Teopedia/Padroni universali
Padroni universali
L'espressione "padroni universali" è stata coniata da Antonio Gramsci, un noto filosofo, politico e teorico italiano del XX secolo. Gramsci utilizzò questo termine nella sua opera "Quaderni del carcere" per riferirsi alle élite sociali che esercitano il controllo culturale e politico su scala mondiale. Gramsci sviluppò il concetto di "egemonia culturale", sottolineando l'importanza della cultura nella formazione delle idee dominanti di una società. L'espressione "padroni universali" allude a coloro che detengono un'influenza preponderante sulla cultura e, di conseguenza, sulle strutture di potere.
Il potere dei “padroni universali” è inarrestabile?
“La categoria dei padroni universali è una categoria concreta: esistono, sono un gruppo di persone straordinariamente potenti, più potenti di ogni altra classe dominante mai stata prodotta dal genere umano, mille volte più potenti dei faraoni”.
Con sempre straordinaria introspezione, il giornalista e politico italiano Giulietto Chiesa (1940-2020) per le élite globaliste che dominano il mondo, riprendeva nel 2018 un’espressione di Antonio Gramsci [1] e diceva:
“La gente non sa cosa significhi attività critica, compresa la maggior parte dei colleghi giornalisti. Non si è più abituati a ragionare. Pertanto di fronte a una domanda si stupiscono, se questa non è considerata lecita, e la rifiutano prima ancora di cominciare a discutere. Questo è un segno della degenerazione intellettuale media che riguarda anche coloro — i giornalisti, ad esempio, ma non solo loro — che dovrebbe invece rappresentare l’élite intellettuale italiana. (...) Non è casuale tutto ciò che sta accadendo. E sono al servizio, in gran parte dei “padroni universali”. La categoria dei padroni universali è una categoria concreta: esistono, sono un gruppo di persone straordinariamente potenti, più potenti di ogni altra classe dominante mai stata prodotta dal genere umano, mille volte più potenti dei faraoni. Sono loro che determinano l’andamento degli Stati” (...) I veri legislatori sono così divenuti i banchieri, in senso letterale e non lato: i banchieri hanno scritto le nuove leggi europee, stabilendo un nuovo ordine di pensiero in linea con la loro mondializzazione. In questo modo il popolo è stato privato della propria sovranità e la sovranità è stata trasferita altrove, con le nuove leggi dettate al mercato dalla finanza e dalla tecno-burocrazia, prodotta dalla stessa finanza. In questo contesto, i paesi «minori» (...) sono stati trasformati in colonie, nemmeno in vicereami. Noi non prendiamo più alcuna decisione, il pareggio in bilancio non lo abbiamo scelto ma ci è stato imposto addirittura come norma costituzionale. Tutte le più importanti decisioni prese in Italia in questo momento sono prese da un parlamento illegittimo, che non rappresenta il popolo italiano (lo stesso processo elettorale è stato definito incostituzionale), su indicazione dei maggiordomi della finanza internazionale, i quali hanno stabilito i criteri da sottoporre a parlamenti, che li approveranno in quanto composti da esponenti politici in sostanza scelti da questa stessa élite. Pertanto, noi siamo già stati privati della nostra democrazia senza essercene resi conto. Siamo esecutori delle decisioni e delle regole della finanza internazionale, che è l’ultima istanza, quella decisiva, attraverso la quale viene esercitato il potere. La finanza è la conseguenza del potere, non la causa. (...) Viviamo una situazione transitoria, nella quale i padroni universali vorrebbero una omogeneizzazione dei popoli, la loro formattazione unica, che ne consenta un totale controllo. Ma i popoli continuano ad esistere come tali, e come tali rappresentano una presenza disturbante per i globalizzatori. (...) Ci troviamo appunto in questa fase, in cui i popoli sono come i cani che guaiscono in attesa del terremoto. Intuiscono il pericolo ma non sanno dove, quando e perché arriverà. (...) Ma il “lamento” dei popoli sta diventando molto forte. Non è ancora una coscienza collettiva; non è una spiegazione chiara. Ma il lamento che si sente e si vede. E i padroni del mondo l’hanno capito. Ne sono inquieti. ‘Occorre che non si diffonda... Occorre fermarlo...’ Questa è la causa del loro cambio di strategia. Il loro obiettivo a questo punto è di demolire il tenore intellettuale dei popoli, di abbassare la loro capacità morale e di ridurre la capacità di reazione. (...) Gli uomini sono come un gregge di pecore, che può essere guidato. (...) Il progresso tecnologico dei sistemi di informazione-comunicazione sta accelerando e ingigantendo questi processi in forma geometrica”.
Giulietto Chiesa, giornalista e politico (1940-2020), intervento all’incontro-seminario “Sovranità/Mondializzazione” del 31 gennaio 2018. In: https://www.iassp.org/2020/04/unidea-alta-di-popolo-di-giulietto-chiesa/
Nota
[1] L'espressione "padroni universali" è stata coniata originalmente da Antonio Gramsci, filosofo, politico e teorico italiano. Gramsci ha utilizzato questo termine per descrivere le élite dominanti che esercitano il controllo su vari aspetti della società, come l'economia, la politica e la cultura. Nella sua opera, Gramsci analizza il concetto di egemonia e il modo in cui le classi dominanti mantengono il loro potere attraverso il consenso e la leadership culturale. La sua teoria sull'egemonia e i "padroni universali" ha avuto un impatto significativo sullo studio del potere e delle relazioni sociali. Antonio Gramsci coniò l'espressione "padroni universali" nei suoi “Quaderni del carcere”, una serie di quaderni in cui scrisse durante il suo periodo di prigionia. In particolare, questa espressione compare nel Quaderno 22, datato tra il 1930 e il 1932. Questi scritti sono considerati fondamentali per la comprensione del pensiero di Gramsci e delle sue teorie sull'egemonia e la lotta per il potere.