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La Luce che forma, trasforma e guida
La verità non può essere soppressa indefinitamente dai malvagi. Prima o poi essa verrà fuori a loro vergogna. La verità ha una forza irresistibile. Le verità insegnate da Gesù, la Sua Parola, quando cadono sul un terreno buono e fertile di un cuore onesto e senza pregiudizi, devono essere manifestate con coraggio ed usate con fiducia per l’avanzamento del Regno di Dio, nella certezza che esse trionferanno. È il messaggio che sorge dalle parole apparentemente enigmatiche di Gesù che compaiono in Luca 8:16-18. Vedremo oggi come.
La Valle dell’Ombra della Morte
Nell’opera secentesca “Il Pellegrinaggio del Cristiano” di John Bunyan, che descrive in forma allegorica le esperienze, il cammino, di tutti i discepoli di Gesù, ieri ed oggi, si descrive, ad un certo punto, il loro passaggio dalla “Valle dell’Ombra della Morte”. Si tratta di un’espressione che proviene dal Salmo 23, che dice: “Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei male alcuno, perché tu sei con me” (Salmo 23:4).
La "Valle dell'Ombra della Morte" è rappresentata in quest’opera come un luogo di profonda oscurità, terrore e insidie spirituali. È descritta come una landa cupa e soffocante, avvolta da fitte nebbie che rendono il cammino incerto e pericoloso. Il sentiero è stretto, con profondi fossati da un lato e un pantano dall’altro, simboli delle cadute rovinose in cui un'anima può precipitare se si allontana dalla via maestra. Tenebre e fitta nebbia dominano il paesaggio, impedendo al pellegrino di vedere chiaramente il suo percorso, immagine potente delle fasi della vita in questo mondo, in cui la fede è messa alla prova dall’incertezza e dalla paura. La valle è infestata da spettri e demoni che sussurrano parole di disperazione, cercando di ingannare e tormentare il viandante. Grida lugubri e gemiti riecheggiano nell’aria, evocando il tormento interiore che l’anima inconvertita sperimenta, ma anche il credente nei momenti di prova. Il Pellegrino si trova, così, a combattere non solo contro pericoli esterni, ma anche contro i dubbi e i pensieri maligni che sembrano sorgere dentro di lui, quasi fossero la sua stessa voce. Questa descrizione riflette la lotta spirituale contro le tentazioni e le accuse del nemico, che cercano di distogliere il credente dalla fiducia in Dio. Attraversare questa valle simboleggia il passaggio attraverso le prove più oscure della vita, quelle che sembrano prive di speranza e in cui Dio sembra assente. Tuttavia, il Pellegrino scopre che la sua unica sicurezza è la Parola di Dio e la consapevolezza che il Signore è con lui, anche quando non riesce a vederlo. La valle non è un luogo di permanenza, ma di passaggio: chi persevera con fede ne esce rafforzato. Bunyan ci mostra così che, per il cristiano, l’oscurità più fitta è spesso il preludio alla luce della grazia.
Il nostro mondo è indubbiamente un mondo di fitte tenebre, impostato alla menzogna sistemica e alla comunicazione di false impressioni che spesso ci sconcertano e vorrebbero manipolare anche noi. La malvagità distruttiva caratterizza non solo il cuore umano inconvertito, ma anche i potentati di questo mondo che ambiscono a realizzare i loro fini e profitti senza scrupoli, senza ritegno alcuno, eliminando ogni loro anche solo potenziale avversario. C’è però chi con coraggio li denuncia, sicuro che tutte le menzogne verranno smascherate e la verità verrà prima o poi a galla a loro vergogna.
Se lodevolmente questo fa, ad esempio, il giornalismo investigativo indipendente, ancora di più lo fa la Parola di Dio che, come una chiara luce, illumina questo mondo tenebroso rivelandone le trame, annunciando il giudizio di Dio su di esso e, attraverso l’Evangelo di Gesù Cristo, operando la salvezza di chi gli si affida. In questo mondo il discepolo di Cristo Gesù è indubbiamente chiamato ad essere fiducioso “portatore di luce”, la luce della Parola di Dio. Come una lampada, la Parola di Dio è stata seminata in noi. Ma cosa facciamo con questa luce? L’insegnamento di Gesù, come riportato nel vangelo secondo Luca al capitolo 8, versetti 16-18, ci offre tre preziosi principi su cui meditare e lavorarci sopra.
Il testo biblico
“Nessuno, accesa una lampada, la copre con un vaso o la mette sotto il letto; anzi, la mette sul candeliere, perché chi entra veda la luce. Poiché non c'è nulla di nascosto che non debba manifestarsi né di segreto che non debba sapersi e venire alla luce. Badate dunque a come ascoltate, perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, anche ciò che pensa di avere gli sarà tolto” (Luca 8:16-18).
Si potrebbe dire che questo testo del vangelo secondo Luca, sia un diamante teologico – più lo si osserva, più rivela sfaccettature pratiche per la vita cristiana. Esso viene subito dopo la parabola di Gesù sul seminatore e dei diversi terreni (Luca 8:4-7). Possono sembrare versetti non solo piuttosto enigmatici, ma anche non collegati l’un l’altro, tanto da apparire come detti indipendenti qui “incollati” casualmente dall’evangelista. Si tratta di una falsa impressione, perché, di fatto, riflettono un solo tema centrale: le verità insegnate da Gesù, la Sua Parola, quando cadono su un terreno buono e fertile, devono essere manifestate con coraggio ed usate con fiducia per l’avanzamento del Regno di Dio. Noi che, si spera, riceviamo le parole di Gesù senza pregiudizi, con un cuore buono e onesto, disposto ad imparare, possiamo, anzi, dobbiamo ritrasmetterle con coraggio ed usarle con fiducia., sicuri della loro verità e certo compimento. Il “buon terreno” che per grazia di Dio noi siamo, si manifesta come “un ascolto produttivo”.
Gli effetti della Luce
Il primo nostro versetto dice: “Nessuno, accesa una lampada, la copre con un vaso o la mette sotto il letto; anzi, la mette sul candeliere, perché chi entra veda la luce” (16).
La Parola di Gesù, in sintonia con tutto l’insegnamento biblico, illumina la natura delle cose e dissipa la nebbia della confusione e delle false impressioni. Ci fa conoscere Dio, ci fa conoscere noi stessi, ci fa conoscere perché il mondo sia com’è, ci fa conoscere quale siano i propositi ultimi di Dio al quale Egli ci chiama a partecipare. Ci fa conoscere la via maestra per il riscatto dell’essere umano dai mali che lo affliggono.
Potremmo forse tenere nascosta questa luce? In genere quando abbiamo fatto una scoperta, soprattutto se è qualcosa di bello e importante, non la teniamo per noi stessi, ma in modo naturale la comunichiamo agli altri, vogliamo che pure altri vi partecipino. Così come condividiamo sui social con i nostri contatti qualcosa che ci è piaciuto o una notizia che riteniamo importante e di comune beneficio, così inevitabilmente faremo, se ne abbiamo veramente compreso la grandezza e la rilevanza, con l’Evangelo del Signore e Salvatore Gesù Cristo. E questo lo faremo con i nostri cari, con i nostri amici, con altre persone.
Capita, però, che spesso non lo facciamo per motivi diversi. Ad esempio la paura di essere derisi, lo scontrarci con pregiudizi o obiezioni ai quali pensiamo di non essere in grado di rispondere. Oppure per una presunta “correttezza” perché oggi generalmente si ritiene che “la religione” sia un argomento da evitare come se non fosse “di buon gusto”, o perché sarebbe “una faccenda privata”. La paura è pure quella di “schierarci” di “comprometterci”. Perché si dovrebbe aver vergogna di parlare della notizia più straordinaria che potrebbe essere data ad un essere umano?
Gesù non insegna perché gli piaccia il suono della sua voce... Parla perché chi lo ascolta ha bisogno delle sue parole, e dovrebbe assumersi la responsabilità di applicare a sé stesso e comunicare questa Parola che, per grazia di Dio, porta in sé stessa un potente potere di trasformazione, il potere di “portare frutto”, dei buoni frutti. Risultato naturale dell'ascolto delle parole di Gesù è la loro messa in pratica.
Comunicare la Parola di Gesù rivela, in ogni caso, l’esistenza e la qualità del nostro rapporto con il Salvatore Gesù Cristo. Significa agire in base a ciò che crediamo di Gesù. Se la nostra vita è stata illuminata da Cristo, anche “chi entra” in contatto con noi ne sarà inevitabilmente illuminato. Gesù dice pure: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5:16). C'è una verità ovvia nell'idea che i credenti sinceri dovrebbero "far risplendere la loro luce" in base al loro rapporto con Cristo. Le persone, così, "entrano" e "vedono la luce". Chiediamoci dove e come abbiamo posizionato la nostra "lampada"? Nel lavoro, in famiglia, sui social? Verifichiamo: la nostra luce è coperta da paure, pigrizia o peccato? Agiamo: scegliamo un’area in cui essere "lampada" questa settimana. Confidiamo: anche ciò che è oscuro ora acquista e acquisterà senso.
La certezza della rivelazione
Il secondo versetto dice: “Poiché non c'è nulla di nascosto che non debba manifestarsi né di segreto che non debba sapersi e venire alla luce” (17).
Le verità che Gesù proclamava erano nascoste, per certe categorie di persone a Lui ostili e piene di pregiudizi, nelle parabole, spesso assai enigmatiche. Questa non solo era una “misura protettiva”, come diceva Lui stesso: “Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le zampe e rivolti contro di voi non vi sbranino” (Matteo 7:6). Erano anche espressione di giudizio nei loro confronti. E questo, com’è scritto, affinché “vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non intendano; affinché non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati” (Marco 4:12). La porta della salvezza, infatti, è stretta e, per entrarvi, bisogna “abbassarsi” e liberarsi degli “annessi e connessi” che gli increduli si portano dietro - cosa che non sono disposti a fare. Potrebbero, però, essi dire: “La verità non ce l’hai rivelata e quindi ne possiamo fare a meno, anzi, è colpa tua se non siamo salvati”? No, la verità ha una forza irresistibile. La verità non può essere soppressa indefinitamente. Verrà fuori, sarà rivelata. Ma verrà fuori quando per loro sarà troppo tardi e a loro perdizione. Come scrive l’apostolo Paolo, essi sono “inescusabili”: “Poiché l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia, infatti quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio loro manifestato, poiché le perfezioni invisibili di lui, la sua eterna potenza e divinità si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili” (Romani 1:18-20). Non c’è nulla di “segreto che non debba sapersi e venire alla luce”.
Questa è pure la certezza del giornalismo investigativo indipendente che scopre e denuncia la malvagità, la corruzione e l’ipocrisia di tanti politicanti. Ancor di più questa deve essere la certezza del cristiano che accoglie con cuore buono ed onesto, per grazia di Dio, le verità della Parola di Dio. Per coloro che ascoltano attentamente le parabole di Gesù, la luce delle Sue parole sarà "resa manifesta", il che significa che verrà conosciuta, o scoperta, o rivelata. Gesù, infatti, “Non parlava loro senza una parabola, ma in privato spiegava ogni cosa ai suoi discepoli” (Marco 4:34), e questo a loro salvezza. Coloro che non “cercano” ciò che Gesù intende sono come coloro che mettono la luce sotto un vaso o sotto un letto. Capiranno le parole di Gesù solo al giudizio finale, quando per loro sarà troppo tardi. I discepoli fedeli di Gesù, però, sono confortati ed incoraggiati dal fatto che possono proclamare le verità della Parola di Dio con la certezza che essa, nonostante ogni opposizione, trionferà.
L’Urgenza dell’Ascolto Attivo
Il terzo versetto, infine, dice: “Badate dunque a come ascoltate, perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, anche ciò che pensa di avere gli sarà tolto” (18). Da parte di Gesù questo è sicuramente un chiaro ammonimento. Nella parabola del seminatore, il seme cade su quattro diversi tipi di terreno, ma solo uno è abbastanza ricettivo da produrre un buon raccolto. Allo stesso modo, il messaggio di Gesù è gratuito per tutti, ma solo alcuni lo accoglieranno, lo contempleranno, chiederanno cosa significhi e faranno sì che produca buoni frutti nelle loro vite. Dobbiamo dunque tutti "stare attenti a come ascoltiamo".
Alcuni coltivano sicurezze false ed infondate, non coerenti con l’insegnamento di Gesù. Nella loro arroganza “pensano di avere”, ma sarà loro tolto. La parola di Gesù non solo va ascoltata con attenzione, ma va approfondita e “digerita”. Chiunque abbia la fede di accogliere la verità del messaggio di Gesù, medita sulla verità affinché penetri e influenzi la sua vita. Allora otterrà in essa sempre più introspezione a sua salvezza. Coloro che capiscono poco ma hanno il cuore indurito rifiutano di cercarne il significato o sono facilmente distratti dai piaceri e dalle preoccupazioni del mondo e perderanno la poca comprensione che hanno. La parola tradotta "ascoltare", in greco, implica un continuo atto di ascolto. Ecco così un importante principio spirituale: "A chi ha, sarà dato", cioè chi fa uso costante della Parola di Dio in spirito di preghiera, con l’impegno allo studio ed all’ubbidienza, riceverà maggiore comprensione. Ma l’inerzia spirituale porta alla perdita. Quale "frutto" ho io, avete voi, prodotto ultimamente a gloria di Dio?
Conclusione
Nell’oscurità e nella nebbia di questo mondo, dunque, possiamo essere come la nave che per arrivare sicura al porto deve farsi guidare dal faro. Il faro è la Parola di Dio. Dobbiamo così chiederci: la nostra luce è forse coperta da paure, pigrizia o peccato? In che modo saremo “lampada” che riflette la luce di Cristo nei prossimi giorni? Allora potremo confidare che anche ciò che ora è oscuro avrà senso. L’antico Agostino, vescovo di Ippona nel Nord Africa, diceva: "Temete più l’ombra nel vostro cuore che l’oscurità del mondo".
Cosa intendeva? Immaginate una stanza buia: la luce di una lampada può trasformarla in un istante. Ma se quella lampada è coperta da un vaso, nessuno ne beneficerà. Ecco, l'"ombra nel cuore" è proprio quel vaso invisibile che noi stessi mettiamo sulla luce di Dio dentro di noi – può essere un peccato nascosto, un rancore che nutriamo in segreto, o l'abitudine a relegare la fede a un angolo comodo della vita. Mentre l'"oscurità del mondo" (le avversità, le persecuzioni, il male esterno) può farci paura, Agostino ci ricorda che il vero pericolo è interiore: è lasciare che la nostra anima si abitui al buio. Questo richiamo è perfetto dopo il testo che abbiamo esaminato oggi. Gesù ci ha appena detto di non nascondere la lampada dell’Evangelo, di vivere nella verità che tutto sarà portato alla luce, e di ascoltare con impegno la Parola. Agostino completa così il quadro: la minaccia più grande non sono le tenebre fuori di noi, ma quelle che lasciamo crescere dentro. Così è la vita spirituale: possiamo sopravvivere alle persecuzioni, ma se il cuore diventa tiepido o doppio, la luce si spegne.
Come applicare tutto questo alla nostra vita? La prossima volta che sentiamo il peso del male nel mondo – ingiustizie, dolore, scetticismo – fermiamoci a fare una verifica più urgente: Quale ombra sto ignorando nella mia vita interiore? Forse è l'orgoglio che ci fa brillare davanti agli altri mentre dentro siamo vuoti, o la pigrizia che ci fa trascurare la preghiera. La buona notizia è che Cristo, luce del mondo (Giovanni 8:12), è specializzato nel dissolvere queste ombre... Oggi, scegliamo una 'zona d'ombra' da esporre alla luce di Dio attraverso un atto concreto: una confessione, un perdono, un passo di obbedienza." Così la lampada torna a splendere!
Paolo Castellina, 3 aprile 2025.