Predicazioni/Romani/L'attestazione che noi siamo di fatto figlioli di Dio

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L'attestazione che noi siamo di fatto figlioli di Dio


“Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Romani 8:16).

In che modo ciò accade concretamente? Talvolta i miei sentimenti, il mio cuore, mi condannano. Lei ha già scritto su questo argomento ed è stato molto chiaro. Quello che non capisco è come accade concretamente che lo Spirito attesti al nostro Spirito che siamo figli di Dio. Se infatti i nostri sentimenti sono spesso ostili, e ci fanno sentire come se non fossimo figli di Dio salvati per grazia, allora in quei momenti dov'è questa attestazione? Lei come vive concretamente le parole di questo versetto?

Per un cristiano, una persona, cioè, che ravvedendosi dai suoi peccati, ha affidato sé stesso al Signore e Salvatore Gesù Cristo per la propria salvezza, dubitare talvolta della propria effettiva condizione di salvezza, di essere effettivamente stato adottato come Suo figlio, di poter essere enumerato fra gli eletti di Dio in Cristo, è normale e non è necessariamente una colpa o un cattivo segno1. Questo sentimento sorge soprattutto quando si guarda alle proprie (inevitabili) contraddizioni ed incoerenze di cristiani e ci si chiede se effettivamente stiamo seguendo Cristo sulla via della salvezza, oppure stiamo solo ingannando noi stessi.

Per quanto questi dubbi siano anche tentazioni suggerite da Satana per deprimerci e bloccarci sulla via della santificazione e del servizio2 e talvolta siano accuse che qualcuno ci rivolge3, di fatto, quando provengono dal nostro cuore essi sono un buon segno. Questi sentimenti, infatti, non sorgono negli increduli che non hanno scrupoli morali, né in chi si pasce di false sicurezze presumendo di essere "a posto" sulla base di certezze diverse da quelle indicate dalla Scrittura. Il "mettersi in questione", quando non assume un carattere patologico e riflette il dubbio sulle oggettive dichiarazioni della Scrittura [ad es. "Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio" (1 Giovanni 5:13)] è, di fatto, un provvidenziale stimolo ad avvalersi sempre meglio degli strumenti che Dio mette a nostra disposizione per progredire nel cammino cristiano.

Chi, infatti, mette sé stesso in questione, è incoraggiato a verificare la propria condizione spirituale ed a porre rimedio là dove la riscontra carente, dando migliore evidenza nei fatti della propria fede. La Scrittura dice: "Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità. Da questo conosceremo che siamo della verità e renderemo sicuri i nostri cuori davanti a lui. Poiché se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa" (1 Giovanni 3:18-20). Quando un cristiano dice che il suo cuore lo condanna, deve prima di tutto fidarsi maggiormente delle promesse che il Signore gli ha fatto in Cristo e che lo rassicurano che niente e nessuno potrà mai strapparlo dal Suo amore (la salvezza è opera di Dio dal principio alla fine), e poi trasformare questo suo sentimento in un piano d'azione per lavorare su sé stesso per sopperire alle sue carenze con gli strumenti che il Signore gli provvede. C'è, infatti, un'interazione fra la responsabilità di Dio nella salvezza e la responsabilità umana. Quando sentiamo il peso delle nostre carenze, Dio ci chiama a darci da fare nel sopperirle, ma quando lo facciamo ci rendiamo conto come provvidenzialmente Dio si avvalga proprio di questi nostri sentimenti per farci progredire.

Nel testo biblico citato si parla dell'attestazione o testimonianza interiore che lo Spirito Santo comunica allo spirito del credente del fatto che egli sia, di fatto, un figliolo adottivo di Dio (e che quindi abbia ricevuto la grazia della salvezza). Questo concetto compare pure in altri luoghi della Scrittura.

"Egli ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori" (2 Corinzi 1:22).

"In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello" (1 Giovanni 3:10).

"Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo fa bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha resa al proprio Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo" (1 Giovanni 5:10-11).

"Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate" (1 Corinzi 2:12).

La domanda su come tutto ciò avvenga, in che cosa consista, è del tutto legittima e la Scrittura vi risponde. 

Prima di tutto è da rilevare come si tratti di una testimonianza interiore. Non dobbiamo attenderci questa conferma dall'esterno, magari tramite speciali rivelazioni personali che vadano oltre a ciò che la Scrittura già afferma, oppure da ciò che altri potrebbero dire di noi4. Benché altri debbano vedere in noi le evidenze della nostra effettiva conversione, l'inevitabile ambiguità della condizione del cristiano (al tempo stesso giusto e peccatore) fa sì che la loro testimonianza non possa essere considerata determinante (non ci basiamo su quello che altri possono dire o non dire di noi, così come non possiamo fidarci completamente dei nostri stessi sentimenti.

La testimonianza dello Spirito Santo dipende dall'evidenza di ciò che Egli ci ha donato, in primo luogo il dono del ravvedimento e della fede in Cristo5. C'è stato un momento nella mia vita in cui ho sentito tutto il peso dei miei peccati, della forte consapevolezza di essere condannato senza appello e perduto davanti a Dio? C'è stato un momento in cui, dopo aver udito il messaggio che mi presentava la Persona e l'opera di Cristo, ho invocato con tutte le mie forze Dio a che quanto da Lui compiuto per la salvezza si applicasse a me personalmente? Ho rinunciato espressamente  a tutto quanto nella mia vita Dio considera peccato promettendo di seguire Cristo sulla via di ciò che Gli è buono e gradito? Tutto questo non è cosa che possa sorgere spontaneamente dal cuore umano, ma è il risultato dell'opera di Dio che ci rigenera spiritualmente, che ci risveglia alle cose spirituali, perché la condizione umana ("l'uomo naturale") è spiritualmente morto e non solo non può né ravvedersi né credere, ma "neanche gli passa per la mente". Quando però giunge al ravvedimento ed alla fede in Cristo, rinunciando a tutto alla propria accettabilità e ad ogni altro salvatore, questa è l'evidenza dell'opera dello Spirito Santo in Lui e quindi della sua adozione: "Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati ... anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati)" (Efesini 2:1,5).

La testimonianza dello Spirito Santo, poi, dipende dall'evidenza in noi del frutto dello Spirito Santo: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge" (Galati 5:22-23), cioè gli effetti della Sua influenza. Benché il credente, in questo mondo, sarà sempre in una certa qual misura incoerente e difettoso, moralmente e spiritualmente non potrà che dare evidenza che questi frutti sono in lui. Posso scoprire in me queste qualità spirituali, al di là dei doni naturali che possiedo? Scorgo in me una tangibile trasformazione morale e spirituale che"fa differenza" da quello che ero prima di diventare credente, cristiano impegnato? Trovo in me una gioia ed una riconoscenza profonda contemplando quanto Cristo ha fatto per me e continua a fare attraverso l'opera dello Spirito Santo in me? Trovo in me impulsi d'amore verso Dio e verso gli altri che prima non avevo mai avuto? Trovo in me pazienza ed autocontrollo, cose che io mai avrei pensato prima di esercitare? Si tratta della testimonianza in me dello Spirito.  La mia vita è tesa ad essere la persona della quale Dio si compiace? "Non mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue opere e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato" (Colossesi 3:9-10).  Certo queste qualità non saranno mai perfette: devo crescere in esse esercitandomi in esse diligentemente.

Anche però il desiderio di crescere in esse e di impegnarmi in questo senso è testimonianza dello Spirito Santo. E' altresì evidenza che "sono dei Suoi" il fatto che, quando sbaglio cadendo in qualche peccato, lo riconosco e me ne dispiace di tutto cuore, intendendo farne ammenda ed impegnandomi affinché questo non accada ancora. "Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità" (1 Giovanni 1:6-9).

Fa parte pure della testimonianza in noi dello Spirito Santo il desiderio e l'impegno ad avvalerci di quei ministeri della chiesa che pure sono doni dello Spirito Santo fatti per l'utile de figlioli di Dio: "Ora, questo «è salito» che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa. È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo" (Efesini 4:9-13). Partecipo io volentieri alle attività della comunità cristiana e mi avvalgo dei ministeri a sua disposizione anche per la mia edificazione?

Ecco così come la testimonianza interiore dello Spirito nel credente lo conferma nell'amore di Dio nei suoi riguardi e lo stimola a fare sempre meglio per compiacere Dio. Questa testimonianza è finalizzata ad assicurarci di essere figlioli di Dio, del fatto che siamo coinvolti nella redenzione in Cristo. Essa è data al nostro spirito (non con il nostro spirito, come rendono alcune versioni). Non è una testimonianza fatta alle nostre orecchie, perché non è udibile, ma al nostro cuore, interiore, alla nostra anima rigenerata; alla nostra mente, affinché la comprendiamo e ne siano assicurati; al nostro spirito, così debole e sempre atto a dubitarne.

Paolo Castellina, V.D.M., Sabato, Settembre 18, 2010.

Note

1 Essi sono propensi a dubitarlo sempre perché sono consapevoli della propria peccaminosità ed indegnità, specialmente dopo "scivolate e cadute"; attraverso le tentazioni del diavolo, e per le loro molte prove ed afflizioni.

2 Satana, infatti, è chiamato:"l'accusatore dei nostri fratelli, colui che giorno e notte li accusa davanti al nostro Dio" (Apocalisse 12:10). Di fatti, con Gesù: "Il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani»" (Matteo 4:13).

3 Sono accuse da prendersi sempre sul serio, ma che non devono portarci a disperare, anzi a portarci a fare sempre meglio. Possono però essere ispirate da malizia o da cecità. E' avvenuto anche con Cristo stesso. Molti, infatti, anche allora, non vedevano in Lui il Figlio di Dio e lo mettevano in dubbio contestandolo: "E il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio»" (Matteo 26:63).

4 La testimonianza dello Spirito non è la soddisfazione degli altri.

5 È per rivelazione dello Spirito che alcuni giungono a comprendere chi è Cristo ed a confessarlo: "Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli" (Matteo 16:16-17); "Allora quelli che erano nella barca lo adorarono, dicendo: «Veramente tu sei Figlio di Dio!»" (Matteo 14:33); "Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, visto il terremoto e le cose avvenute, furono presi da grande spavento e dissero: «Veramente, costui era Figlio di Dio»" (Matteo 27:54).