Teopedia/Etica della virtù (o areteica)
Etica della virtù (o areteica)
L'Etica della virtù, o areteica, è una corrente dell'etica che si concentra sullo sviluppo del carattere e della personalità virtuosa dell'individuo. Secondo questa prospettiva, l'obiettivo dell'etica non è tanto quello di stabilire regole o norme morali universali, ma piuttosto quello di sviluppare le virtù o le qualità morali che permettono all'individuo di condurre una vita felice e soddisfacente.
Le virtù sono considerate abitudini o disposizioni stabili dell'individuo che gli permettono di agire in modo coerente con i valori e le idee morali che considera importanti. Ad esempio, la giustizia, il coraggio, la saggezza, la prudenza, la temperanza sono alcune delle virtù che vengono spesso menzionate nell'Etica della virtù.
Secondo questa corrente etica, l'individuo deve cercare di sviluppare le virtù attraverso l'educazione e la pratica, in modo da poter agire in modo coerente con i suoi ideali e valori. In questo modo, la felicità e la realizzazione personale diventano l'obiettivo centrale dell'etica, piuttosto che la conformità alle regole o alle norme morali.
Un'etica della virtù si basa evidentemente sul concetto di virtù. Con questo termine si intende una disposizione, un habitus, una qualità o un tratto del carattere che un individuo ha o cerca di avere. Questa etica non assume i princìpi deontici come base della moralità, ma considera basilari i giudizi areteici. I princìpi deontici derivano da quelli areteici e se non derivano da questi, sono superflui. Un'etica della virtù considera i giudizi areteici sulle azioni come giudizi secondari e basati sui giudizi areteici sulle persone e sui loro motivi o tratti del carattere. Quindi per l'etica della virtù la moralità non ha a che fare con l'obbligatorietà dell'azione. Per essere morali bisogna essere un certo tipo di persona, non semplicemente agire in un certo modo. Si guarda, dunque, primariamente alla persona ed al suo essere piuttosto che all'azione che essa compie.
Le disposizioni del carattere che sono virtù morali, secondo questa etica, sono: egoismo del tratto: le virtù sono quelle disposizioni che maggiormente contribuiscono al bene o al benessere personale; (la virtù cardinale è qui il bene personale); utilitarismo del tratto: le virtù sono quei tratti di carattere che maggiormente promuovono il bene generale (la virtù cardinale è qui la benevolenza).
Storia dell'idea
L'Etica della virtù ha avuto diversi rappresentanti nella storia della filosofia, ma tra i suoi più importanti esponenti troviamo soprattutto i filosofi dell'antica Grecia.
In particolare, Aristotele è stato uno dei principali teorici dell'Etica della virtù, la cui visione è esposta soprattutto nella sua opera Etica Nicomachea. Secondo Aristotele, la felicità umana consiste nell'ottenere il giusto equilibrio tra le diverse virtù, che permettono all'individuo di agire in modo corretto e virtuoso.
Altri filosofi dell'antica Grecia che hanno contribuito alla teoria dell'Etica della virtù sono Socrate, Platone, e i filosofi stoici ed epicurei.
Nella storia moderna della filosofia, l'Etica della virtù è stata ripresa e sviluppata da vari filosofi, tra cui il filosofo britannico del XVIII secolo Francis Hutcheson e il filosofo del XX secolo Alasdair MacIntyre.
Tra i teologi cristiani
Tra i teologi cristiani che hanno sviluppato l'Etica della virtù troviamo soprattutto San Tommaso d'Aquino e Sant'Agostino.
San Tommaso d'Aquino ha sviluppato una teoria dell'Etica della virtù nella sua Summa Theologiae, dove distingue tra virtù teologali (fede, speranza e carità) e virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza). Secondo San Tommaso, queste virtù permettono all'individuo di raggiungere la vera felicità e il bene comune della società.
Sant'Agostino, invece, ha enfatizzato il ruolo della grazia divina nell'aiutare l'individuo a sviluppare le virtù cristiane. Secondo Sant'Agostino, solo la grazia divina può permettere all'individuo di raggiungere la vera felicità e la salvezza eterna.
Altri teologi cristiani che hanno contribuito alla teoria dell'Etica della virtù sono stati San Giovanni Crisostomo, San Girolamo e San Bernardo di Chiaravalle. Inoltre, molti pensatori cristiani contemporanei, come il filosofo e teologo Alasdair MacIntyre, hanno ripreso e sviluppato ulteriormente l'Etica della virtù nella teologia cristiana moderna.
Alasdair MacIntyre è un filosofo e teologo contemporaneo che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell'Etica della virtù nella teologia cristiana moderna. In particolare, MacIntyre ha proposto una visione dell'Etica della virtù che mette l'accento sulla narrativa e sulla comunità.
Secondo MacIntyre, la virtù non può essere vista come un insieme di regole o principi universali, ma deve essere considerata in relazione alle pratiche e alle tradizioni di una determinata comunità. Ogni comunità ha una propria storia, un proprio insieme di pratiche e valori che costituiscono la sua identità e la sua vita morale. In questo contesto, la virtù deve essere vista come la capacità di agire in modo coerente con queste pratiche e valori, e di sviluppare la propria identità morale all'interno della comunità.
Inoltre, MacIntyre sostiene che la narrazione è essenziale per la comprensione dell'etica e della virtù. Ogni comunità ha una propria narrazione che le permette di comprendere la propria identità e la propria storia, e di giustificare i propri valori e pratiche. L'individuo deve essere in grado di inserirsi in questa narrazione e di sviluppare una propria storia morale, in modo da comprendere il significato delle sue azioni e delle sue scelte.
In sintesi, MacIntyre propone un'Etica della virtù basata sulla narrazione e sulla comunità, che mette l'accento sulla relazione tra l'individuo e la sua comunità, e sulla capacità di sviluppare una propria identità morale all'interno di essa.