetto destinato ad Azazel sia Satana? Non vi rendete conto
che così dicendo fate passare Satana come un cooperatore nell'espiazione
dei nostri peccati perché implicitamente affermate che il suo ruolo è
indispensabile per la realizzazione dell'espiazione dei peccati? Al tempo
stesso affermate che Satana non compie nessuna espiazione per i nostri
peccati (Questions on Doctrine, pag. 400), e noi non mettiamo in dubbio
quello che voi dite a riguardo. Certo è però, che dicendo che un giorno
Cristo metterà tutti i peccati su Satana, voi lo fate passare per uno che
in qualche misura è chiamato a "cooperare" all'espiazione dei peccati! Non
è forse scritto in Isaia, riguardo a Gesù: "L'Eterno ha fatto cader su lui
l'iniquità di noi tutti... si caricherà egli stesso delle loro iniquità...
egli ha portato i peccati di molti" (Is. 53:6,11,12)? E non è forse
scritto nell'epistola di Pietro: "Egli, che ha portato egli stesso i
nostri peccati nel suo corpo, sul legno.." (1 Piet. 2:24)? Cosa c'entra
Satana col portare le iniquità che lui stesso ci ha fatto commettere? Non
è stato sufficiente che Cristo si caricasse di tutte le nostre iniquità
una volta per sempre? Come potete dunque arrivare a dire che Satana
porterà i peccati che abbiamo commesso?
La Scrittura dice che Satana sarà punito e porterà la pena della sua
iniquità per l'eternità, non dice che Cristo gli metterà sulla testa tutte
le iniquità che hanno commesso sia giusti che gli empi. Riteniamo
piuttosto che siccome la legge ha un ombra dei futuri beni, il capro
destinato ad Azazel benché non veniva scannato come quell'altro che era
destinato a Dio, ma veniva solo caricato di tutte le iniquità del popolo
d'Israele, raffigurava l'opera di espiazione di Cristo il quale mediante
il suo sangue ha allontanato da noi le nostre iniquità
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