Storia/Storia dei Valdesi/I poveri di Lione e i Poveri di Lombardia
III. I POVERI DI LIONE ED I POVERI DI LOMBARDIA
- Dinanzi, al Concilio Lateranense — Amplesso papale ma proibizione di annunziare l'Evangelo — Valdo si leva come leone che si desta — La scomunica — La dispersione — Poveri Lombardi — Il colloquio di Bergamo — Milano, centro di attiva propaganda valdese.
Espulsi dalla loro città, Pietro Valdo ed i suoi seguaci — designati oramai col nome di Poveri di Lione — si appellarono a Roma. Ed infatti, circa tre anni più tardi ecco una loro rappresentanza, composta forse di Valdo stesso e del suo discepolo Viveto, comparire dinanzi al terzo concilio di Laterano, che il papa Alessandro III aveva convocato per la prima domenica di quaresima dell'anno 1179. Il pontefice ricevette la commissione in udienzia particolare; l'accolse con affabilità, anzi con un amplesso paterno, e concesse volentieri l'approvazione del voto di povertà. Però Valdo, che sembra avesse alcuni protettori fra cui un cardinale pugliese, non si contentava di codesta sanzione del suo voto di povertà, ma invocava la facoltà di libera predicazione.
La rappresentanza dei Poveri di Lione comparve dunque dinanzi al Concilio. Il monaco inglese Walter Map mosse alcune domande ai due ch'egli chiama Valdesi [«Vaudesios a primate ipsorum Valde dictos...”. W. Map, De nugis curialum, ed. Wright, 1850, Sin da allora, dunque, il nome di Valdesi tendeva a sostituire ogni altra designazione], tendendo loro qualche tranello scolastico, allo scopo di farli apparire sotto un aspetto ridicolo; e ci riuscì, destando l'ilarità di quei prelati, i quali finirono col licenziarli negando loro la facoltà di predicare l'Evangelo senza il permesso dell'autorità ecclesiastica di ogni singola località. Il che equivaleva, praticamente, ad un divieto categorico.
Infatti, appena di ritorno a Lione, Valdo domandò formalmente al nuovo arcivescovo, Giovanni de Bellesmains, l'autorizzazione di predicare; la risposta fu qual era da prevedersi: un rifiuto netto e assoluto. Troppo tardi ! Questo rifiuto cozzava ormai contro un movimento grandemente popolare e sopratutto contro una coscienza indomita. Sferzato dalla minaccia di scomunica, Pietro Valdo invece si abbattersi si levò «come leone che si desta dal sonno» [Cronaca dei Poveri di Lombardia, lettera del 1368] e diede all'arcivescovo la risposta dell'apostolo suo omonimo: «Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini!» (Atti 5:29).
In quel giorno Valdo si rivelò vero riformatore. Il suo voto d'obbedienza, implicito nel voto di povertà, trasformavasi nel principio di obbedienza alla sovrana autorità divina, il quale fu sempre la pietra angolare d'ogni riforma religiosa.
Ma da quel giorno, altresì, la nascente comunità fu considerata dalla Chiesa come apertamente ribelle, talché, dopo di essersi attirati i fulmini dell'arcivescovo di Lione, fu solennemente condannata dal Concilio di Verona (1183). Questa prima scomunica maggiore, di papa Lucio III, via ricordata perché segna il distacco definitivo dei Valdesi dalla Chiesa di Roma ed il principio della loro dispersione in tutta l'Europa.
Ben è vero che già prima del 1183 i, Poveri di Lione si erano sparsi in diverse regioni dell'Europa centrale, ma l'emigrazione in massa avvenne quando furono colpiti dalla scomunica. Allora, si videro non solo percorrere il Delfinato e la Provenza raggruppando i seguaci che Pietro di Bruys e Enrico di Cluny vi avevano lasciati ,ma penetrare e crescere straordinariamente di numero nei paesi più lontani, dove i Càtari avevano loro preparato l'ambiente: nell'Alsazia, nella Lorena, nella Svizzera, in Germania, nella Spagna, in Italia.
In Italia, i migliori elementi delle dissidenze religiose presentano grandissime affinità con i Poveri di Lione; forse Valdo stesso visitò la Lombardia in occasione del suo viaggio a Roma; ad ogni modo quando, verso il 1175, i Poveri di Lione incominciarono a scendere a Milano, devono essersi facilmente intesi con gli Umiliati; talché nel 1183 il Concilio di Verona identificava gli uni con gli altri, condannando «gli Umiliati o Poveri di Lione». Anche gli aderenti agli altri movimenti riformisti accolsero con grande favore la protesta valdese, se ne appropriarono e, tutti uniti, presero il nome di Poveri Lombardi.
I Valdesi di Lombardia furono più radicalmente avversi alla Chiesa dei loro confratelli di Francia ed aspirarono altresì a maggior autonomia. Elessero, per esempio, nel 1205 un «preposto» a vita, Giovanni Ronco, contrariamente alla regola stabilita da Valdo; fu piuttosto una separazione amministrativa che una divisione dottrinale. Tuttavia, allo scopo di appianare i dissensi e di risaldare l'unione sostanziale dei due rami del valdesismo, fu indetto a Bergamo un Colloquio, l'anno dopo la morte di Valdo, avvenuta nel 1217 in Boemia. A questo Colloquio parteciparono sei rappresentanti dei Valdesi di Francia e sei dei Valdesi di Lombardia: l'accordo completo non può dirsi che sia stato per allora raggiunto, principalmente a motivo di malumori e risentimenti personali in cui era coinvolta la memoria di Valdo. Cosicché la comunità lombarda continuò la sua vita indipendente per circa un secolo e mezzo, pur mantenendosi sempre nei rapporti più cordiali con i confratelli di oltr'Alpe, tanto è vero che le assemblee generali annue dei Valdesi si tennero non di rado in Lombardia. In Milano aveva sede una scuola ancor fiorente alla metà del secolo XVI, dalla quale partivano gli zelanti propagandisti che percorrevano tutte le regioni d'Italia ed allargarono meravigliosamente il campo della missione nell'Europa centrale, dall'Alsazia all'Ungheria, fino in Polonia ed in Pomerania, trovando terreno particolarmente favorevole in Boemia ed in Moravia.
Il riavvicinamento dei Valdesi di Provenza e di Lombardia si compirà in modo definitivo quando la persecuzione li avrà costretti, tanto gli uni quanto gli altri, a rifugiarsi nelle Alpi.
Riferimenti
Walter Map: https://it.wikipedia.org/wiki/Walter_Map