Teopedia/Ambientalismo

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Ambientalismo

Il termine «ambientalismo» rimanda ad un particolare atteggiamento di rispetto nei confronti dell’ambiente e cioè verso l'insieme dei componenti naturali ed il loro reciproco rapporto. Nella società attuale può indicare tutte le questioni legate alla relazione dell’umanità col mondo animato e non.

A questo termine già carico di molte valenze, ne possono essere associati altri come «ambientalisti, verdi, ecologia, globalizzazione, eccetera», tutti termini che rimandano ad una particolare sensibilità e rispetto nei confronti dell’ambiente.

Anche se la questione ambientale fa largo uso di dati scientifici sullo stato del pianeta, la semplice comprensione dei numeri non basta perché va associata alla dimensione etica che vi soggiace. La relazione con l’ambiente può infatti favorire approcci diversi a seconda degli orientamenti che si possiedono. Si avranno cioè certe posizioni a seconda che si sia orientati da un pragmatismo tecnologico, da un evoluzionismo umanistico, da un’e-cologia mistica, da un cristianesimo liberale, da un cristianesimo conservatore.

Ciascuna di queste prospettive promuove un certo rispetto per l’ambiente, ma lo fa in nome e per conto di una particolare visione del mondo per cui, dentro alla generica definizione d’interesse per l’ambien-te, s’intrecciano tutta una serie di atteggiamenti che rimandano a visioni del mondo assai diverse. I problemi posti sono reali, mentre le soluzioni risentono della prospettiva dalla quale ci si muove.

E’ evidente che idee come il rapporto tra Creatore e creatura, lo stato dell’uomo in quanto immagine o meno di Dio, l’esercizio o meno dell’autorità sulla realtà creata, il mondo concepito come natura o come creazione, la disarmonia dell’essere umano, la dottrina della salvezza, la visione della storia, il ruolo della scienza eccetera, hanno influenze non indifferenti sulla questione.

Origini e caratteristiche

La sensibilità nei confronti dell’am-biente sembra essere entrata solo di recente nell'uso comune, ma le sue origini possono essere collegate a questioni molto antiche.

Già ai tempi dei Padri della chiesa, Ireneo aveva tentato di collegare il tema della croce alla necessità di ricapitolare in Cristo l’opera creativa del Padre proprio per far fronte alle distorsioni della creazione (Contro le eresie 5.14.2; 5.18.3) e altri dopo di lui avrebbero cercato di delineare un rapporto meno conflittuale con la natura.

Pur in presenza di questi riferimenti all'interno della tradizione cristiana, l’ambientalismo attuale ha altre scaturigini. Attinge alla religione della Madre Terra e cioè a Gaia. Nella mitologia greca, Gaia era la figlia del caos, la più antica divinità. Gaia è così diventato il pianeta Terra elevato a essere vivente, a organismo essenziale, un’icona della fede New Age.

La sensibilità ambientalista moderna è segnata dalla convinzione che tutte le cose facciano parte della grande catena dell’essere che esclude al proprio interno ogni distinzione. Si capisce così come qualcuno abbia potuto parlare di una tendenza panteizzante del movimento e come il tema dell'ambiente possa offrirsi, anche nell'ambito di chiese cristiane, a cavalcate ecumeniche di vario tipo.

Le questioni poste all'ordine del giorno dagli ambientalisti hanno d'altro lato una portata tale da escludere ormai l’ipotesi di un'auto-guarigione della natura. Il sistema planetario non ha facoltà di riequilibrio tali da consentirgli un qualche tipo di recupero. Si sta giungendo, per la prima volta, ad una «soglia» al di là della quale si apre l'ignoto e questo scenario sembra autorizzare una sensibilità tumultuosa e un linguaggio quasi apocalittico.

Osservazioni

Quali osservazioni si possono fare? La sensibilità per l’ambiente dev'essere semplicemente vista come un fenomeno di buona volontà francescana? La fede deve diventare ancella della sensibilità ambientale o deve tentare d'interrogarsi in termini più ampi? Quali sono le coordinate della speranza cristiana?

La coscienza evangelica deve sicuramente respingere l’egoismo economico sfrenato, la crescita tecnologica priva di criteri orientativi, il materialismo galoppante, la coscienza ambientale ridotta. Questi problemi devono continuare ad inquietare la coscienza evangelica. Essere inquieti non significa farsi risucchiare come sembra che stia accadendo ad alcune chiese che, entrate in quest'ottica, perdono di vista l’ampiezza cristiana della prospettiva. L’ambien-talismo non è una semplice riscoperta della creazione in termini secolarizzati di cui ci si deve semplicemente rallegrare, ma qualcosa d'assai diverso.

Questo significa sostanzialmente due cose. La prima che è necessario sviluppare una dottrina della creazione fondata sulla rivelazione e quindi capace di una sua specificità; la seconda, che è altrettanto necessario sviluppare una critica del movimento ambientalista nella misura in cui si discosta dai valori cristiani. Si comincerà dunque da alcune osservazioni critiche prima di suggerire alcuni picchetti per una dottrina evangelica dell’ambiente.

La prima osservazione concerne una specie di vittimismo. Secondo l’ambientalismo, il cristianesimo e il capitalismo avrebbero danneggiato la terra, gli animali e i popoli in genere. Proprio in forza dell’idea di dominio della creazione, il cristianesimo sarebbe responsabile di buona parte del degrado attuale e i sostenitori dell’ambientalismo sarebbero quei cavalieri dell’ambiente in lotta contro i cattivi inquinatori. La terra andrebbe così riconquistata dall'uomo.

Questa visione vittimistica è profondamente inaccettabile e storicamente insostenibile, perché attribuisce all'idea di dominio da parte dell'uomo ciò che invece deve essere attribuito ad un uso pretestuoso del dominio da parte di alcuni.

La seconda osservazione critica che si può fare riguarda una certa ostilità nei confronti della fede. L’ambientalismo si trincera dietro la ragione considerata come grande arbitro della realtà. Servendosi infatti di idee come quella della legge naturale, dello Stato naturale, della società naturale, della religione naturale e via discorrendo, l'ambientalismo presuppone la razionalità come elemento discriminante e assoluto. Ma il paravento della razionalità nasconde un'altrettanto poderosa visione del mondo dai contorni comunque religiosi. La legge naturale prende infatti il posto della legge di Dio e la natura in quanto tale appare come la voce della migliore razionalità.

Respingendo la distinzione tra Creatore e creatura, l'ambientalismo si configura come una visione prettamente religiosa in cui la creazione ingloba il Creatore. Essa si rifà infatti ad una concezione «primitiva» della realtà confondendosi con una religiosità di tipo animista. La Natura assurge a soggetto vivente con le sue entità e i suoi spiriti finendo per acquisire una sua «anima». Nonostante l'ostilità nei confronti della dimensione religiosa, si delinea una sorta di panteismo e di matriarcato divino che pone l'ambientalismo in alternativa alla visione cristiana e prefigura un movimento ondulatorio tra razionalismo e irrazionalismo.

La visione biblica richiede una riflessione secondo quanto indicato nel mandato creazionale e la sua cornice di riferimento (Gn 1,28). Solo il recupero di un visione globale radicata nella rivelazione che implichi l'idea di relazione, responsabilità e redenzione potrà evitare certe distorsioni.

La Scrittura desacralizza la natura e sottolinea con forza che la terra appartiene a Dio che l’ha affidata all’uomo (Sal 115,16). La creazione è vista nella sua distinzione, bontà e dipendenza da Dio; mentre l’uomo e la donna sono stati chiamati a collaborare con Dio nella gestione della creazione senza che questo lasci intendere una divisione tra soggetto (uomo) e oggetto (creazione) e senza annullare la responsabilità dell'uomo nei confronti di Dio. La meraviglia riconoscente nei confronti del Donatore suscitata dalla creazione sollecita il senso di responsabilità nei confronti del presente e del futuro.

Alle origini la comunione col Creatore permetteva una cooperazione ricca e feconda. Tale cooperazione fu spezzata portando ad un uso distorto del potere conferito all’uomo. La fede cristiana non sogna però un'utopia fondata sulle possibilità umane, ma confessa che solo a causa dell’opera di Cristo vi è la possibilità della riconciliazione (Col 1,15-20).

Il bisogno di rendere conto a Dio nell’esercizio del potere accordato all’uomo, contrasta con la visione razionalista che tende a ridurre il rapporto solo a due entità: la natura e l’uomo. Ma una visione che prescinde da Dio, proprio per il suo carattere bipolare, finisce per essere succube d’inevitabili tensioni. Com'è possibile occuparsi della creazione prescindendo dal Creatore? La visione dell'uomo e del mondo che si ha dipende dalla visione di Dio.

Il principio sabbatico rappresenta una rigorosa valorizzazione della necessità di salvaguardare il creato. Da un lato svela il valore della creazione come occasione del diletto divino e come invito a frenare l'attivismo. Dall’altro rivela la necessità del riposo per gli stessi animali (cfr Es 23,12) e per la terra (Lv 25). Anche la proibizione fatta ai soldati di tagliare gli alberi fruttiferi conferma la reale preoccupazione per la salvaguardia dell'ambiente (Dt 20,19).

Oltre a ciò, la visione biblica sembra incoraggiare la punizione di coloro che inquinano. Siccome la terra è del Signore, chi contribuisce alla sua distruzione dev'essere punito! Proprio per scoraggiare certi abusi e il degrado della creazione, si potrebbe pensare di tassare in maniera gravosa il consumo d'energia, d’acqua, i rifiuti ed i prodotti chimici nocivi di cui si fa uso nella società attuale.

Dovrebbe essere incoraggiata la ricerca in genere e per quella relativa alle fonti di energia non ci si dovrebbe accontentare dei benefici immediati, ma essere anche attenti a non danneggiare la creazione in futuro. Anche in questo contesto si dovrebbe avere e sviluppare una prospettiva strutturale anziché accontentarsi di una visione ridotta.

Non si deve in ogni caso dimenticare la necessità di un coinvolgimento personale, se si vuole dei veri e propri atti profetici, in quanto ciascuno ha delle responsabilità che non possono essere esaurite dal sistema.

Se l'ambientalismo pone un grosso punto interrogativo alla fiducia assoluta dell’uomo nelle proprie possibilità, costituisce anche una richiesta di una religione in grado di rispondere alla questione della disarmonia che caratterizza la realtà creata. La fede cristiana avrebbe sicuramente qualcosa da riscoprire e confessare perché si vada al di là di motivi anche rispettabili, ma sostanzialmente utilitaristici e il rispetto per l'ambiente si radichi in una sana visione del Creatore.

BIBLIOGRAFIA

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