Teopedia/Ravvedimento

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Ravvedimento

Ravvedimento, nella teologia cristiana, traduce il termine greco μετανοια, che significa "trasformazione della mente", e che è spesso usato nella Septuaginta per tradurre il termine tardo ebraico nacham.
Definito in questo modo, "ravvedimento" potrebbe apparire qualcosa di esclusivamente intellettuale. Non è così, però, perché gli scrittori della Bibbia erano fortemente consapevoli dell'unità della personalità umana.
"Trasformare la mente" era essenziamente modificare il nostro atteggiamento e così, almeno in principio, cambiare il nostro modo di agire e persino l'intero modo di vivere.
Il ravvedimento è un principio importante nella predicazione biblica (Geremia 25:1-7; Marco 1:15; 6:12; Luca 1:16ss; Atti 2:38 ecc.). Un brano dell'Antico Testamento che non usa questa parola, esprime bene il suo significato: "Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia" (Proverbi 28:13).

Il ravvedimento è un aspetto della conversione, l'altro è la fede. Essi sono due aspetti di un'unica esperienza, quella in cui un uomo o una donna abbandona ciò che Dio considera peccato e si affida completamente a Cristo.
L'iniziale ravvedimento dovrebbe condurre alla rinuncia abituale al peccato. Il ravvedimento, propriamente detto, non dovrebbe essere confuso con la penitenza, termine che spesso, nelle versioni cattoliche romane della Bibbia traduce lo stesso μετανοια. L'idea che penitenza suggerisce è, infatti, più l'esecuzione di atti prescritti dalla Chiesa per espiare peccati post-battesimali, ma quest'idea non trova riscontro nel Nuovo Testamento.