Teopedia/Concupiscenza
Concupiscenza
Nell'Antico Testamento il concetto di Concupiscenza viene espresso con (1) נפשׁ (nephesh, desiderio, appetito), (2) שׁרירוּת (sherîyrûth, ostinazione), (3) תּאוה (ta'ăvâh, oggetto di desiderio, avidità), (4) חמד (châmad, desiderio per la bellezza di una donna cattiva), (5) אוה ('âvâh, desiderare), אוּה ('avvâh), עגב (ansimare, sbavare per), (6) מצהלה (matshâlâh, con impazienza, immaginazione distorta). Nel Nuovo Testamento compare come (1) ἐπιθυμία (epithumia, desiderio), ἐπιποθέω (epipotheō, soprattutto per beni materiali), (2) ἡδονή (hēdonē, piacere sessuale), (3) ὄρεξις (orexis, eccitazione mentale), (4) πάθος (pathos, passione), (5) πορνεύω (porneuō fornicazione), (6) πυρόω (puroō, infiammarsi per). La concupiscenza è generalmente definita come un forte desiderio, specialmente, anche se non esclusivamente, per quei piaceri sessuali che la Scrittura dichiara essere illeciti, proibiti dalla volontà rivelata di Dio, brama, desiderio specialmente di piaceri sensuali, il bramare ardentemente, un'inclinazione naturale per piaceri non puri.
Concupiscenza nell'Antico Testamento
Nell'Antico Testamento concupiscenza indica un desiderio smodato per qualcosa (ad es. il desiderio di un cibo particolare durante la marcia nel deserto durante l'Esodo) e particolarmente per una smodata passione verso un uomo o una donna (Proverbi 6:25) o della nazione di Israele verso i suoi "amanti" (nazioni pagane, Ezechiele 23). Memorabile al riguardo è il versetto che dice: "Anche se era mia, Oholah si prostituì e si infiammò per i suoi amanti, gli Assiri suoi vicini, vestiti di porpora, governatori e principi, tutti giovani attraenti, cavalieri montati su cavalli. Ella si prostituì con loro, con tutti i migliori uomini di Assiria, e si contaminò con tutti quelli per i quali si era infiammata, con tutti i loro idoli" (Ezechiele 23:5-7).
Concupiscenza nel Nuovo Testamento
Il concetto chiave è quello di ἐπιθυμία (epithumia) che incorpora gli altri nei vari testi, ed indica semplicemente desiderio. Nella persona governata dal peccato, il desiderio diventa disordinato e contrapposto alla volontà di Dio, quindi peccaminoso, o diretto verso ciò che la Bibbia considera peccaminoso. È così che il termine è usato per "avidità" (Romani 7:7; 13:9), o per quelle cose che soffocano la parola dell'Evangelo (Marco 4:13; cfr. Luca 8:14, ἡδονή (hēdonē)), ed è spesso indicato come peccaminoso dall'oggetto dichiarato, dall'aggettivo che lo accompagna o dalla qualifica data (es. "cose malvagie" 1 Corinzi 10:6; "della carne" Galati 5:16; Efesini 2:3; 2 Pietro 2:18; ingannevole, dannoso, mondano, passato, carnale, o empio). Come nota dominante della propria vita, il desiderio peccaminoso è indicato come peccato-chiave sia da Giacomo ("Voi desiderate e non avete, voi uccidete e portate invidia, e non riuscite ad ottenere" Giacomo 4:2) e Giovanni nel suo sommario sull'avarizia ("tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l'orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo" 1 Giovanni 2:16), come pure da Paolo ("L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali e, per averlo grandemente desiderato, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti dolori" 1 Timoteo 6:10). Più specificatamente sia Paolo che lo stesso Gesù parlano della concupiscenza nei termini di immoralità sessuale (cioè omosessualità, Romani 1:24; cfr. 1:27), "io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore" Matteo 5:28). Sono i pagani che non conoscono Dio che, secondo Paolo, indulgono in tali passioni: "...ciascuno di voi sappia possedere il suo vaso in santità ed onore, non con passioni disordinate, come i gentili che non conoscono Dio" (1 Tessalonicesi 4:4,5).
Sviluppo del concetto
Dato che particolari espressioni di concupiscenza sia nell'Antico Testamento che nel Nuovo Testamento s'incentravano nella sfera dell'immoralità sessuale, è comprensibile che una teologia ed una cultura formata dalla Bibbia abbia praticamente ridotto il significato di "concupiscenza" a quell'area. La concupiscenza stessa è stata considerata come uno dei sette vizi o peccati capitali, perché conduce a molti altri vizi o peccati (diventa "lussuria" quando dal desiderio si passa ai fatti).
Secondo Agostino, gli organi sessuali ed i rapporti sessuali erano originalmente soggetti alla ragione ed alla volontà umana. Dopo la Caduta, però, l'atto sessuale implica concupiscenza - ardente desiderio sessuale. Nonostante l'inevitabile presenza della concupiscenza, il rapporto sessuale è stato considerato tradizionalmente come non peccaminoso se avviene nell'ambito del matrimonio ed è diretto verso la procreazione o almeno è aperto verso di essa, come pure è basato su autentico amore reciproco.
I teologi morali, però, hanno sostenuto che se il rapporto sessuale nel matrimonio implica concupiscenza che è indifferenza al proprio oggetto (se è, cioè, il proprio partner o qualcun altro), allora è peccaminoso. In generale, a causa delle loro credenze sulla Caduta e sul peccato originale, i cattolici hanno considerato la concupiscenza come una tendenza, mentre i protestanti l'hanno considerata come peccato.
La maggior parte dei teologi di morale e di etica riconoscono che gli sforzi a controllare la concupiscenza, non dovrebbero condurre a sospettare di ogni desiderio o alla repressione.