Teopedia/Benedizione
Benedizione
Nel contesto della Bibbia, sia dell'Antico Testamento che del Nuovo Testamento, il concetto di benedizione ha un significato spirituale molto importante. La parola "benedizione" deriva dalla radice ebraica "barak", che significa "pregare per" o "invocare il bene su". Nella Bibbia "benedizione" traduce, per l'Antico Testamento: בּרכה (berâkâh) e per il Nuovo Testamento εὐλογία (eulogia) e εὐλογέω (eulogeō), un "parlare bene di", raccomandare, da cui il nostro "elogio", adorazione riverente, beneficio.
Nel contesto biblico, la benedizione si riferisce all'atto di pregare e di invocare il bene di Dio su una persona o su un gruppo di persone. La benedizione può assumere diverse forme, tra cui la preghiera, la benedizione sacerdotale e il ringraziamento.
Nell'Antico Testamento, la benedizione sacerdotale (o benedizione aaronica) è una formula di preghiera che il sommo sacerdote pronunciava sul popolo di Israele, chiedendo la benedizione di Dio su di loro. Questa benedizione si trova nel libro dei Numeri, capitolo 6, versetti 24-26, e recita: "Il Signore ti benedica e ti custodisca; il Signore faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio; il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace".
Nel Nuovo Testamento, la benedizione si riferisce alla grazia e alla pace che Dio offre attraverso la fede in Gesù Cristo. Ad esempio, nella lettera agli Efesini, Paolo scrive: "Benedetto sia il Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo" (Efesini 1:3).
Antico Testamento
Nell'Antico Testamento la benedizione di Dio è spesso considerata sotto l'aspetto dell'agire di Dio sul piano della vita terrena: incremento della famiglia, abbondanza di figli, lunga vita, raccolti abbondanti, ecc. (Genesi 1:22; Deuteronomio 33:13 ss.; 2 Samuele 6:11 ecc). Non va, però, dimenticato che sotto la figura di beni terreni (fecondità della terra ecc.) vengono indicati anche beni che stanno "al di là" della sfera puramente terrena. Esempio tipico è Genesi 27, la benedizione di Isacco e Giacobbe, alla luce di Ebrei 11:20: "Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù, riguardo a cose future". Nei libri sapienziali, la Sapienza stessa viene considerata come la più ambita benedizione. Nei libri del basso Giudaismo (libri apocalittici), la giustizia e la pace sono considerati segni delle future benedizioni messianiche. In Gesù, il concetto di benedizione trova poi la sua espressione più profonda e spirituale soprattutto nelle beatitudini.
È Dio che benedice. Anche quando la benedizione è pronunciata da uomini, bisogna tener presente che si tratta pur sempre di benedizione divina. Dio si serve di uomini per elargire la sua benedizione; in questo senso l'uomo può essere "di benedizione" per altri. Cosí Melchisedec benedice Abramo (Genesi 14:18,19), Giosuè benedice Caleb (Giosuè 14:13), "tutte le nazioni saranno benedette in Abramo" (Genesi 18:18) e "Tutte le famiglie saranno benedette in te [Isacco] e nella tua progenie" (Genesi 28:14). Dio, così, benedice la casa dell'Egiziano "per amore di Giuseppe" (Genesi 39:5); ed infine in questo senso, che è Dio che benedice, va compresa l'affermazione di Zaccaria 8:13: "Sarete una benedizione".
Benedicendo determinate persone ed affidando loro una missione, Dio le lega a Sé in modo tutto particolare: "Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà" (Genesi 12:2-3). Sorge a tale proposito naturale l'idea del Patto. Che Dio resti sempre Lui il "Signore" della benedizione, risulta anche dal racconto di Balaam (Numeri 22-24). Dio impedisce a Balaam di benedire o maledire secondo il suo beneplacito; egli è costretto a benedire unicamente chi Dio ha determinato di benedire (23:20). La benedizione di Dio è irrevocabile (23:20); vedi pure Genesi 27: Isacco benedice Giacobbe. Anche negli altri casi enumerati dalla Bibbia appare chiaro che è sempre Dio che concede la benedizione (Genesi 39:5; Deuteronomio 33:1-7; 11:15; 33:13-23; Salmi 129:8; Proverbi 10:22). Dio ne è il dispensatore unico e sovrano (Levitico 25:21; Deuteronomio 28:8). In alcuni passi dell'Antico Testamento è posta in luce la stretta relazione fra osservanza della Legge e benedizione di Dio (Deuteronomio 7:13; 27:12 ss).
Come atto di culto. Il gesto di alzare le mani in atto di benedizione era frequente in Israele. In Levitico 9:22 è detto: "Poi Aaronne alzò le sue mani verso il popolo e lo benedisse; dopo aver fatto il sacrificio per il peccato, l'olocausto e i sacrifici di ringraziamento discese dall'altare". L'atto della benedizione era compiuto dai sacerdoti e dai leviti (2 Cronache 30:27) ed anche dai re (2 Samuele 6:18; 1 Re 8:14).
Una delle forme più antiche di benedizione cultuale può essere considerata quella in occasione dei sacrifici (1 Samuele 9:13). La formula classica di benedizione in Israele è contenuta nel libro dei Numeri 6:23-27: "L'Eterno ti benedica e ti custodisca! L'Eterno faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! L'Eterno rivolga il suo volto su di te e ti dia la pace!".
Nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento rimaniamo nel medesimo ordine di idee dell'Antico Testamento (tenendo sempre presente il capovolgimento Evangelo-Legge). Vedi la benedizione di Simeone (Levitico 2:34) e in special modo nell'epistola agli Ebrei (6:7,14; 7:1,6,7; 11:20,21; 12: 17). Il passo di 1 Corinzi 14:16 va esaminato alla luce del problema della glossolalia. Per quel che concerne "il calice delle benedizioni" di 1 Corinzi 10:16 vedi Santa Cena.
Gesù benedice i fanciulli (Matteo 10:16) ed i suoi discepoli al momento dell'ascensione (Levitico 24:50-51). In Atti 3: 26 è detto che Dio ha "suscitato il suo Servitore e l'ha mandato per benedirvi". In Efesini 1:3 è detto che Dio "ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo". Paolo parla della "pienezza delle benedizioni di Cristo" (Romani 15:29).
Adempimento della promessa. Nella missione di Paolo alle genti si attua, in Cristo, l'adempimento della promessa fatta ad Abramo. Cfr. Genesi 12:3 e Galati 3:8: "Affinché la benedizione di Abramo venisse sui gentili", "in Cristo" (14). Cfr. pure Atti 3:25 con Genesi 22:18.
Nel culto cristiano
Nel contesto del culto cristiano, la benedizione è un momento significativo e importante durante il servizio religioso. La benedizione finale viene solitamente pronunciata dal pastore, dal sacerdote o dal leader spirituale e rappresenta un momento in cui Dio è invocato per la protezione, la grazia e la pace sui fedeli presenti.
La benedizione può assumere diverse forme, a seconda della tradizione religiosa e della liturgia della chiesa. Ad esempio, in alcune chiese, la benedizione può essere una preghiera breve, mentre in altre può essere più lunga e includere una formula specifica.
In alcune chiese, la benedizione può essere preceduta da un momento di condivisione della pace, in cui i fedeli si salutano e si scambiano un abbraccio o una stretta di mano come segno di fraternità e di unità.
La benedizione finale rappresenta un momento di incoraggiamento e di sostegno per i fedeli, che vengono invitati a portare la pace e la benedizione di Dio nel loro quotidiano. Inoltre, la benedizione finale può essere vista anche come un impegno a vivere in modo degno della fede e dei valori cristiani, e a testimoniare la bontà e la grazia di Dio nel mondo.
Inoltre, la benedizione è spesso associata alla comunione, un sacramento cristiano che rappresenta la condivisione del corpo e del sangue di Cristo. La comunione è un momento di comunione con Dio e con gli altri fedeli, che si conclude spesso con una benedizione finale.
In sintesi, la benedizione nel contesto del culto cristiano rappresenta un momento significativo e importante di preghiera e di invocazione della benedizione di Dio sui fedeli, e può assumere diverse forme a seconda della tradizione e della liturgia della chiesa.
Il Nuovo Testamento contiene varie formule di benedizione che erano di frequente uso nelle assemblee delle chiese (Galati 6:18; Filippesi 4:23; 1 Corinzi 16:23; 2 Corinzi 13:13).