Predicazioni/Matteo/La nostra anima: valorizzarla oppure sprecarla e rovinarla per sempre

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La nostra anima: valorizzarla oppure sprecarla e rovinarla per sempre 

Quanto vale la tua anima? Domanda incomprensibile, questa, per chi ritiene che la vita che abbiamo con tutte le sue funzioni psicofisiche sia solo un accidente del caso e che la nostra identità personale finirà nel nulla, così come diventerà polvere il nostro corpo. "Perché, allora occuparsene - dicono - viviamo come capita approfittando delle occasioni, tanto...". Il Signore e Salvatore Gesù Cristo, però, in sintonia con tutta la rivelazione biblica,  afferma chiaramente l'esistenza dell'anima e dichiara che è uno stolto, uno stupido, chi non se ne occupa, perché essa permane anche quando il nostro corpo come tale scomparirà. Ci sono così solo due opzioni, o valorizzarla  in Cristo e con Cristo, oppure sprecarla, facendola finire solo nel deposito spazzatura dell'universo. Oggi ascolteremo quanto il Signore Gesù dice a questo riguardo nel vangelo secondo Matteo al capitolo. 16 e poi faremo qualche considerazione.

Nel vangelo secondo Matteo al capitolo. 16 troviamo queste parole: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo l'opera sua. In verità vi dico che alcuni di coloro che sono qui presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il Figlio dell'uomo venire nel suo regno»” (Matteo 16:24-28).

Vi sono persone che, benché il loro corpo possa non essere sano, valorizzano e si prendono cura con diligenza della propria anima, del proprio spirito. Non la scambierebbero per nulla al mondo, perché sono consapevoli del suo grandissimo valore. Le cose di questo mondo per loro sono importanti ma relative: quello che più conta per loro è lo spirito, e quello coltivano con diligenza, non solo nutrendolo di valori superiori, di comunione con Dio, ma valorizzando tutto ciò che di più grande e nobile hanno a disposizione. Esse prendono sul serio quanto dice l’Apostolo, quando scriveva: “…fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose” (Filippesi 4:8); e ancora: “Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra” (Colossesi 3:1,2).

Coltivare la propria anima, il proprio spirito potrebbe sembrare un’attività egoistica, ma non è così, perché è solo essendo persone migliori che si dare alla società un contributo costruttivo. Ecco così che essi sviluppano caratteristiche virtù, come uno spirito forte, deciso, dinamico, creativo, dotato di senso di responsabilità e impegnato in favore degli altri.

Coltivare l’anima, recuperare l’anima, salvare l’anima, persuasi che essa trascende la vita terrena e che deve continuare ad essere utile a Dio, che l'ha creata, anche dopo la morte del corpo (e non gettata in una pattumiera) è essenziale. Esiste, però, l’anima? Alcuni lo negano, e quindi non comprendono il suo valore, l’esigenza biblica che essa non vada perduta.

La Bibbia insegna che l’essere umano possiede un’anima, un’identità spirituale, qualcosa di non identificabile esclusivamente con il nostro corpo, ed è chiamata anche spirito. Essa, infatti, nell’essere umano, è la parte spirituale, migliore e più nobile, distinta dal corpo, quella attraverso la quale noi comprendiamo, immaginiamo, ragioniamo, ed interagiamo. Senza di essa il corpo non è che un povero involucro vuoto. L’apostolo Giacomo scrive: “Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta” (Giacomo 2:26). Senza l’anima, noi non saremmo che polvere: “Quando il suo spirito se ne va, egli ritorna alla terra, e in quello stesso giorno i suoi progetti periscono” (Salmi 146:4).

La nostra stessa identità personale è così identificata nell’anima che spesso la Bibbia parla delle creature umane come di “anime”. Il corpo, benché importante, è solo uno strumento di importanza relativa, essa è “l’unica mia” (Salmi 22:20). Appartengono all’anima la comprensione, la coscienza, il giudizio, l’immaginazione, la mente, la memoria, i sentimenti, la volontà. Essa, come il corpo, ha dei sensi spirituali: vista, udito, gusto e la percezione per cogliere ed apprezzare le cose spirituali. Il corpo viene considerato dalla Bibbia il suo abitacolo, il suo vestito, la sua tenda, un vaso. L’Apostolo Paolo scrive: “Noi infatti che siamo in questa tenda gemiamo, essendo aggravati, e perciò non desideriamo già di essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita” (2 Corinzi 5:4), e Pietro: “…sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come me l'ha dichiarato il Signor nostro Gesù Cristo...” (2 Pietro 1:14).

Gesù, in Luca 16, ci parla della vicenda di un uomo ricco e di un poveraccio che si chiamava Lazzaro. Il primo, per dirla chiaramente, “se ne fregava” di tutto e di tutti, compresa della sua anima, il secondo cercava presso Dio ogni suo bene. Dopo la loro morte l’anima del primo viene portata nell’Ades, fra i tormenti, e quella del secondo accanto ai fedeli di Dio, accanto ad Abraamo. E’ solo dopo che il primo uomo, vissuto in modo irresponsabile, ignorando la propria anima, rovinandola e perdendola, si rende conto di quei fatti che aveva sempre ignorato e deriso, ma non può più sanare la situazione. Vi è ormai “una grande voragine” fra l’Ades, dove la sua anima è stata cacciata come in un "deposito della spazzatura", e la gloria del Paradiso. Esorta così Abraamo dicendo: “Ti prego dunque, o padre, di mandarlo a casa di mio padre, perché io ho cinque fratelli, affinché li avverta severamente, e così non vengano anch'essi in questo luogo di tormento” (Luca 16:27,28). Questi però rifiuta dicendo che la

Bibbia è sufficiente per avvertirli e non serve altro. La tragedia, però, come per tanti oggi, è che alla Parola di Dio essi non credono e non vogliono prestare ascolto, e rovineranno per sempre così la propria preziosa anima, quella che avevano del tutto trascurato a loro danno: non l’avevano accolto e compreso.

Perché la nostra anima è così preziosa?

Perché è stata fatta ad immagine di Dio. Dio disse: “Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza ... Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina” (Genesi 1:26,27). Dio, infatti, non ha un corpo fisico come noi. Dio è spirito (Giovanni. 4:24). L’anima è la nostra identità interiore, la nostra natura spirituale che può essere considerata indipendentemente dal nostro corpo, corpo che può essere inteso come l’abitazione dell’anima, lo strumento esteriore, l’interfaccia necessaria per rapportarci a questo mondo. E’ più importante la casa, oppure chi la abita? E’ per questa ragione che noi non dovremmo occuparci più di quel tanto del nostro aspetto esteriore, fisico. Lo dobbiamo fare, ma solo fino ad un certo punto. Per molti è un’ossessione: noi siamo molto più che corpo. Bisognerebbe occuparsi molto di più a sviluppare la salute interiore, non tanto “body building”, ma “soul building”, non tanto scolpire i nostri muscoli, ma “scolpire la nostra anima”.

La nostra anima, poi, è preziosa perché la nostra esistenza non termina quando deponiamo il nostro corpo perché logoro ed usato. Il corpo muore, viene sepolto, ritorna in polvere. La natura dell’anima, però, è del tutto diversa ed è questo che la rende così preziosa. E’ ciò che Gesù cerca di insegnarci in Matteo 16:26 ed in altri brani. Come noi viviamo in questo breve periodo di vita terrena determina il nostro destino eterno. Ciò che noi accumuliamo sulla terra non ha valore per la vita eterna. I più alti onori conseguiti sulla terra non possono guadagnarci l’ingresso in cielo. Dobbiamo perciò valutare ogni cosa (possedimenti, decisioni, azioni, ecc.) dal punto di vista dell’eternità, nella prospettiva dell’anima.

Inoltre la nostra anima è preziosa perché il costo per redimerla è stato altissimo. Ci è voluta la vita del Figlio di Dio per redimere la nostra anima. L’apostolo Pietro scrive: “…sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia” (1 Pi. 1:18,19). Non sarebbe bastata, per redimerla, la vita di un qualsiasi altro, magari quella di Giovanni Battista. Potremmo anche non comprendere perché fu necessario che il Figlio di Dio morisse, ma comprendiamo che l’anima dell'essere umano deve avere per forza un valore molto grande se era stato necessario che fosse versato il sangue di Cristo. Voi ed io possiamo diventare parte di tutto questo. Gesù morì per redimere e salvare le nostre anime. Sia lode a Dio! Potremmo scambiare l’anima con qualcos’altro, visto che, secondo alcuni, non ci serve, la possiamo ignorare e negare che essa possa perdersi?

Che potremmo dare in cambio dell’anima? Gesù disse: “Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua?” (Matteo16:26). Qui la parola “cambio” vuol dire “baratto”, lo scambio di una cosa per un'altra, in particolare, scambio diretto di beni con altri beni. Se il nemico di Dio, il diavolo, vi avvicinasse e vi proponesse di dargli la vostra anima, che cosa gli chiedereste in cambio? Quanto denaro? Un milione, mille milioni? Vi sono fin troppe persone che svendono la propria anima per quasi nulla. L’Apostolo dice: “l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori” (1 Ti. 6:10). Venderemo la nostra anima in cambio delle cose di questo mondo? Troppa gente, per mancanza di fede e di conoscenza biblica, svenda la propria anima proprio per poco! Pensate al personaggio biblico di Esaù che vende i suoi grandissimi privilegi spirituali per un piatto di lenticchie. Molti oggi dicono: “Che me ne faccio delle promesse del cielo, mentre oggi ho questo bisogno, questo problema?”.

Di alcuni giovani spreconi oggi si dice: “Non capiscono il valore del denaro e della fatica che si fa per guadagnarlo”. Però tanti oggi non comprendono l’altissimo valore della propria anima e si concentrano solo sui brevi e passeggeri beni di questo mondo con un impegno che ha dell’incredibile. Sono degli stupidi, degli stolti, e questo lo dice loro lo stesso Gesù. Ricordate il racconto di Gesù quel ricco stolto che aveva accumulato grandi tesori per sé stesso non occupandosi di essere ricco davanti a Dio? Proprio quando stava per arricchirsi a dismisura di beni terreni, Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?" (Luca 12:20). E’ pura follia occuparsi solo di ciò che riguarda questo mondo e sottovalutare, o peggio escludere totalmente la questione della salvezza della propria anima, la quale deve essere considerata nei termini che Dio stesso ha stabilito. Dobbiamo essere abbastanza saggi da dare il giusto peso, cioè, la priorità a ciò che riguarda il bene eterno della nostra anima immortale.

Non importa, allora, quello che si realizzi in questa vita, se non avremo salvato l’anima la nostra vita potrà essere considerata un completo fallimento. Potremmo raccogliere accanto a noi grandi ricchezze e fama, e lasciare migliaia di amici che piangono la nostra morte, ma se non avremo salvato l’anima la nostra vita sarà un miserabile fallimento. D’altro canto potremmo morire abbandonati in un ospizio per i poveri senza un solo amico che piange la nostra scomparsa, ed essere sepolti in una povera tomba, ma se avremo salvato la nostra anima, attraverso la grazia di Dio in Gesù Cristo, la nostra vita sarà un meraviglioso successo. No, non ci possiamo permettere di perdere la nostra anima, perché se la perdiamo, perdiamo tutto. Per colui o colei che affida la propria vita al Salvatore Gesù Cristo Egli promette un luogo di eterno riposo. Là non vi saran(no più afflizioni, malattie o la morte. Godremo di un’eredità incorruttibile e pura, che non potrà mai più esserci sottratta. Significherà vivere in una città costruita dall’Iddio vivente. D’altro canto, perdere la nostra anima perché mai ci eravamo occupati seriamente di essa, significherà rimanere separati per sempre da Dio, fonte di ogni bene, una condizione di indicibile sofferenza per sempre.

Non dovrà essere necessariamente questa la nostra fine, perché il Signore e Salvatore Gesù Cristo è venuto proprio per salvarci da questa sorte, giusta conseguenza della nostra ribellione a Dio. Chiunque affida sé stesso al Salvatore Gesù Cristo, dando a Dio la gloria dovuta al Suo nome, vede i suoi peccati perdonati dalla fedele opera di Cristo ed aperta per lui la porta dell’eterna beatitudine. Affidare la nostra vita fin da oggi al Salvatore Gesù Cristo significa sottomettersi umilmente alla volontà rivelata di Dio, lasciare che la Sua Parola ci guidi e che il Suo Spirito ci purifichi da ogni iniquità, ed allora la nostra anima sarà salva e si ricongiungerà un giorno ad un corpo glorioso, come quello del Cristo risorto, nella nuova creazione. E’ la promessa dell’eterno Iddio, Colui che non mente e le cui parole sono sempre fedeli e veritiere.

Non accoglierle fiduciosamente, il meno che si possa dire è che sarebbe veramente sciocco ed irresponsabile da parte nostra. Persistere nell’umana arroganza di chi vorrebbe fare a meno di Dio ed essere legge a sé stesso proprio non ne vale la pena. Prendiamoci quindi cura della nostra anima, essa è preziosa, è il bene più grande che abbiamo. Prendiamocene cura per poter vivere la pienezza del nostro potenziale umano. Non lo sprechiamo, non lo buttiamo via, non lo perdiamo.

[Paolo Castellina, giovedì 21 giugno 2001].