Teopedia/Parte giusta della storia

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Essere (o non essere) "dalla parte giusta della storia"

L’espressione "essere dalla parte giusta della storia" è utilizzata spesso nel dibattito pubblico per indicare che una persona, un movimento o un’ideologia è in linea con il progresso morale e sociale che, secondo chi parla, sarà riconosciuto come giusto o virtuoso nel futuro. È una formula che implica una visione teleologica della storia, ovvero la convinzione che il corso della storia stia andando verso una meta di miglioramento o di giustizia, e che certe posizioni saranno viste, retrospettivamente, come giuste o sbagliate.

Oggi, chi utilizza questa frase tende a riferirsi a temi come i diritti civili, la giustizia sociale, la sostenibilità ambientale o altre questioni etiche e politiche. In questo contesto, l’idea di essere "dalla parte giusta" non è semplicemente una questione di opinione personale, ma si basa su una presunzione di consenso storico futuro. Chi utilizza questa espressione spesso cerca di conferire un'autorità morale alla propria posizione e di delegittimare quelle opposte, come se l'evoluzione della storia dimostrerà inevitabilmente la correttezza della propria causa.

Tuttavia, questa frase è spesso criticata perché presuppone che la storia abbia un'unica direzione e che sia possibile prevedere il giudizio futuro su eventi attuali. Storicamente, molte delle idee che oggi consideriamo giuste non erano affatto universalmente accettate in passato, e ciò che viene considerato "giusto" può variare ampiamente da una cultura o epoca all'altra.

Ecco alcune interpretazioni e contesti in cui questa frase viene utilizzata oggi:

  1. Giustizia Sociale e Diritti Umani: Spesso, chi sostiene cause legate ai diritti umani, alla giustizia sociale, o a movimenti contro discriminazioni di vario tipo (come il razzismo, il sessismo, l'omofobia) si autodefinisce "dalla parte giusta della storia". Questo riflette l'idea che la storia ha mostrato come queste battaglie per l'uguaglianza e i diritti siano state viste favorevolmente nel lungo termine.
  2. Ambiente e Sostenibilità: Nella discussione sul cambiamento climatico e la sostenibilità, coloro che promuovono pratiche ecologiche, transizioni energetiche verdi, o politiche ambientali stringenti, vedono se stessi come parte di un movimento che la storia giudicherà correttamente per aver cercato di salvare il pianeta.
  3. Progresso Culturale e Tecnologico: In ambiti legati alla tecnologia, alla medicina, o alla cultura, chi avanza verso nuove frontiere, magari sfidando tradizioni o status quo, può considerarsi "dalla parte giusta della storia" se il progresso viene visto come inevitabile e positivo.
  4. Politica e Ideologia: Questa frase viene spesso usata in ambito politico per affermare la superiorità morale o la prevedibile approvazione storica di una determinata ideologia o politica rispetto ad un'altra. Ad esempio, chi sostiene politiche di integrazione e diritti per i rifugiati potrebbe vedersi "dalla parte giusta della storia" in contrasto con chi promuove politiche di chiusura o nazionalismo esclusivo.
  5. Critica alla Narrativa Dominante: Tuttavia, vi è anche una critica a questa espressione. Alcuni sostengono che "dalla parte giusta della storia" venga usata come una forma di propaganda o per imporre una narrazione moralmente superiore senza lasciare spazio al dibattito critico. Questi critici argomentano che ogni epoca ha la sua "parte giusta" che poi potrebbe essere rivisitata negativamente dalla storia successiva.
  6. Visione Storica Critica: Infine, ci sono coloro che mettono in discussione l'idea stessa che esista una parte "giusta" della storia, sottolineando come la storia sia scritta dai vincitori e che ciò che è visto come giusto oggi potrebbe non esserlo domani, o viceversa.

In sintesi, "dalla parte giusta della storia" è una frase carica di significato emotivo e politico, usata per indicare un allineamento con valori o cause che si presume saranno visti positivamente dal futuro. Tuttavia, la sua interpretazione varia e può essere soggetta a dibattito, riflettendo le complesse dinamiche tra etica, politica, e percezione storica.

Una visione marxista del futuro?

E' possibile che l'uso della frase "essere dalla parte giusta della storia" sia influenzato dall'ideologia marxista-leninista, anche se non sempre in modo consapevole o intenzionale. L'ideologia marxista-leninista si basa su una visione teleologica della storia, secondo cui la lotta di classe conduce inevitabilmente al superamento del capitalismo e all'instaurazione del comunismo come stadio finale dello sviluppo sociale umano. In questo quadro, il corso della storia è determinato da leggi economiche e sociali che portano a un futuro predefinito di giustizia sociale e uguaglianza globale.

L'idea marxista di "inevitabilità storica" può essere vista come una possibile fonte di ispirazione per l'uso moderno della frase. Chi sostiene di essere "dalla parte giusta della storia" spesso adotta implicitamente una visione deterministica o progressiva degli eventi storici, simile a quella marxista, in cui certe cause sociali o politiche sono destinate a prevalere perché considerate moralmente superiori o inevitabili.

Detto questo, l'uso della frase oggi non è esclusivo di chi segue o è influenzato dal marxismo-leninismo. Molte ideologie politiche, compreso il liberalismo e il progressismo contemporaneo, utilizzano concetti di progresso storico per giustificare le proprie posizioni, pur senza adottare il rigido determinismo economico marxista. Ad esempio, temi come i diritti civili, l'uguaglianza di genere e la giustizia ambientale sono spesso presentati come parti di una narrazione storica progressiva, anche da chi non abbraccia una visione marxista del futuro.

Tuttavia, la tendenza a vedere la storia come un processo lineare e moralmente orientato può, in parte, richiamare le premesse ideologiche del marxismo-leninismo, che postulava l'esistenza di una "giusta" direzione storica, culminante in una rivoluzione globale. Il rischio in questo approccio, come avveniva nel marxismo-leninismo, è che chi si trova "dall'altra parte" venga etichettato come moralmente o storicamente "superato", rendendo più difficile un dibattito aperto e pluralistico.

Francis Fukuyama

L’idea di essere “dalla parte giusta della storia” può essere influenzata anche dalle concezioni di Francis Fukuyama, sebbene con un’accezione diversa rispetto all'ideologia marxista-leninista. Fukuyama è noto per la sua tesi sulla "fine della storia", esposta nel suo libro del 1992 La fine della storia e l'ultimo uomo. Questa teoria postula che, dopo la fine della Guerra Fredda e la caduta del blocco sovietico, il liberalismo democratico e l'economia di mercato si sarebbero affermati come il modello politico ed economico definitivo per l'umanità. In altre parole, secondo Fukuyama, la storia intesa come conflitto tra grandi ideologie sarebbe giunta al termine, perché il liberalismo rappresenta la forma finale e universale di governo.

Secondo questa prospettiva, la "fine della storia" non significa la cessazione degli eventi storici, ma la conclusione del dibattito su quale sistema politico o economico sia migliore. Fukuyama credeva che il liberalismo democratico avesse vinto la competizione ideologica contro il comunismo e le dittature, e che non ci sarebbero state alternative più efficaci o desiderabili. Da qui nasce l'idea che chi aderisce ai valori democratici liberali è "dalla parte giusta della storia", perché non esisterebbe più un'alternativa storicamente valida che possa competere a livello globale.

Chi oggi usa questa frase potrebbe quindi attingere, consapevolmente o inconsapevolmente, all'idea di Fukuyama che la storia abbia raggiunto un punto culminante nel trionfo del liberalismo. Questa visione, come quella marxista-leninista, presuppone una sorta di "inevitabilità storica", in questo caso legata al progresso delle istituzioni democratiche, dei diritti individuali e del libero mercato.

Critiche alla teoria di Fukuyama

La tesi di Fukuyama ha ricevuto numerose critiche, specialmente alla luce di eventi successivi alla sua pubblicazione. L'ascesa del terrorismo globale, la crisi economica del 2008, la crescita del populismo autoritario e la rinascita di regimi non democratici come la Cina o la Russia sotto Putin, hanno messo in discussione l'idea che il liberalismo fosse destinato a dominare senza rivali. Questi sviluppi indicano che la storia è tutt’altro che “finita” e che il conflitto tra sistemi di governo e visioni del mondo è ancora molto presente.

Tuttavia, per molti sostenitori del liberalismo democratico, l'idea di essere "dalla parte giusta della storia" resta legata a questa visione fukuyamiana, anche se il corso degli eventi ha dimostrato che la storia è più complessa e meno prevedibile di quanto inizialmente pensato.

In sintesi, sia il marxismo-leninismo che la concezione di Fukuyama condividono un'idea di inevitabilità storica, ma divergono sul sistema che considerano il culmine di questo processo. Chi utilizza oggi l'espressione "dalla parte giusta della storia" potrebbe riflettere inconsapevolmente entrambe queste visioni, affermando la supremazia di una particolare ideologia o modello di società come destinato a prevalere nel lungo termine.

Yuval Noah Harari

Yuval Noah Harari, storico e autore di opere come Sapiens e Homo Deus, offre una visione del progresso dell’umanità che è complessa e meno lineare rispetto a quelle di autori come Marx o Fukuyama. Pur riconoscendo gli incredibili successi raggiunti dall'umanità in termini di sviluppo tecnologico, economico e scientifico, Harari si mostra molto più scettico riguardo alla nozione di un progresso morale o sociale predestinato. Le sue idee possono influenzare, direttamente o indirettamente, la percezione dell'uso della frase "essere dalla parte giusta della storia", ma in modo più critico e riflessivo rispetto alle visioni deterministiche di Fukuyama o Marx.

Il Progresso Secondo Harari: Aspetti Positivi e Critici

  1. Progresso tecnologico e scientifico: Harari riconosce che l'umanità ha fatto enormi passi avanti grazie alla rivoluzione scientifica e tecnologica, soprattutto negli ultimi secoli. Nel suo libro Homo Deus, sottolinea come l'umanità abbia fatto grandi progressi nella lotta contro la fame, le malattie e la guerra, tre dei principali flagelli della storia umana. Grazie a tecnologie come l'intelligenza artificiale e le biotecnologie, stiamo persino esplorando la possibilità di superare i limiti biologici, come la mortalità e l'invecchiamento. Tuttavia, Harari non interpreta necessariamente questo progresso in chiave positiva o inevitabile.
  2. Critica all'idea del progresso morale: A differenza di ideologie come il marxismo o la visione liberale di Fukuyama, Harari è scettico riguardo all'idea che il progresso tecnologico porti inevitabilmente a un progresso morale o etico. Egli sostiene che, mentre siamo riusciti a trasformare radicalmente la nostra società grazie alla scienza e alla tecnologia, non è detto che l'umanità diventi intrinsecamente più giusta, compassionevole o moralmente avanzata. Anzi, l'accesso a tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale o le biotecnologie potrebbe amplificare le disuguaglianze sociali o portare a nuove forme di controllo e oppressione.
  3. Il futuro incerto dell'umanità: Harari avverte che l’umanità si trova a un punto critico. In Homo Deus, esplora scenari futuri in cui l’uomo potrebbe evolvere in una nuova specie o addirittura essere soppiantato da macchine intelligenti. In questo senso, egli non crede che ci sia una "direzione" della storia verso una destinazione morale o sociale più elevata. La storia, secondo Harari, potrebbe prendere direzioni imprevedibili, compreso il rischio di autodistruzione o di trasformazioni che potrebbero cancellare gran parte dei valori umanistici che abbiamo sviluppato.
  4. La narrazione come strumento di controllo: Un tema centrale nei lavori di Harari è la sua analisi delle narrazioni e delle ideologie che hanno plasmato la storia umana. Egli vede le religioni, le ideologie politiche e persino il capitalismo come forme di narrazione collettiva che hanno permesso a gruppi umani di organizzarsi su larga scala. Tuttavia, queste narrazioni non sono oggettive o "inevitabili" nel loro sviluppo, ma piuttosto costrutti sociali che possono essere manipolati o cambiati in base ai contesti storici. Questo implica una critica implicita all'idea che esista una "giusta parte della storia": la storia è fatta di narrazioni, non di verità universali o destini predeterminati.

Harari e la Critica all’Idea di "Parte Giusta della Storia"

Chi si rifà a Harari difficilmente abbraccerà l'idea che esista una direzione chiara e moralmente superiore nel progresso umano. Al contrario, Harari tende a mettere in guardia contro l'arroganza di chi presume di sapere dove sta andando la storia. Secondo lui, non esiste una "parte giusta" del futuro, perché il progresso non è unidimensionale. Anche se ci saranno progressi tecnologici, essi non garantiranno automaticamente una società più equa o moralmente avanzata.

Per Harari, la storia è caratterizzata dall'imprevedibilità e dalla complessità. Le conquiste del passato non sono necessariamente indicatori di un futuro migliore, e l'umanità potrebbe affrontare nuovi problemi e dilemmi che metteranno in discussione il concetto stesso di progresso. L'idea di "essere dalla parte giusta della storia", quindi, secondo Harari rischia di essere una semplificazione eccessiva, se non addirittura fuorviante, perché ignora la realtà caotica e non lineare dello sviluppo umano.

Conclusione

In sintesi, mentre l'idea di essere "dalla parte giusta della storia" può derivare da visioni teleologiche come quelle di Marx o Fukuyama, la prospettiva di Harari mette in discussione l'intero concetto. Egli non vede la storia come un processo lineare che porta inevitabilmente a una meta superiore, ma come una serie di complessi sviluppi, guidati da narrazioni umane, che possono condurre sia a risultati positivi che a catastrofi. Il futuro, per Harari, è più una questione di scelta e di rischio, piuttosto che di inevitabilità storica.

Le Visioni Religiose della Storia

E' molto probabile che l’idea di essere "dalla parte giusta della storia" abbia radici profonde nelle visioni teleologiche della storia, che a loro volta sono fortemente influenzate da concezioni religiose. Le visioni teleologiche vedono la storia come un processo orientato verso una fine o un obiettivo predeterminato. Questa concezione è stata centrale in molte tradizioni religiose e, successivamente, ha influenzato anche ideologie politiche e filosofiche secolari, come quelle di Marx, Fukuyama, e persino, indirettamente, il dibattito contemporaneo.

  1. La visione cristiana della storia: Nella tradizione cristiana, la storia è vista come il dispiegarsi del piano divino. Sin dall’Antico Testamento, l’idea di una progressione storica è legata alla salvezza: l’umanità inizia con la creazione, passa attraverso il peccato originale e la caduta, e si dirige verso una redenzione finale attraverso Cristo, culminando nel regnum Dei (regno di Dio) alla fine dei tempi. Questa concezione teleologica della storia implica che ci sia una "giusta" direzione degli eventi, determinata da Dio, e che coloro che seguono la volontà divina siano dalla parte "giusta" della storia. L’escatologia cristiana, in particolare, ha rafforzato l'idea che la storia abbia un esito finale (la Parusia, il ritorno di Cristo), in cui giustizia e verità trionferanno. Chi si trova in sintonia con il piano di Dio sarà premiato, mentre chi si oppone sarà sconfitto o giudicato negativamente. In questa luce, si può vedere come il concetto di "parte giusta" della storia derivi da questa teleologia cristiana, in cui la moralità e il progresso storico sono visti come parte di un unico piano divino.
  2. Le visioni escatologiche in altre religioni: Anche altre tradizioni religiose condividono una visione teleologica. Nella tradizione islamica, per esempio, c’è l’idea di un destino finale e del giudizio universale (Yawm al-Qiyāmah), in cui i giusti saranno ricompensati e i malvagi puniti. In alcune correnti dell’ebraismo, esiste una concezione messianica che vede la storia orientata verso la venuta del Messia e l’instaurazione di un’era di giustizia. Queste idee influenzano anche il modo in cui le persone interpretano il corso degli eventi: chi è in linea con la volontà divina o le leggi morali universali sarà dalla "parte giusta".
  3. Il millenarismo: Un altro fenomeno legato alla teleologia religiosa è il millenarismo, presente in diverse tradizioni cristiane e non cristiane. Questa corrente vede la storia come un percorso verso una trasformazione radicale del mondo, spesso attraverso una catastrofe o un giudizio divino, seguita dall’instaurazione di un regno di pace e giustizia. Questo ha avuto forti influenze anche sulle ideologie moderne, alimentando l’idea che la storia abbia una direzione ultima che porterà a una risoluzione dei conflitti umani.

Influenze Teleologiche nelle Ideologie Secolari

Le visioni religiose della storia hanno influenzato profondamente il pensiero moderno, secolare, e ideologico, come si può vedere nei seguenti esempi:

  1. Il marxismo: La concezione della storia come lotta di classe che culmina inevitabilmente nella vittoria del proletariato e nell’instaurazione di una società senza classi può essere vista come una trasposizione secolare della teleologia religiosa. Marx ha rifiutato apertamente le credenze religiose, ma la struttura teleologica della sua filosofia storica ha una chiara somiglianza con la narrativa cristiana della salvezza. In questo schema, il comunismo diventa una sorta di "regno di giustizia" sulla terra, dove le ingiustizie del passato vengono superate e l’umanità vive in pace ed eguaglianza. Chi sostiene il comunismo è, dunque, dalla "parte giusta" della storia, secondo questo quadro.
  2. Il liberalismo di Fukuyama: Anche l’idea di Fukuyama della "fine della storia", sebbene presentata in termini secolari e liberali, è influenzata da una concezione teleologica. Secondo Fukuyama, il liberalismo democratico e il capitalismo rappresentano la fine del processo storico in quanto modelli più efficaci e stabili. Questo riflette, in qualche modo, l’idea di un compimento, di una destinazione finale che la storia umana sta raggiungendo. Anche se Fukuyama non parla di una salvezza divina, la sua visione è fortemente orientata verso l’idea di un progresso morale e politico che culmina in un sistema perfetto, con chi aderisce a esso dalla "parte giusta" del progresso storico.
  3. Progresso morale e diritti umani: Anche il moderno discorso sui diritti umani, che è spesso associato a un'idea di progresso morale universale, può essere visto come erede della teleologia religiosa. L’affermazione dei diritti umani come valori universali e "giusti" da perseguire in tutto il mondo rispecchia, in parte, l’idea di un’etica morale universale che governa la storia. Coloro che si oppongono a questi valori sono considerati "dalla parte sbagliata" della storia, non tanto perché infrangono norme locali o temporanee, ma perché si oppongono a principi che vengono considerati eterni e universali, simili alle leggi divine.

Critica alla Teleologia Storica

Non tutti, ovviamente, condividono una visione teleologica della storia. Filosofi e storici scettici, come Friedrich Nietzsche, hanno criticato profondamente l’idea che la storia abbia un significato o una direzione predeterminata. Nietzsche, ad esempio, rifiutava tanto le narrazioni religiose quanto quelle progressiste del suo tempo, sostenendo che la storia è caotica e priva di un senso morale intrinseco. Allo stesso modo, pensatori postmoderni mettono in discussione l’idea che ci siano narrazioni storiche "giuste" o "inevitabili", sottolineando la pluralità e la complessità delle esperienze umane.

Anche autori contemporanei come Harari, con la sua critica all'idea di un progresso morale inevitabile, mettono in discussione la validità di una teleologia storica. Harari, ad esempio, osserva che il futuro è incerto e che le forze che guidano la storia sono spesso imprevedibili e non garantiscono affatto una destinazione morale elevata.

Conclusione

L’idea di essere "dalla parte giusta della storia" è fortemente radicata in una visione teleologica della storia, che ha profonde radici religiose. Questa concezione è stata ereditata e trasformata dalle ideologie secolari moderne, come il marxismo e il liberalismo, che, pur respingendo il soprannaturale, mantengono l’idea che la storia si stia dirigendo verso una meta di giustizia, progresso o uguaglianza. Tuttavia, la critica a queste visioni suggerisce che la storia potrebbe non avere affatto una direzione predeterminata, e che le narrazioni morali che ne emergono possono essere soggette a reinterpretazioni e ribaltamenti

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