Predicazioni/Matteo/Liberazione dal male che vorrebbe distruggerci e dall’inganno delle tentazioni

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Liberazione dal male che vorrebbe distruggerci e dall’inganno delle tentazioni

Che cosa sono le tentazioni ed il male di cui Gesù parla nell’ultima richiesta della preghiera modello del Padre Nostro che Egli ci ha insegnato: "... non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno" (Matteo 6:13)? Vedremo oggi come esserne protetti a più livelli.

Qual’è la minaccia più grande?

Se vi chiedessero quale, secondo voi, potrebbe essere oggi la massima espressione del male, la più grande tragedia, la più grande disgrazia che ci potrebbe capitare, a che cosa pensereste? Dipende dalle paure che ciascuno ha in cuor suo e che talvolta affiorano nei propri incubi notturni. Credo però che, a questo riguardo, molti direbbero che la massima espressione del male potrebbe essere lo scoppio della moderna guerra termonucleare, che causerebbe inenarrabili sofferenze,  morte e distruzione e persino l'estinzione dell'umanità. Non si tratta di uno scenario ipotetico, perché gli arsenali atomici oggi a disposizione di molte nazioni potenzialmente potrebbero distruggere il mondo intero non una sola volta, ma molte volte, se questo avesse un senso. Si trovano sempre politicanti folli, anzi, indemoniati, che la minacciano. Nessuno potrebbe illudersi di salvarsi da una tale guerra.

E la più grande tentazione, che è sempre basata sull'inganno perpetrato verso altri ma anche verso sé stessi, quale potrebbe essere? È legata alla prima: la più grande e fatale tentazione è quella di istigare una tale guerra pensando di rimanerne illesi. Eppure oggi a una simile guerra i leader di molte nazioni e gruppi di nazioni vorrebbero che ci preparassimo, spendendo sempre di più nell'industria degli armamenti e sottraendo così risorse al benessere della popolazione. Per qual fine poi? Per premunirsi, così dicono, contro presunte minacce alla propria sicurezza e libertà, il che però nasconde ipocritamente solo l'ambizione di chi le produce a fare profitti sempre più grandi. Stanno scommettendo sul fatto che la fatalità della guerra totale magari non avvenga o possa essere solo di portata limitata. Stanno cadendo a queste tentazioni sconsiderate: investire nell'industria della morte mentre si potrebbe impegnarsi nella collaborazione fra le nazioni e lo sviluppo del comune benessere! Ma a quello essi non sembrano pensare, seguono ciò che la loro mente corrotta e malata suggerisce loro, né importa loro di sacrificare vite umane ai loro idoli.

Lo scenario che ho descritto rende particolarmente rilevante la petizione contenuta nella preghiera del "Padre Nostro" che dice: "non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno" (Matteo 6:13) anche tradotto con: "ma liberaci dal male". È quella sulla quale vorremmo soffermarci oggi concludendo così le nostre riflessioni sulla preghiera modello che il Salvatore Gesù Cristo ci ha insegnato. Come vedremo fra un attimo, non si tratta solo di un appello rivolto a Dio che intervenga, per così dire, "dall'esterno" liberandoci dal male delle nostre follie, ma comporta per noi, come sempre, implicazioni responsabilizzanti, sia a livello individuale che sociale, sia nel piccolo che nel grande.

La richiesta finale del Padre Nostro

Riascoltiamo il testo completo del "Padre Nostro".

“Voi dunque pregate così: 'Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra com'è fatta nel cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno'. Poiché, se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi, ma, se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Matteo 6:9-14).

La richiesta finale del Padre Nostro, la preghiera modello insegnataci dal Salvatore Gesù Cristo, dunque, dice:  "... non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno".

Dopo aver riconosciuto Dio come Padre, chiesto il Suo Regno e il Suo provvigioni, questo insegnamento di Gesù sulla preghiera si chiude con la richiesta di protezione spirituale. I discepoli del Cristo vivono in un mondo corrotto dal peccato e spesso loro avverso e indubbiamente hanno bisogno di esserne protetti. Gesù ripete questa richiesta nella sua preghiera detta sacerdotale negli ultimi giorni del Suo ministero sulla terra quando i suoi discepoli avrebbero potuto sentirsi abbandonati: “Io non ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno” (Giovanni 17:15).

La versione del Padre Nostro nel vangelo di Luca conferma la centralità di questa richiesta nella vita cristiana. La richiesta di essere protetti dal male non è una fuga dalle difficoltà, ma un riconoscimento della nostra fragilità e della necessità di dipendere in tutto e per tutto da Dio.

Il significato originale  di queste espressioni

Consideriamo il significato originale ed “il peso” delle parole: "... non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno".

"Non ci esporre alla tentazione". Che cosa si intende per “tentazione”? La tentazione è spesso oggi banalizzata: è il desiderio di un dolce durante una dieta, la voglia di fare un acquisto impulsivo, o una pubblicità che invita a cedere a un piacere straordinario o normalmente proibito, qualcosa che “ci concediamo”. Gesù si riferisce a qualcosa di molto più profondo e sicuramente per noi lletale.

Il termine greco usato per “tentazione” è "πειρασμός" (peirasmos). Può significare sia tentazione (spinta, seduzione a commettere ciò che Dio considera un peccato, la trasgressione alla Sua legge) che una prova (una difficoltà che mette alla prova la fede e che, superandola ci rafforza).

Ma, “non ci esporre alla tentazione” sottintende forse con questo che Dio voglia espressamente esporci alla tentazione, che Dio ci tenti a commettere ciò che è male ai Suoi occhi e che vorremmo che non faccia? L’apostolo Giacomo scrive: “Nessuno, quando è tentato, dica: ‘Io sono tentato da Dio’, perché Dio non può essere tentato dal male né egli stesso tenta alcuno” (Giacomo 1:13). Dio, però, permette che, come discepoli di Gesù che sopravvengano nella nostra vita delle prove per rafforzarci e farci crescere spiritualmente. Sempre Giacomo scrive: “Fratelli miei, considerate una grande gioia le prove svariate in cui venite a trovarvi, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia appieno l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti” (Giacomo 1:2-4).

È però anche giusto tradurre l’espressione originale greca εἰσενέγκῃς (eisenenkes) come “esporci” alla tentazione, o come alcuni traducono “indurci”? C’è chi infatti chi lo intende come "non portarci dentro una situazione di tentazione". Altri, però, suggeriscono una resa più pastorale: "non permettere che, tentati, a quella tentazione noi cadiamo", per evidenziare che Dio non è la causa del male ma colui che può rafforzarci per respingere quella tentazione. Il senso più probabile di quel “non indurci in tentazione” è così una richiesta di essere preservati da prove troppo dure o dal rischio di soccombere a ingannevoli tentazioni.

Poi Gesù dice: "Ma liberaci dal maligno", anche tradotto “dal male”. Che cosa intende con questo? Il male oggi è generalmente visto o solo in termini soggettivi o solo in termini sistemici: è solo spesso identificato con ingiustizie sociali, guerre, crimini, ma raramente con qualcosa che riguarda ogni persona nel profondo. Eppure, nel profondo, tutti riconosciamo che il male non è solo un problema esterno, ma anche interiore. Vediamo persone lottare contro dipendenze distruttive, relazioni rovinate dall’egoismo, scelte sbagliate che portano sofferenza. Anche chi rifiuta un’idea religiosa del peccato sa che alcune forze dentro di noi sembrano portarci su strade sbagliate. Se il male fosse solo qualcosa di esterno, basterebbe eliminare le condizioni negative per risolvere tutto. Ma sappiamo che non è così. Gesù ci insegna che la tentazione e il male non sono solo questioni psicologiche o sociali, ma realtà spirituali profonde. Quando preghiamo "Non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal male", riconosciamo la nostra fragilità e chiediamo a Dio di proteggerci da ciò che potrebbe allontanarci da Lui.

Il termine originale "πονηρός" (ponēros), inoltre, può riferirsi a: (1) Il male in senso astratto (peccato, sofferenza, ingiustizia), oppure anche il Maligno, Satana (la forza spirituale della malvagità che tenta e ostacola il credente).

Entrambe le interpretazioni sono biblicamente fondate e non si escludono a vicenda: Gesù ha la forza di liberarci sia dal peccato che dall'oppressione di Satana e questo è ampiamente esemplificato dai vangeli (Giovanni 8:34-36; Marco 5). La Bibbia descrive il male come potenza ostile a Dio, sia nelle singole trasgressioni alla volontà rivelata di Dio che nel sistema mondano (il “peccato sistemico” che si oppone al Regno. L’apostolo Paolo dice: “il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:12). Infatti, come dice Giovanni: “Noi sappiamo che siamo da Dio e che tutto il mondo giace nel maligno”(1 Giovanni 5:19).

Questa richiesta di liberazione, e di liberazione possibile, è un’anticipazione della vittoria finale di Dio in Cristo. Infatti, Cristo “avendo spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce” (Colossesi 2:15). Verrà però il giorno in cui Dio cancellerà ogni traccia di male: “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, non ci sarà più cordoglio, né pianto, né dolore; le cose di prima sono passate” (Apocalisse 21:4).

Come applicare tutto questo?

La tentazione ingannevole di allontanarci da ciò che Dio ha disposto per il nostro bene nella Sua legge è una realtà ineludibile per ogni figliolo di Dio sottoposto com’è in questo mondo al potere corruttore delle forze spirituali della malvagità.  Dalla prima tentazione che il maligno aveva fatto ai nostri progenitori ed alla quale soccombono, i discepoli di Cristo non ne sono esenti. Cadranno? No, se invocano l’assistenza di Dio e fanno ricorso alle risorse che Dio ha provveduto loro. Infatti, come scrive l’apostolo Paolo: “Nessuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana; ma Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Corinzi 10:13). Gesù stesso era stato similmente tentato (Matteo 4:1-11) e ci insegna a dipendere da Dio nella lotta contro il peccato. Con questa richiesta del Padre Nostro Gesù ci insegna a pregare Dio di non essere sopraffatti, riconoscendo così, senza di Lui, la nostra debolezza.

Le forze spirituali della malvagità che dominano il cuore e la mente dei reprobi a loro perdizione vorrebbero trarre a sé coloro che Cristo Gesù ha liberato e redento. L’ammonimento dell’apostolo Pietro è chiaro: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (1 Pietro 5:8). Ci riuscirà? Dio ci dà strumenti per resistergli (Efesini 6:10-18). La preghiera è una delle armi principali contro il male.

La nostra sicurezza è in Cristo, che ha vinto il male. Questa richiesta finale del Padre Nostro ci ricorda che la vita cristiana è una lotta spirituale a più livelli. La vita cristiana non è solo sedersi una volta la settimana nei banchi (semmai lo si faccia ancora regolarmente) di un luogo di culto per poi tornare alla nostra “vita normale”. È lotta per la liberazione dal peccato a livello personale e sociale. È il cristiano che abbandona pensieri, parole ed opere non in linea con la volontà rivelata di Dio per seguire Cristo. È lotta per la liberazione dalla schiavitù spirituale, da vizi e dipendenze. Lo dimostrano i racconti dei vangeli di persone liberate dall’influenza demonica (Marco 5). È liberazione dal male sociale sistemico, esemplificato dai racconti biblici di Dio che interviene nella storia e che si forma un popolo che vive secondo i Suoi principi di giustizia. È liberazione dal male fisico e dalla sofferenza: come affrontarlo e sostenerla? Questo è esemplificato dai racconti dei vangeli sulle guarigioni miracolose operate da Gesù e dagli apostoli. È, infine, pure liberazione escatologica: la fiduciosa ed operante attesa, da parte del popolo di Dio della redenzione finale, quando Dio strapperà definitivamente il male dal mondo.

Non possiamo vincere con le nostre forze, ma solo con l’aiuto di Dio: “Non per potenza, né per forza, ma per il mio Spirito', dice l'Eterno degli eserciti” (Zaccaria 4:6). Il consapevole rapporto con Dio, fatto di preghiera, ascolto e ubbidienza è dunque per noi è essenziale.

Conclusione

La preghiera di Gesù, in particolare, “Non ci esporre alla tentazione ma liberaci dal male” ci insegna a riconoscere la realtà della tentazione e del male e a rapportarci con Dio nell’impegno a vincerlo. Le forze della morte e della distruzione non operano solo al livello delle nazioni, ma anche dentro di noi. Siamo così  chiamati, come discepoli di Gesù a chiedere umilmente in preghiera la Sua guida e protezione. La nostra sicurezza e certezza di vittoria sta in Cristo, che ha già vinto per noi. Pregando "non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal male", ci affidiamo completamente a Dio, certi che Egli ci ci può dare oggi l’aiuto e le risorse per combattere ciò che è male e che ci porterà alla vittoria finale nel Suo Regno.

Paolo Castellina, 6 marzo 2025.