Teopedia/Bontà a carattere non morale

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Bontà a carattere non morale

La "bontà a carattere non morale" è un termine che può essere interpretato in diversi modi, ma di solito si riferisce alla qualità di una persona o di un'azione che è positiva o benefica dal punto di vista pratico o funzionale, piuttosto che dal punto di vista morale.

In altre parole, la "bontà a carattere non morale" non si riferisce necessariamente a comportamenti eticamente giusti o moralmente corretti, ma piuttosto a comportamenti che portano a conseguenze utili o positive per le persone coinvolte o per la società nel suo insieme.

Ad esempio, una persona potrebbe essere considerata "buona" a carattere non morale se è molto competente nel proprio lavoro e riesce a produrre risultati di alta qualità. Allo stesso modo, un'azione potrebbe essere considerata "buona" a carattere non morale se porta a un risultato positivo, anche se comporta la violazione di una norma etica o morale.

La Bibbia presenta numerosi esempi di bontà a carattere non morale, dove le azioni delle persone hanno portato a risultati positivi o benefici, ma che potrebbero non essere in linea con i principi morali o etici. Alcuni esempi includono:

  • Si descrive così la bontà teleologica. È in questo senso che Dio dice che "Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre" (Genesi 1:4). 
  • Nella storia di Giuseppe, suo fratello Ruben lo ha salvato dalla morte consigliando di gettarlo in un pozzo invece di ucciderlo direttamente. Questo ha portato a che Giuseppe fosse venduto come schiavo invece di essere ucciso, ma l'azione di Ruben di gettare suo fratello nel pozzo non è moralmente giustificabile.
  • La moglie di Potifar, tentando di sedurre Giuseppe, ha mentito per accusarlo di tentativo di stupro quando egli ha rifiutato le sue avances. Questo ha portato a che Giuseppe venisse imprigionato ingiustamente, ma la menzogna della moglie di Potifar non è moralmente giustificabile.
  • Davide, prima di diventare re d'Israele, ha vissuto come un fuorilegge per diversi anni, compiendo azioni che potrebbero essere considerate illegali o immorali. Tuttavia, molte delle sue azioni hanno avuto un impatto positivo sul popolo d'Israele, come quando ha difeso il villaggio di Ziklag dall'attacco dei nemici.

In questi casi, le azioni delle persone possono essere considerate "buone" a carattere non morale in quanto hanno portato a risultati positivi o benefici, ma potrebbero non essere giustificabili dal punto di vista morale o etico. Tuttavia, è importante notare che la Bibbia contiene anche molte storie e insegnamenti sulla bontà morale, che enfatizzano l'importanza di agire in conformità con i principi etici e morali.

In sintesi, la "bontà a carattere non morale" si concentra sulla valutazione dei risultati pratici o funzionali di un comportamento o di un'azione, piuttosto che sulla loro congruenza con i principi morali o etici.

Il termine "bontà teleologica" può essere utilizzato come sinonimo di "bontà a carattere non morale", in quanto entrambi si riferiscono alla valutazione della bontà o della positività di un comportamento o di un'azione in base al suo risultato o al suo fine, piuttosto che in base ai suoi principi etici o morali.

Il termine "teleologico" si riferisce alla teoria filosofica secondo cui gli eventi e le azioni sono finalizzati a un fine, piuttosto che ad una causa efficiente. In questo senso, la "bontà teleologica" si concentra sulla valutazione dei risultati o degli scopi delle azioni o dei comportamenti, piuttosto che sulla loro conformità ai principi etici o morali.

Tuttavia, è importante notare che la "bontà teleologica" o la "bontà a carattere non morale" possono essere utili nella valutazione dell'efficacia o dell'utilità di un'azione, ma non necessariamente determinano la sua moralità o giustizia. La bontà morale richiede una valutazione più ampia che considera anche il rispetto dei principi etici e morali.

Non è facile tracciare la storia del concetto di "bontà a carattere non morale", in quanto l'idea di valutare le azioni in base al loro risultato o alle loro conseguenze, piuttosto che in base ai principi etici o morali, ha radici antiche nella filosofia.

Tuttavia, il filosofo utilitarista Jeremy Bentham (1748-1832) è stato uno dei primi a sviluppare una teoria della "bontà utilitaria" o "bontà a carattere non morale" nel suo libro "An Introduction to the Principles of Morals and Legislation", pubblicato nel 1789. Bentham ha sostenuto che le azioni dovrebbero essere valutate in base alla loro utilità o al loro beneficio per il maggior numero di persone possibile, piuttosto che in base ai principi etici o morali.

La teoria utilitarista di Bentham ha avuto un forte impatto sulla filosofia morale e politica, e ha influenzato molti altri pensatori successivi, tra cui John Stuart Mill, che ha sviluppato ulteriormente la teoria utilitarista. Tuttavia, è importante notare che la teoria utilitarista e la "bontà a carattere non morale" non sono state universalmente accettate dalla filosofia morale e ci sono state numerose critiche e dibattiti su questo concetto e sulla sua applicazione nella pratica.