Teopedia/Erastianesimo
Erastianesimo
Con il termine erastianesimo si intende comunemente oggi la dottrina che afferma come lo Stato sia depositario sulla terra di autorità ultima sull'espressione e sulla pratica delle credenze religiose e dell'organizzazione ecclesiastica, la dottrina che lo Stato abbia, cioè, il diritto di intervenire e di imporre la sua volontà negli affari della Chiesa.
Il termine erastianesimo viene coniato e passa come tale all'uso corrente solo nella metà del diciassettesimo secolo, durante e dopo i dibattiti dell'Assemblea di Westminster (1643-1649) dove teologi (soprattutto calvinisti, la corrente prevalente nel tempo nella Chiesa di Inghilterra) discutono sulla forma da darsi all'organizzazione della Chiesa nel Regno unito e sui rapporti che doveva intrattenere con la Corona britannica. Enrico VIII ed i suoi successori, infatti, avevano preso le redini della Chiesa in quel paese, sottraendola all'autorità ecclesiastica o comunque imponendole la loro volontà. Richard Hooker aveva scritto già in favore della supremazia del governo secolare nel libro: "Ecclesiastical Polity" (il governo ecclesiastico) nel 1594. Il giurista Thomas Hobbes, gli eruditi John Selden e Bulstrode Whitelocke si distinguono nei dibattiti dell'Assemblea di Westminster come i sostenitori più accreditati ed influenti di coloro che sostenevano la supremazia dello Stato sulla Chiesa.
Fra le giustificazioni addotte a questa pratica (che poi avrebbe prevalso) erano le argomentazioni a suo tempo esposte da Thomas Erastus (1524-1583), teologo svizzero e medico, nella sua opera "Explicatio gravissimae", apparsa in inglese con il titolo: "The Nullity of Church Censures" (l'invalidità delle misure disciplinari della Chiesa) nel 1539. Nella città di Heidelberg, al tempo di Erasto, vi era un forte partito calvinista condotto da Kaspar Olevianus che voleva introdurre il governo e la disciplina presbiteriana nella chiesa. Sorge, così una controversia ed Erasto mette fortemente in evidenza il diritto dello Stato di intervenire nelle questioni ecclesiastiche. Egli sosteneva che la Chiesa non avesse alcuna autorità scritturale di scomunicare alcuno dei suoi membri. Dato che Dio aveva affidato al magistrato civile (cioè allo Stato) il governo visibile, in un paese cristiano la chiesa non ha alcun potere di repressione distinto dallo Stato. Avere due autorità visibili in un paese, egli afferma, sarebbe assurdo. La chiesa può semplicemente ammonire o censurare i trasgressori. L'azione punitiva appartiene soltanto al magistrato civile. La Chiesa non ha diritto di escludere i trasgressori dai sacramenti. Figgis definisce questa teoria: "la teoria che la religione è creatura dello Stato". Generalmente significa che lo Stato possiede la supremazia nelle cause ecclesiastiche, ma Erasto trattava solo dei poteri disciplinari della chiesa. La questione risaliva, però, già all'antichità. Quando gli imperatori romani diventano cristiani, il rapporto fra autorità civili ed ecclesiastiche diviene subito problematico. Sarebbe stata pratica universalmente accettata, fino ai tempi moderni, che lo Stato potesse punire gli eretici o metterli a morte.
All'Assemblea di Westminster respinge questa concezione definendola "erastiana", benché Erasto proponesse una versione più articolata e meno radicale dei rapporti fra Chiesa e Stato. Si decide che la Chiesa e lo Stato abbiamo autorità su sfere separate ma coordinate finalizzando il loro agire solo alla gloria di Dio.
Il termine erastianesimo da quel momento in poi sarebbe diventato comune nella letteratura soprattutto delle chiese presbiteriane e riformate. Ciò che va sotto il nome di Erastianesimo, in realtà potrebbe essere meglio connesso con il nome di Ugo Grozio.
La Chiesa di Inghilterra, dopo la sconfitta del partito calvinista e presbiteriano (che prevale solo in Scozia) è così descritta da molti autori come "erastiana" per il fatto che i vescovi siano nominati dalla Corona e che i cambiamenti nell'ambito della liturgia pubblica debbano avere il consenso del Parlamento.
Bibliografia
- W. Cunningham, Historical Theology,
- J. N. Figgis, "Erastus and Erastianism", JTS 2:66 ss.
- Peter Toon, "Erastianism", in "The New International Dictionary of the Christian Church", J. D. Douglas, Editor, Zondervan, Grand Rapids, Michigan, 1974.
- Erastus, Thomas, in http://www.eresie.it/id520.htm
Erasto
Thomas Erastus (1524-1583), teologo e medico svizzero, meglio noto per la pubblicazione di una sua opera postuma in cui sostiene che le trasgressioni alle leggi morali e ecclesiastiche dei cristiani debbano essere punite dallo Stato, e non da sanzioni disciplinari imposte dalla Chiesa.
Una generalizzazione di questa idea, cioè che lo stato abbia la supremazia nelle questioni ecclesiastiche, è conosciuta come erastianismo, benché non sia del tutto corretto il riferimento a questo personaggio.
Biografia
Thomas Erastus, o, in italiano Erasto, cognome latinizzato com'era di moda fare nel tempo, propriamente Lieber o Lüber, nasce da famiglia di bassa estrazione nella cittadina di Baden (Argovia, Svizzera). Nel 1540 studia teologia a Basilea. La peste del 1544 lo spinge a recarsi a Bologna e da lì a Padova, come studente di filosofia e medicina. Nel 1553 diventa medico presso il conte di Henneberg, (Saxe-Meiningen, Germania) e nel 1558 occupa lo stesso posto presso il principe elettore del Palatinato, Otto Heinrich, servendo nel contempo come professore di medicina a Heidelberg. Il successore del suo patrono, Federico III, lo rende (nel 1559) consigliere privato e membro del concistoro della chiesa.
In teologia Erasto segue le idee di Zwingli e alle consultazioni sui sacramenti di Heidelberg (1560) e Maulbronn (1564) sostiene a voce e per iscritto la dottrina zwingliana sulla Cena del Signore, rispondendo (nel 1565) alle contro-argomentazioni del luterano Johann Marbach di Strasburgo. Resiste senza successo agli sforzi dei Calvinisti, condotti da Caspar Olevianus, ad introdurre il sistema presbiteriano di governo e disciplina della chiesa, stabiliti ad Heidelberg nel 1570 secondo il modello ginevrino.
Il primo atto del nuovo sistema ecclesiastico è così quello di scomunicare Erasto con l'accusa di Socinianesimo, accusa basata sulla corrispondenza da lui intrattenuta con la Transilvania. Il bando non viene rimosso se non nel 1575, dove Erasto dichiara la sua ferma adesione alla dottrina della Santissima Trinità. La sua posizione, però, non era molto sicura e, nel 1580 ritorna a Basilea, dove nel 1583 viene nominato professore di etica.
Erasto pubblica diverse opere di medicina, astrologia ed alchimia, come pure attacca il sistema di Paracelso.
Il suo nome viene permanentemente associato ad una sua pubblicazione postuma, scritta nel 1568. L'occasione immediata era la disputa di Heidelberg (1568) per il dottorato di teologia di George Withers, puritano inglese (successivamente arcidiacono di Colchester), messo a tacere nel 1565 a Bury St. Edmund dall'arcivescovo Parker. Withers aveva proposto una disputa contro l'uso dei paramenti sacri, che l'università non permetteva. La sua tesi affermava il potere del presbiterio di scomunicare. Gli risponde il trattato di Erasto, pubblicato più tardi (nel 1589) da Giacomo Castelvetro, che aveva sposato la vedova di Erasto, con il titolo: "Explicatio gravissimae quaestionis utrum excommunicatio, quatenus religionem intelligentes et amplexantes, a sacramentorum usu, pro pier admissum facinus arcet, mandato natur divino, an excogitala sit ab hominibus". Quest'opera porta la dicitura "Pesclavii" (cioè Poschiavo, nei Grigioni), ma è pubblicata a Londra da John Wolfe, dove risiedeva Castelvetro. Il nome del supposto stampatore è un anagramma di "Jacobum Castelvetrum". Nel registro delle opere pubblicate in Inghilterra del 20 giugno 1589, si afferma che la stampa di questo libro sia stata autorizzata dall'arcivescovo Whitgift.
Quest'opera consiste di settantacinque Tesi, seguita da una Confirmatio in sei libri, come pure da un'appendice contenente lettere ad Erasto di Heinrich Bullinger e Gualther, mostrando come le sue Tesi, scritte nel 1568, già circolassero come manoscritti. Una traduzione inglese delle Tesi, con breve biografia di Erasto (basata su informazioni tratte da Melchior Adam), esce nel 1659, intitolata: "The Nullity of Church Censures" (la nullità delle misure disciplinari ecclesiastiche), ristampata come "A Treatise on Excommunicatio" (Trattato sulla scomunica) del 1682, riveduto da Robert Lee nel 1844. Scopo di quest'opera è dimostrare, su basi scritturali, che i peccati dei cristiani professanti debbano essere puniti dall'autorità civile e non da sanzioni ecclesiastiche (l'astensione dai sacramenti). Nell'Assemblea di Westminster, il partito che sosteneva questa concezione includeva Selden, Lightfoot, Coleman e Whitelocke, il cui discorso (1645) viene accluso alla versione del Lee delle tesi di Erasto. La concezione opposta, però, dopo molte controversie, prevale. Il capitolo corrispondente della Confessione di Fede di Westminster, sulle censure ecclesiastiche, non viene però ratificato dal Parlamento inglese. L'erastianesimo diventa così la designazione della tesi che sostiene la supremazia dello Stato sulla Chiesa nelle cause ecclesiastiche, ma il problema dei rapporti fra Chiesa e Stato non è in alcun luogo questione nella quale Erasto mai entri. Ciò che va sotto il nome di Erastianesimo sarebbe meglio connesso con il nome di Ugo Grozio. L'unica risposta diretta fatta alla Explicatio di Erasto era< di "Tractatus de vera excommunicatione" (1590) di Beza, che si ritrova attaccato nelle Confirmatio thesium.
Riferimenti
- Auguste Bonnard, Thomas Éraste et la discipline ecclésiastique (1894)
- Wilhelm Gass, in Allgemeine deutsche Biog. (1877)
- G. V. Lechler and R. Sthelin, in A. Hauck's Realencyklop. für prot. Theol. u. Kirche (1898).
- Dictionnaire Historique de la Suisse.