Predicazioni/Matteo/Ha vinto le elezioni, ma...

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Ha vinto le elezioni, ma...

Ha vinto le elezioni, ma i suoi avversari non ammettono la sconfitta... Dopo ogni elezione o referendum vi è il momento della proclamazione ufficiale dei vincitori. In quel momento i perdenti pure riconoscono la loro sconfitta e rendono onore al vincitore. E' quello che si chiama "fair play" o gioco leale. Capita però non poche volte che gli sconfitti non accettino i risultati delle elezioni, li contestino e cerchino in tutte i modi di farle ripetere perché il risultato non piace loro. Cercano così la maniera di farle considerare illegittime o falsate, salvo poi in tutti i modi ostacolare il vincitore.

Il momento della proclamazione ufficiale di Gesù di Nazaret come il Cristo, il Salvatore del mondo, vi è stata. Non è avvenuta nei palazzi del potere o nel tempio, per altro occupati dai suoi avversari che da lì non avevano nessuna intenzione di spostarsi, costi quel che costi. E' avvenuta nel deserto, sulle rive del Giordano, là dove Giovanni, l'ultimo dei profeti, stava predicando un battesimo di preparazione all'imminente venuta del Messia. Non era stato il popolo ad eleggerlo, ma Dio stesso, che in quel modo lo proclama al mondo. Il mondo lo avrebbe ostacolato in tutti I modi, ma l'opera del Cristo avrebbe trionfato e trionfa, nonostante ogni malefica opposizione.

Oggi incentriamo la nostra riflessione soprattutto su due testi biblici, il primo è Matteo 3:13-17, uno dei racconti evangelici del battesimo di Gesù. Il secondo è Isaia 42:1-9, un testo profetico più antico che allarga concettualmente la proclamazione della messianicità di Gesù. Cominciamo a leggere questo.

Il battesimo di Gesù"Allora Gesù dalla Galilea si recò al Giordano da Giovanni per esser da lui battezzato. Ma questi vi si opponeva dicendo: Son io che ho bisogno d'esser battezzato da te, e tu vieni a me? Ma Gesù gli rispose: Lascia fare per ora; poiché conviene che noi adempiamo così ogni giustizia. Allora Giovanni lo lasciò fare. E Gesù, tosto che fu battezzato, salì fuor dell'acqua; ed ecco i cieli s'apersero, ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venir sopra lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse: Questo è il mio diletto Figliuolo, nel quale mi sono compiaciuto" (Matteo 3:13-17).

Che cosa ci insegna questo testo? In primo luogo, benché il battesimo di Gesù non avesse direttamente senso (Gesù non aveva peccati da farsi perdonare) esso "adempiva ogni giustizia" nel senso che avallava il ministerio di Giovanni il Battezzatore (che era pienamente nei propositi di Dio) e sarebbe stato quello il contesto della prima proclamazione della messianicità di Gesù.

Difatti, questa proclamazione avviene proprio quando, dopo essere stato battezzato, Gesù sale fuori dall'acqua e - si tratta di una rivelazione speciale - "i cieli si aprono" ed una voce dal cielo dice: "Questo è il mio diletto Figliuolo, nel quale mi sono compiaciuto".

Questa frase richiama espressamente il testo della profezia di Isaia 42, profezia che diventa, in questo modo, l'autorevole commento a cui Dio stesso ci chiama a ricorrere per approfondire il messaggio che in quella frase è contenuto. I vangeli, infatti, non contengono "il tutto" della Rivelazione scritta ma, per comprenderla appieno, siamo invitati ad esaminare il resto delle Sacre Scritture, in particolare quei testi a cui fanno allusione. Leggiamo, così, Isaia 42:1-9.

Il servo dell'Eterno. "Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto in cui si compiace l'anima mia; io ho messo il mio spirito su lui, egli insegnerà la giustizia alle nazioni. Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade. Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; insegnerà la giustizia secondo verità. Egli non verrà meno e non s'abbatterà finché abbia stabilita la giustizia sulla terra; e le isole aspetteranno fiduciose la sua legge. Così parla Iddio, l'Eterno, che ha creato i cieli e li ha spiegati, che ha distesa la terra con tutto quello ch'essa produce, che dà il respiro al popolo che v'è sopra, e lo spirito a quelli che vi camminano. Io, l'Eterno, t'ho chiamato secondo giustizia, e ti prenderò per la mano, ti custodirò e farò di te l'alleanza del popolo, la luce delle nazioni, per aprire gli occhi dei ciechi, per trarre dal carcere i prigioni, e dalle segrete quei che giacciono nelle tenebre. Io sono l'Eterno; tale è il mio nome; e io non darò la mia gloria ad un altro, né la lode che m'appartiene agl'idoli" (Isaia 42:1-8).

Da questo testo apprendiamo prima di tutto che Gesù è "il servo dell'Eterno", Colui che Dio ha eletto dall'eternità per servire come il Messia, per essere il Salvatore di coloro che gli sono stati affidati per ricevere la grazia della salvezza eterna. Egli è colui nel quale Dio si compiace. La sua opera non è né difettosa né parziale come quella di altri presunti salvatori dell'umanità. Nessun altro può presumere di accompagnarlo , di condividerne l'opera o di sostituirsi a lui. Difatti, egli dice: "io non darò la mia gloria ad un altro, né la lode che m'appartiene agl'idoli." Gesù è colui sul quale è sceso lo Spirito di Dio in modo unico ed irripetibile.

Egli è soprattutto colui che "insegna" al mondo la giustizia, nel senso di ciò che è giusto, buono e gradito a Dio. Gesù "insegna" la giustizia molto più di quanto può insegnarla un maestro di questo mondo, perché egli la "incarna" in sé stesso. Egli, infatti, la promuove non tanto o non solo come una lezione da imparare, ma come un modo di vivere e di pensare che egli trasmette a chi è in stretta comunione con lui. Nessun altro al mondo può essere e realizzare ciò che è e realizza Gesù, il Cristo.

"Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade". Gesù non è uno che "desta clamore", esperto di pubblicità e di public relations. Egli non è come un venditore ambulante che va in giro per le strade con un megafono pubblicizzando i prodotti che vende. In questo senso egli non "grida", non ciancia, ma agisce. Fra parentesi questo dovrebbe insegnare molto a coloro che vedono l'evangelizzazione come semplicemente una tecnica pubblicitaria, studiandosi di applicarne i principi più avanzati per efficacemente "guadagnarsi più clienti". Gesù non grida da balconi, non dice "le solite banalità", non è esperto di dibattiti, ma, prima di tutto, opera prendendosì amorevolmente cura delle persone. Difatti: "Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante" e questo "...per aprire gli occhi dei ciechi, per trarre dal carcere i prigionieri, e dalle segrete quei che giacciono nelle tenebre" in ogni senso. E' così che egli, soprattutto, insegna.

Come predica l'apostolo PIetro: "Voi sapete quello che è avvenuto per tutta la Giudea cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni: vale a dire, la storia di Gesù di Nazaret; come Iddio l'ha unto di Spirito Santo e di potenza; e come egli è andato attorno facendo del bene, e guarendo tutti coloro che erano sotto il dominio del diavolo, perché Iddio era con lui" (Atti 10:35).

Il battesimo di Gesù è dunque la proclamazione ufficiale dell'inizio del ministerio di Gesù, il Salvatore del mondo. I suoi avversari non avranno verso di lui e non continuano ad avere alcun "fair play". Essi hanno fatto e continuano a fare di tutto per contestare quest'elezione ed ostacolarne l'opera. Vorrebbero spodestarlo e sostituirsi a lui, ma non ci riusciranno, mai. Egli è il diletto figliolo di Dio, il servo dell'Eterno nel quale Egli si compiace. Nessuno si faccia illusioni: egli è colui che Dio sostiene. "Egli non verrà meno e non s'abbatterà finché abbia stabilita la giustizia sulla terra; e le isole aspetteranno fiduciose la sua legge". Le "isole" di cui parla questo antico testo, erano lontane, ma sono giunte fiduciose al Cristo e sono state illuminate dalla sua luce. Lo stesso possa dirsi per tutti coloro che hanno seguito questa riflessione.