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Incendiari o pompieri?
Sintesi. In genere oggi si pensa che una fra le missioni più importanti della fede cristiana sia quella di promuovere la pace fra le nazioni e fra le persone. Per pace si intende generalmente “assenza di conflitti” e vi sono oggi comunità cristiane che espongono la bandiera arcobaleno della pace nel loro locale di culto o al suo esterno per segnalare come promuovere la pace sia per loro uno dei valori più importanti. C’è però un significativo testo dei vangeli che sembra platealmente contraddire tutto questo tanto da risultare persino imbarazzante. Potremmo dire che in esso Gesù definisca la Sua missione non tanto come “pompiere”, ma come “incendiario”. Si tratta di Luca 12:49-56 ed è quello che esamineremo oggi.
In genere oggi si pensa che una fra le missioni più importanti della fede cristiana sia quella di promuovere la pace fra le nazioni e fra le persone in forza del principio evangelico: “Beati quelli che si adoperano alla pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Matteo 5:9). Per pace si intende generalmente “assenza di conflitti” e vi sono oggi comunità cristiane che espongono la bandiera arcobaleno della pace nel loro locale di culto o al suo esterno per segnalare come promuovere la pace sia per loro uno dei valori o virtù più importanti. Se una situazione è tesa o delle persone litigano, esse intendono operare per trovare una soluzione o mitigare, smorzare, la tensione. Vogliono così “buttare acqua sul fuoco”, come per spegnere un incendio e cercare di fare il possibile per trovare una soluzione. Quando non è possibile soffocare il fuoco togliendole l’ossigeno, infatti, il metodo più comune di spegnimento è quello del gettare acqua direttamente sulla fiamma e sull’oggetto ardente. “Fare i pompieri” è quindi visto come una funzione incontestabilmente lodevole.
C’è però un significativo testo dei vangeli che sembra platealmente contraddire questo conclamato intendimento della fede cristiana tanto da risultare persino imbarazzante - ed è quello che esamineremo oggi. Potremmo dire che in esso Gesù definisca la Sua missione non tanto come “pompiere”, ma come “incendiario”. Ascoltate:
“«Io sono venuto ad accendere un fuoco sulla terra; e che mi resta da desiderare, se già è acceso? Ma c’è un battesimo del quale devo essere battezzato; e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a mettere pace in terra? No, vi dico, ma piuttosto divisione; perché da ora in avanti, se vi sono cinque persone in una casa, saranno divise tre contro due e due contro tre; saranno divisi il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia, la figlia contro la madre; la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera». Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola venire su da ponente, voi dite subito: "Viene la pioggia"; e così avviene. Quando sentite soffiare lo scirocco, dite: "Farà caldo"; e avviene così. Ipocriti, sapete discernere bene l'aspetto della terra e del cielo; e come mai non sapete discernere questo tempo?” (Luca 12:49-56).
Questo testo del vangelo si trova nel mezzo di una sezione didattica più ampia, il capitolo 12 di Luca, che mette in rilievo la necessità della vigilanza, della prontezza all’azione, del fedele discepolato e del discernimento. Il tempo che Gesù inaugura - ed Egli lo dice qui chiaramente - non è un momento qualunque della storia, ma il tempo in cui bisogna prendere inevitabilmente una decisione che non è possibile eludere. E’ un tempo simile a quello corrotto in cui viveva il profeta Michea dal cui messaggio estrae la frase: “Poiché il figlio offende il padre, la figlia insorge contro la madre, la nuora contro la suocera, i nemici di ognuno son la sua gente di casa” (Michea 7:6). Gesù denuncia poi l’incapacità della maggior parte dei suoi contemporanei (ma si potrebbe dire lo stesso dei nostri) a rendersi conto del momento che stavano vivendo e dice loro: “Comprendete i segnali della meteorologia ma non quelli della storia”! Esaminiamo quanto qui dice Gesù.
Un fuoco deve essere acceso
Gesù dice: “Io sono venuto ad accendere un fuoco sulla terra; e che mi resta da desiderare, se già è acceso? Ma c’è un battesimo del quale devo essere battezzato; e come sono angosciato finché non sia compiuto!” (12:49-50).
Il contesto del brano non lascia adito a dubbi al riguardo: si trattava di una società sulla quale ben presto si sarebbe abbattuto il giudizio inesorabile di Dio e di questo Gesù voleva farne prendere coscienza sollecitando un chiaro distanziamento dall’andazzo di questo mondo e un altrettanto chiara presa di posizione per il Regno di Dio da Lui incarnato. La predicazione apostolica, come quella di Pietro nel giorno di Pentecoste ne era coerente: “E con molte altre parole li scongiurava e li esortava dicendo: Salvatevi da questa perversa generazione” (Atti 2:40). La venuta del regno non è prefigurata, perciò, dalla pace sulla terra, ma piuttosto dal "fuoco". Esso è il fuoco divoratore del giudizio di Dio che distrugge le opere inique dei peccatori; è quindi agente di purificazione. Esso è pure il “fuoco” redentore del “battesimo” di sofferenza di Gesù alla croce. Indubbiamente esso è anche il “fuoco” dello Spirito Santo di Dio che conduce al ravvedimento, alla fede in Cristo e alle conseguenti opere di giustizia degli eletti a salvezza. Giovanni Battista, profetizzandolo, aveva infatti detto: “Io vi battezzo in acqua; ma viene colui che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Luca 3:16). A esso si potrebbe forse aggiungere anche il “fuoco” della risultante divisione fra chi prende chiara posizione per Cristo e coloro che non lo fanno e Lo avversano. “Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde” (Luca 11:23). Il giudizio di Dio si sarebbe abbattuto sulla società del tempo di Gesù, ma oggi vale lo stesso principio: forse qualcuno pensa che l’iniquità - sia a livello personale che sociale - non implichi conseguenze negative anche drammatiche? La Scrittura dice: “Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà” (Galati 6:7).
Il desiderio di chiusura di Gesù è chiaro: “Come vorrei che fosse già acceso!” (v. 49b CEI). Nel versetto versetto 50b, menziona lo stress a cui è sottoposto fino al completamento del suo battesimo/morte. Gesù dice: “Come sono angosciato finché non sia compiuto!”. Questo riferimento sembra quindi essere un desiderio di affrontare la crocifissione e di passare attraverso di essa alla vittoria del sepolcro vuoto. La sua crocifissione sarà terribile, ma anche l'attesa è terribile. Sono le parole di un uomo impegnato in una missione difficile ma pure angosciato per l'anticipazione di essa, desiderando che l'attesa fosse finita e che la missione fosse completata. Vedremo ancora l'angoscia di Gesù mentre prega sul monte degli Ulivi, “Ed essendo in agonia, egli pregava ancora più intensamente; e il suo sudore divenne come grosse gocce di sangue che cadevano in terra” (Luca 22:44).
Si creano inevitabili divisioni
Poi Gesù dice: “Pensate che io sia venuto a mettere pace in terra? No, vi dico, ma piuttosto divisione; perché da ora in avanti, se vi sono cinque persone in una casa, saranno divise tre contro due e due contro tre; saranno divisi il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia, la figlia contro la madre; la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera”.
Queste espressioni di Gesù sono davvero inquietanti! Preferiremmo ricordare Gesù come il Principe della pace che viene «per guidare i nostri passi verso la via della pace» (1:79) e per dispensare pace e buona volontà (2:14). Tuttavia, una ricerca sulla parola “pace” in questo Vangelo offre solo un piccolo conforto. Quando Gesù guarisce dona pure la pace del cuore e della mente, ma non tutti saranno disposti ad accogliere Gesù in pace. Ai settanta discepoli mandati in missione Gesù dice: “Quando entrate in una casa, dite subito a quelli che vi abitano: Pace a voi! Se tra loro vi è qualcuno che ama la pace riceverà quella pace che gli avete augurato, altrimenti il vostro augurio resterà senza effetto” (Luca 10:5-6 TILC). Nel versetto parallelo di Matteo si parla espressamente di spada: “Non pensate ch'io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada” (Matteo 10:34). Sicuramente il senso qui è figurativo, ma la divisione risultante è reale. Gesù non dice: “Evitate in ogni modo di dividervi - anche accettando compromessi”, ma accetta la divisione come inevitabile.
Anche le famiglie saranno divise a causa di Gesù: era una realtà ieri e lo è ancora oggi. Gesù non teme di dire: “Se uno viene a me e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e finanche la sua propria vita, non può esser mio discepolo” (Luca 14:26). Nella vita d'Israele, le relazioni familiari sono tutte importanti. Il posto di una persona nella famiglia conferisce identità personale e un posto nella comunità. La famiglia fornisce anche un sistema di sostegno sociale. Dividere una famiglia significa lasciare i suoi membri su un terreno instabile dal punto di vista sociale ed economico. Dividere una famiglia pregiudica le radici stesse della struttura sociale. Perché Gesù, però, dovrebbe portare divisione? Gesù è venuto in questo mondo per stabilire il regno di Dio. È venuto per trasformare un mondo peccaminoso e quel tipo di trasformazione non è facile. Molti che sono i primi in questo mondo saranno gli ultimi nel regno di Dio (13:30) e non ci si può aspettare che accettino questo capovolgimento senza opporre resistenza. Durante il suo ministero, Gesù conforta gli afflitti (coloro che non hanno potere) e affligge i comodi (coloro che hanno il potere). È come prendere a pugni un orso. Ci si dovrebbe aspettare che l'orso si vendichi e gli orsi possono essere mortali. Gesù, ovviamente, non è venuto per colpire un orso, ma per schiacciare la testa a Satana (Genesi 3:15), un gioco ancora più pericoloso. Gesù vincerà, ma sarà una battaglia epica.
Durante il suo ministero, Gesù fa esperienza di un conflitto che culminerà sulla croce. Simeone aveva predetto mentre Gesù era ancora un bambino. “E Simeone li benedisse e disse a Maria, sua madre: 'Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele come segno di contraddizione (e a te stessa una spada trapasserà l'anima), affinché i pensieri di molti cuori siano svelati” (Luca 2:34-35). La chiesa primitiva sperimenterà anche il conflitto dall'esterno e dall'interno. Gli ebrei, incluso Saulo di Tarso, perseguiteranno i cristiani. Ci saranno anche conflitti all'interno della chiesa: conflitti riguardanti la condizione dei pagani convertiti a Cristo, il consumo di carne sacrificata agli idoli e una miriade di altre questioni. Il movimento cristiano oggi lotta ancora con l'opposizione dall'esterno e le divisioni interne. I cristiani di oggi stanno subendo persecuzioni in molte parti del mondo e sono sotto pressione per far tacere la loro testimonianza. Se vogliamo compiere l'opera di Cristo, dobbiamo aspettarci opposizione. Ordinazione degli omosessuali, aborto, ricerca sulle cellule staminali e servizio militare sono solo alcune delle linee di demarcazione. Sfortunatamente, generiamo conflitti anche all'interno della chiesa litigando per cose banali, ma ci sono questioni importanti sulle quali bisogna prendere anche decisioni che conducono a divisioni. E’ inevitabile, e non si possono eludere “per amor di pace”.
I primi discepoli lasciarono le loro famiglie per seguire Gesù. Essi già sperimentavano le tensioni familiari di cui parla Gesù qui. Anche la chiesa di Luca è perseguitata. Sebbene le parole di Gesù sulla divisione possano essere inquietanti per noi, sono di conforto per questi primi cristiani. Le parole di Gesù li aiutano a dare un senso a un mondo che si oppone loro e li fa soffrire. Nel quarto Vangelo, Gesù dice: «Vi ho dette queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto il mondo» (Giovanni 16:33).
Bisogna discernere i tempi che viviamo
L’ultimo versetto afferma: “Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola venire su da ponente, voi dite subito: "Viene la pioggia"; e così avviene. Quando sentite soffiare lo scirocco, dite: "Farà caldo"; e avviene così. Ipocriti, sapete discernere bene l'aspetto della terra e del cielo; e come mai non sapete discernere questo tempo?”.
Finora Gesù ha parlato ai discepoli, ma ora rivolge la sua attenzione alla folla. Una nuvola che sorge a ovest, proveniente dal Mediterraneo, promette pioggia. Un vento del sud, originario del deserto, dice alle persone di aspettarsi forte calura. Contadini e pastori sanno leggere tali segni. Tale conoscenza è la chiave per la loro sopravvivenza. Se sanno però discernere i segni della meteorologia non hanno imparato a leggere i segni della storia. Nella lingua greca ci sono due parole per “tempo” – chronos e kairos. Chronos ha a che fare con l'ora cronologica, l'ora dell'orologio, l'ora in cui teniamo gli appuntamenti quotidiani. Kairos ha a che fare con momenti speciali, momenti speciali nel tempo, i momenti in cui bisogna decidersi, i momenti con il potenziale per determinare il destino. Gesù sta parlando qui del tipo di tempo che è la chiave per la sopravvivenza spirituale: l'alba di una nuova era che seguirà la sua risurrezione. Importa solo per un breve periodo se la giornata è piovosa o calda, ma importa per sempre che Gesù sia accolto come il proprio Salvatore e Signore, perché Lui introdurrà il regno di Dio.
Oggi non siamo più in prevalenza un popolo di contadini e non sappiamo più leggere i segni meteorologici. Riceviamo le nostre previsioni del tempo dalla TV o dal Web. I segnali di cui ci preoccupiamo oggi sono politici o economici. Cosa farà il Governo che effetto avrà su di noi? La nuova strada dividerà in due la nostra proprietà, e come ci influenzerà? Le azioni saliranno o scenderanno? Possiamo trovare un modo per prevedere il futuro in modo da poter fare le scommesse giuste? Siamo molto simili alle persone a cui Gesù stava parlando, perché anche loro erano interessate a segni che avrebbero influenzato il loro futuro economico.
Siamo anche come le persone a cui Gesù parlava in quanto, mentre siamo molto interessati ai segni politici ed economici, ci preoccupiamo poco delle grandi questioni spirituali del giorno. Assistiamo alla disintegrazione della famiglia e non agiamo per cercare di promuovere l'integrità della famiglia. Vediamo un'industria dell'intrattenimento che promuove sesso e violenza, ma non facciamo nulla per frenare la sua libertà anche se corrompe i nostri figli. Vediamo in televisione i poveri del mondo che muoiono di fame, ma raramente consideriamo come possiamo effettivamente aiutarli. Di fronte a questioni scomode cambiamo canale. Sentiamo storie di cristiani perseguitati in tutto il mondo e non ricordiamo che questi sono nostri fratelli e sorelle. Assistiamo a un'esplosione di problemi biomedici spesso creati dalla stessa industria farmaceutica e da governi compiacenti e non facciamo opposizione. Molti gruppi religiosi settari speculano sugli apparenti segni della “fine del mondo” o del ritorno di Cristo, ma siedono in loro attesa senza rendersi conto che, comunque abbiamo la responsabilità di darci da fare testimoniando fin da oggi lo stile di vita che Dio si aspetta da noi.
Conclusione
C’è dunque un senso per il quale noi, come discepoli di Gesù, non dobbiamo agire come “pompieri”, ma come “incendiari”. La nostra missione non è quella di ottenere la pace a ogni costo, magari con compromessi, mediazioni e accordi. Oggi tanti sarebbero disposti persino a venire a patti con Satana e con chi lo serve pur di “mantenere calme le acque”. il regno di Cristo porta effettivamente divisione. È giusto e doveroso per noi promuovere e rafforzare le relazioni, ma alla fine dobbiamo ricordare che questi sono gli ultimi giorni e che l’Evangelo, per sua stessa natura, o condanna o benedice e, così facendo, può frantumare più sostanziale delle relazioni. Il nostro impegno non deve essere per la “pace”, ma la promozione del Regno di Dio. Per fare quello un fuoco deve essere acceso, divisioni inevitabilmente saranno create e, consapevoli del tempo che stiamo vivendo, dobbiamo coordinare le nostre azioni ai propositi ultimi del Regno di Dio, secondo che è scritto: “Guardate dunque con diligenza come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; riscattando il tempo, perché i giorni sono malvagi” (Efesini 5:15-16). Certamente alla fine vi sarà la pace, ma essa sarà il risultato della lotta vittoriosa contro il peccato e le forze spirituali della malvagità, e Dio in questo intende coinvolgerci.
Paolo Castellina, 24 luglio 2022
Discussione
Se la divisione è un segno del regno, significa che dovremmo promuovere la divisione e, in caso negativo, perché no?