Sionismo/La Bibbia ebraica non può essere strumentalizzata come giustificazione

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La Bibbia ebraica non può essere strumentalizzata come giustificazione dei molti e documentati crimini del sionismo

I palestinesi moderni non hanno alcuna relazione storica o etnica con i filistei menzionati nel Libro dei Giudici. Allo stesso modo, gli israeliani moderni, in quanto nazione laica, non hanno una connessione religiosa con l'ebraismo biblico come gli antichi israeliti. La loro adesione a principi biblici è minima e marginale. Chi dice quindi di “stare dalla parte di Israele”, sostiene di fatto l'umanesimo laico, e gli interessi politici ed economici dei paesi occidentali, non la fede biblica. L’equivoco è palese, nonostante quanto si possa sostenere sulla base di certa discutibile escatologia.

Gli interessi di Israele sono stati uno dei capisaldi delle guerre americane in Medio Oriente. Non solo nell'attuale conflitto a Gaza, che avrebbe ucciso oltre 45.000 palestinesi, ma anche nelle guerre in Iraq e Siria e in varie azioni in Libano, tutto è stato influenzato dal sostegno apparentemente incondizionato dell'America agli interessi di Israele. In Iraq sono morti più di 750.000 iracheni. In Siria, il numero delle vittime ha superato le 500.000. Questi conflitti hanno anche portato a una destabilizzazione diffusa, tra cui la distruzione di economie, infrastrutture e la migrazione di massa di milioni di rifugiati in Europa e negli Stati Uniti.

Uno degli argomenti principali a favore di questo sostegno è di natura religiosa, che alcuni sionisti usano per difendere l'approccio militante di Israele al dominio nella regione. Affermano che è imposto dalla Bibbia, simile alla conquista originale di Canaan nelle Scritture ebraiche. Giustizia divina e giudizio nella conquista di Canaan

Nel contesto delle guerre contro i Cananei, la narrazione biblica le inquadra, però, come atti di giudizio divino piuttosto che come arbitraria pulizia etnica. Secondo Genesi 15:16, Dio dice ad Abramo che “l'iniquità degli Amorei non è giunta finora al colmo", indicando come la conquista era legata alla loro corruzione morale. I Cananei erano coinvolti in pratiche come il sacrificio di bambini e la prostituzione rituale (Levitico 18:24-25). Pertanto, il comando di Dio per la guerra è spesso interpretato come un atto di giustizia divina contro i loro peccati, piuttosto che una semplice espansione territoriale.

Tuttavia, questo solleva un punto importante per i tempi moderni: gli arabi in Palestina, Iraq e Siria, la maggior parte dei quali sono musulmani, ma anche molti cristiani, non sono minimamente coinvolti nei peccati sistemici attribuiti ai Cananei nelle Scritture ebraiche. Non esiste alcuna giustificazione biblica per cui Israele eserciti oggi il dominio su queste nazioni sulla base dell'antico comando di distruggere i Cananei.

La missione dell’antico Israele e la separazione dall'idolatria

L'antico Israele aveva un ruolo unico come popolo separato da Dio, e le nazioni cananee rappresentavano una minaccia spirituale a causa della loro idolatria. Le istruzioni in Deuteronomio 7:2-6 per Israele di distruggere i Cananei non erano basate su differenze etniche, ma sulla necessità di evitare di essere sviati in pratiche idolatriche. L'obiettivo principale era preservare la santità di Israele e il rapporto di alleanza con Dio.

Al contrario, le popolazioni moderne di Palestina, Iraq, Libano e Siria sono profondamente radicate in fedi monoteiste, principalmente Islam e Cristianesimo, che condividono precetti morali comuni con le Scritture ebraiche. Pertanto, l'argomentazione secondo cui queste nazioni dovrebbero essere trattate come antichi Cananei cade a pezzi, poiché non rappresentano una minaccia di idolatria che giustificherebbe la violenza o la sottomissione secondo gli standard biblici. Al massimo lo potrebbero sostenere gruppi estremisti e settari.

Prendersi cura dei vulnerabili nelle Scritture ebraiche

Le Scritture ebraiche sono piene di comandamenti per prendersi cura dei membri più vulnerabili della società: vedove, orfani e stranieri. Questi comandamenti compaiono in passaggi come:

- Esodo 22:22: "Non affliggerete nessuna vedova, né nessun orfano".

- Deuteronomio 10:17-18: "L'Eterno, il vostro Dio, è l'Iddio degli dèi, il Signore dei signori, l'Iddio grande, forte e tremendo, che non ha riguardi personali e non accetta regali, che fa giustizia all'orfano e alla vedova, che ama lo straniero e gli dà pane e vestito".

- Salmo 146:7: "Dio fa ragione agli oppressi, che dà del cibo agli affamati. L'Eterno libera i prigionieri".

Questi e simili testi dimostrano che la fede dell'antico Israele non riguardava solo il giudizio e la separazione dall'idolatria, ma richiedeva anche giustizia e compassione per i deboli e i vulnerabili - di qualunque origine siano. È importante notare che i comandamenti per la guerra contro i Cananei non negano il mandato più ampio di misericordia, giustizia e cura per i bisognosi, che è fondamentale per le Scritture ebraiche. Inoltre, questi insegnamenti presentano un netto contrasto con le moderne tattiche di guerra che causano un elevato numero di vittime civili e lo sfollamento di milioni di rifugiati. Se Israele, o qualsiasi stato moderno, desidera rivendicare l'adesione ai principi biblici, questi valori di compassione e cura per i vulnerabili devono essere anch'essi centrali.

L'insegnamento di Cristo e la continuità con le Scritture ebraiche

Gesù cita notoriamente Levitico 19:18, "Non ti vendicherai, e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso. Io sono l'Eterno. Osserverete le mie leggi", nei suoi insegnamenti, mostrando continuità tra la cura per i vulnerabili che si trova nelle Scritture ebraiche e il suo stesso messaggio. La chiamata di Gesù ad amare anche i propri nemici, come si vede in Matteo 5:43-44, amplia i principi etici della Torah. Egli comanda ai suoi seguaci di andare oltre la conquista fisica verso una missione spirituale e morale di amore e riconciliazione.

Per i cristiani moderni, questo insegnamento complica qualsiasi giustificazione per la conquista o il dominio violento. Se l'amore per il prossimo, e persino per il nemico, è centrale nel messaggio di Cristo, come può essere conciliato con politiche o azioni che danneggiano o sottomettono gli altri? In sintesi, le Scritture ebraiche contengono sia narrazioni di giudizio divino e guerra, sia potenti comandi di misericordia e giustizia verso i vulnerabili. Questi aspetti possono essere conciliati se visti attraverso la lente di La missione pattizia di Israele e la santità di Dio, con la consapevolezza che le guerre di conquista hanno avuto uno scopo specifico nella storia della salvezza. Tuttavia, la traiettoria biblica più ampia, sia nelle Scritture ebraiche che negli insegnamenti di Gesù, si muove verso un'etica di amore, giustizia e cura per gli altri. Questa traiettoria sfida l'uso di antiche narrazioni bibliche per giustificare azioni politiche o militari moderne che provocano sofferenza e ingiustizia diffuse.

Michael Anania. Lori Kremers. Brandon Beacham.