Storia/Edwards
LA TRADIZIONE RIFORMATA
Jonathan Edwards: II filosofo revivalista
Jonathan Edwards nacque nel 1703 a East Windsor (Connecticut, USA). Nel 1716 iniziò a frequentare l'università di Yale come studente; più tardi ne divenne un docente. Pur essendo stato religioso fin dalla sua giovinezza, Edwards ebbe un'esperienza di conversione attorno ai ent'anni, che lo portò a capire più a fondo la sovranità e la grazia di Dio. Nel 1727, subentrando a suo nonno, Solomon Stoddard, Edwards divenne pastore della Chiesa Congregazionalista di Northampton, nel Massachusetts. Durante la sua permanenza a Northampton, la congregazione sperimentò un periodo di risveglio — nel 1734-1735 come risultato dalla sua stessa predicazione; a partire dal 1740 come conseguenza del ministero di George Whitefield nel New England. Ma il rapporto fra Edwards e la sua comunità non fu affatto soddisfacente. Egli cercò di restringere i requisiti per diventarne mèmbri, cosa che invece suo nonno aveva allentato, ma finì per essere licenziato dalla sua congregazione nel 1750. L'anno successivo si recò a Stockbridge per lavorare come missionario fra gli indiani; nel contempo iniziò a scrivere diverse delle sue opere più importanti. Nel 1757 fu invitato a diventare rettore del College del New Jersey (oggi Università di Princeton); pur con una certa riluttanza, Edwards accettò l'invito. Al suo arrivo, nel 1758, a causa di un'epidemia locale, dovette essere vaccinato contro il vaiolo, ma di lì a poco morì a motivo degli effetti collaterali del vaccino.
Jonathan Edwards era un difensore, ma anche un critico attento, dei "risvegli" del suo tempo. Il suo famoso sermone intitolato Peccatori nelle mani di un Dio in collera, con cui sottolineava in maniera particolare l'aspetto dell'ira di Dio, contribuì senz'altro a generare la scintilla che fece "scoppiare" il risveglio.
// Dio che ti tiene sospeso sulla voragine dell'inferno, proprio come si tiene un ragno o un qualche odioso insetto in sospeso sul fuoco, ti aborrisce ed è tremendamente irritato. La sua collera nei tuoi confronti arde come il fuoco; egli non ti considera degno d'altro se non di essere gettato nel fuoco. Dio ha occhi troppo puri per poterti guardare; ai suoi occhi, tu sei diecimila volte più abominevole di quanto lo sia, ai nostri, il più odioso serpente velenoso. Tu l'hai offeso infinitamente più di quanto abbia mai fatto un qualsiasi ostinato ribelle nei confronti del suo principe — eppure è proprio la sua mano che ti trattiene dal cadere nel fuoco in qualsiasi momento.
Nel 1737 egli scrisse Una narrativa personale, un'opera in cui descrive gli effetti del precedente risveglio. Ma, via via che il tempo passava, Edwards scoprì che non tutte le "conversioni" che erano avvenute durante il risveglio erano sincere — alcuni di coloro che avevano rivelato di essersi convertiti, tornavano ben presto al loro vecchio e malvagio modo di vivere. Ciò spinse Edwards a scrivere, nel 1746, i Sentimenti religiosi, un libro con cui prese in esame la natura della vera religione. Contro chi si oppone razionalisticamente ai risvegli, egli sostiene che la vera religione ha sede non nella mente, ma nei "sentimenti" (il cuore, le emozioni, la volontà). Contro i sostenitori acritici dei risvegli, invece, egli rileva che non tutti i sentimenti religiosi costituiscono una prova della grazia di Dio. Essi possono essere ardenti o provocare un cambiamento esteriore; possono dare origine a una certa fiducia in Dio o produrre testimonianze commoventi — eppure tutto ciò può avvenire senza che vi sia un reale cambiamento di cuore. Il libro di Edwards ha molto da dire anche riguardo alle questioni sollevate dal moderno movimento carismatico". Egli concorda sinceramente con una "religione del cuore" sentita e provata, ma lancia anche un forte avvertimento contro il pericolo di farsi sviare da un'emotività superficiale.
Come nelle cose del mondo i sentimenti mondani costituiscono in gran parte la fonte degli impulsi e delle azioni degli uomini, così nelle questioni religiose la fonte delle azioni umane è costituita in larga misura dai sentimenti religiosi. Chi ha soltanto una conoscenza e una teoria di tipo dottrinale, ma è privo di sentimenti, non sarà mai veramente coinvolto nelle questioni religiose. E più che evidente, in effetti, che le questioni religiose non prendono l'animo umano più di quanto riescano a influenzarlo... Oso anzi affermare che non si è mai verificato un considerevole mutamento nella mente o nella condotta di una persona mediante qualcosa di natura religiosa che sia stato letto, udito o visto, senza che la persona stessa ne fosse rimasta toccata nei sentimenti... In altri termini, non è mai avvenuto nulla di notevole nel cuore o nella vita di una persona vivente, attraverso le cose religiose, senza che il suo cuore non ne rimanesse toccato in modo profondo.Sentimenti religiosi 1:2
Jonathan Edwards fu un convinto oppositore dell'arminianesimo. Verso la fine della sua vita, scrisse un'Apologià della dottrina cristiana del peccato originale. Ma la sua opera più nota è senz'altro quella intitolata Libertà della volontà, pubblicata nel 1754. Edwards accetta il "libero arbitrio" in un senso molto ristretto — noi siamo liberi di agire come vogliamo, ma ciò che scegliamo è determinato dai moventi più seri che ci si presentano, o dall'apparente bene maggiore. L'uomo caduto è moralmente impotente — ciò che gli manca non è la capacità di fare il bene. ma la volontà o il desiderio di farlo. Edwards, che soprattutto in virtù di quest'opera è stato considerato il maggior filosofo americano, fu anche il padre della 'Teologia del New England" — della quale un illustre esponente fu il figlio, Jonathan Edwards junior (1745-1801), e dalla quale, con l'andar del tempo, prese forma la 'Teologia di New Haven", secondo l'esposizione che ne fece Charles Finney.