Predicazioni/Proverbi/Dimmi con chi vai e ti dirà chi sei
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei
“Quelli che abbandonano la legge, lodano gli empi; ma quelli che la osservano, fanno loro la guerra. Gli uomini malvagi non comprendono ciò che è giusto, ma quelli che cercano l'Eterno comprendono ogni cosa” (Proverbi 28:4-5).
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Questi due versetti dal libro dei Proverbi mettono in evidenza la differenza tra chi vive secondo la legge morale di Dio e chi la disprezza. Il primo versetto (Proverbi 28:4) afferma che abbandonare la legge di Dio significa favorire e sostenere gli empi, mentre osservarla implica opporsi alle loro opere. In pratica, coloro che rimangono fedeli agli insegnamenti di Dio sfidano e contrastano il male. Il secondo versetto (Proverbi 28:5) evidenzia che le persone empie non riescono a comprendere cosa sia giusto, mentre chi cerca Dio investigando con diligenza la Sua Parola ottiene saggezza e discernimento in ogni situazione.
La legge morale di Dio, data attraverso Mosè aveva lo scopo di mettere in luce il peccato e incoraggiare una vita retta. Poco prima della sua morte, Mosè sfida il popolo d'Israele a scegliere tra la vita e il bene, la morte e il male (Deuteronomio 30:15). Spiega che obbedendo ai comandamenti del Signore, amando il Signore, camminando nelle Sue vie e osservando i Suoi comandamenti e statuti, il popolo avrebbe vissuto, si sarebbe moltiplicato e avrebbe goduto della benedizione di Dio (Deuteronomio 30:16). Tuttavia, la disobbedienza avrebbe portato conseguenze negative, espressione del giudizio di Dio. Il popolo sarebbe stato espulso dalla Terra Promessa (Deuteronomio 30:17–18). Questo proverbio rafforza la stessa idea. Infrangere le leggi morali date da Dio per regolare al meglio la nostra vita è sbagliato, così come lo è applaudire coloro che sono immorali (Romani 1:32). Trascurare le regole stabilite da Dio come se non importasse, significa di fatto schierarsi dalla parte dei malvagi, mentre obbedirvi significa contrastarli. Come cristiani abbiamo il dovere di affermare con amore e senza reticenza le cose così come stanno (Efesini 4:15) opponendosi al peccato (Luca 5:32), non approvandolo o compiacendoci con invidia di coloro che sfidano Dio (Isaia 5:20).
Dio è la base ultima della bontà e della rettitudine. Seguire Dio (Proverbi 1:7; 8:33–36) significa perseguire il più alto standard possibile. Quando qualcosa di diverso da Dio diventa una priorità, la giustizia ne soffre. Lo stesso vale al contrario: quando il male diventa comodo, ci acceca alla verità di Dio. Le culture che persistono nel fare ciò che è male agli occhi di Dio diventano indifferenti ad esso (Ezechiele 20:18–19). È possibile che una persona malvagia si renda conto del proprio peccato e si rifiuti di ravvedersene. È anche possibile che una persona sia così condizionata dal peccato tanto da non riconoscerlo più (Romani 1:28; 2 Corinzi 4:4). Il peccato offusca la mente alla giustizia. Tuttavia, in ogni generazione un residuo di credenti spiritualmente viventi e responsabili comprende ciò che è giusto e si impegna ad obbedire al Signore (Romani 11:5).
Anche oggi chi si piega a norme ingiuste o chiudendo un occhio su comportamenti corrotti, di fatto loda gli empi; al contrario, coloro che lottano per ciò che è giusto e denunciano l'ingiustizia incarnano l'opposizione attiva. Chi ignora la verità o diffonde false narrazioni come quelle diffuse dai principali media che servono solo i loro profitti sostiene indirettamente il male. Chi invece si batte per la verità e smaschera l'inganno dimostra una ricerca di giustizia e verità. Un imprenditore che tollera e “chiude un occhio” verso comportamenti scorretti e deleteri agisce come chi abbandona la legge e ne pagherà prima o poi le conseguenze. Al contrario, chi cerca equità e protegge i diritti dei lavoratori resiste attivamente al male.
In quali contesti della nostra vita siamo tentati di chiudere un occhio davanti al male, e come possiamo, invece, agire per contrastarlo? Cosa significa per noi oggi "cercare l'Eterno" e come questa ricerca può guidare le nostre scelte quotidiane? Come possiamo discernere cosa sia giusto in situazioni complesse, soprattutto quando la società sembra premiare l'ingiustizia? Trasformiamo queste domande in personale confessione di peccato e preghiera e, impegnandoci in una testimonianza coerente, chiediamo a Dio saggezza.