Predicazioni/Luca/A che servono le profezie apocalittiche della Bibbia?
A che servono le profezie apocalittiche della Bibbia?
Ogni epoca, praticamente ogni secolo, conosce i suoi drammatici movimenti sussultori. Non si tratta solo di fenomeni che potremmo definire naturali (sconvolgimenti di varia natura, terremoti, inondazioni, epidemie), ma anche guerre su larga scala e rivoluzioni. C’è sempre chi ne approfitta per “resettare” la società a proprio uso e consumo. Di tutto questo chi ne è in varia misura la vittima tende a vedervi “il tempo della fine” e per molti, a livello personale, lo è sicuramente stato. Dopo molte tragedie, però, per grazia di Dio, l’umanità si riprende. Sarà sempre cosi? Vi sarà oppure no “l’ultima catastrofe”? Personalmente non oso azzardare previsioni né intendo speculare sull’apocalittica. L’importante è “come reagire” di fronte a simili sconvolgimenti.
Come reagire è proprio ciò che il Signore e Salvatore Gesù Cristo intende insegnare ai Suoi discepoli nel Suo discorso profetico come lo troviamo nel capitolo 21 del vangelo secondo Luca. Egli parla di drammatici sconvolgimenti che si sarebbero compiuti nell’ambito di quella generazione. Egli vi include sconvolgimenti apparentemente cosmici la cui interpretazione ha suscitato, nel corso dei secoli, molte speculazioni, spesso vane. Scopo ultimo del Suo discorso, però, ha più a che fare con il preparare i Suoi discepoli ad affrontare avvenimenti drammatici, a ispirare loro un giusto e costruttivo atteggiamento. Ascoltiamo.
Il testo biblico
“E vi saranno de' segni nel sole, nella luna e nelle stelle; e sulla terra, angoscia delle nazioni, sbigottite dal rimbombo del mare e delle onde; gli uomini venendo meno per la paurosa aspettazione di quel che sarà per accadere al mondo; poiché le potenze de' cieli saranno scrollate. E allora vedranno il Figliuol dell'uomo venir sopra le nuvole con potenza e gran gloria. Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra redenzione è vicina. E disse loro una parabola: Guardate il fico e tutti gli alberi; quando cominciano a germogliare, voi, guardando, riconoscete da voi stessi che l'estate è ormai vicina. Così anche voi quando vedrete avvenir queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Badate a voi stessi, che talora i vostri cuori non siano aggravati da crapula, da ubriachezza e dalle ansiose sollecitudini di questa vita, e che quel giorno non vi venga addosso all'improvviso come un laccio; perché verrà sopra tutti quelli che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere, e di comparire dinanzi al Figliuol dell'uomo» (Luca 21:25-36).
Nel contesto del capitolo 21 di Luca, vediamo Gesù e i Suoi discepoli uscire dall’area del Tempio di Gerusalemme per contemplarlo da lontano. Quel magnifico tempio era l’orgoglio degli israeliti e gli stessi discepoli di Gesù condividono quell’entusiasmo. Esso, però, era mal riposto, infatti esso viene subito spento da Gesù, che afferma che ben presto di quel tempio non ne sarebbe rimasta pietra su pietra. Gesù preannuncia l’imminente catastrofe nazionale della distruzione del tempio di Gerusalemme, della città e della stessa intera nazione israelita. Quando esattamente quei fatti sarebbero avvenuti, Gesù non lo vuole rivelare ai Suoi discepoli che pure Lo interrogano al riguardo. Gesù attrae piuttosto la loro attenzione su una diversa prospettiva che essi dovevano assumere sul presente e sul futuro, la prospettiva di Dio. È l’atteggiamento di costante vigilanza quel che Gesù vuole promuovere, null’altro. Il Suo preannunciato ritorno doveva essere per loro un fatto certo, la cui attesa sarebbe stata confermata dalla loro attenta osservazione dei suoi segni premonitori. Sconvolgimenti di portata cosmica avrebbero certo terrorizzato chi, delle cose di questo mondo ne fa una sicurezza, ma, al contrario, quei fatti sarebbero stati d'incoraggiamento ai Suoi discepoli: la loro speranza doveva essere altrove.
Segnali indicatori
La prima cosa che vediamo in questo testo è che Gesù dice che, prima del Suo ritorno, il creato stesso sarebbe stato scosso come da un violento sussulto di un animale ferito prima della sua morte. Gesù dice: “E vi saranno de' segni nel sole, nella luna e nelle stelle; e sulla terra, angoscia delle nazioni, sbigottite dal rimbombo del mare e delle onde; gli uomini venendo meno per la paurosa aspettazione di quel che sarà per accadere al mondo; poiché le potenze de' cieli saranno scrollate” (25-26).
L’ordinamento naturale previsto da Dio è stato compromesso, posto in grave squilibrio dal fatto stesso che la creatura umana si è sottratta alla Legge posta da Dio per regolare ogni cosa. Se ne parla fin dalla Genesi dopo la ribellione dei nostri progenitori: “...il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi” (Genesi 3:17-18). L’apostolo Paolo lo precisa quando scrive: “... la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione … Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio” (Romani 8:19-22).
Il punto che Gesù vuole evidenziare è rammentare ai Suoi discepoli l’instabilità della natura come attualmente la vediamo, il suo fondamentale squilibrio, a ogni livello, e la sua causa. Il sottrarsi all’ordinamento divino è, di fatto, “scombussolare” ogni cosa. Quando Gesù qui parla di questi cataclismi, Egli parla di qualcosa che si svilupperà gradualmente fino alla sua crisi finale. Egli diceva ai Suoi discepoli e a noi di aprire gli occhi e di guardare agli sconvolgimenti che il nostro peccato causa tutt’attraverso il creato.
All’inizio, Dio aveva affidato alle creature umane la gestione (il “dominio”) del creato, la responsabilità di prendersene cura. Certo, dobbiamo contemplarne le meraviglie del creato e vedervi la mano creatrice di Dio. Non ci deve però sfuggire che in esso pure c'è "qualcosa che non va”! Avete considerato quanto “disturbato”, disfunzionale, ferito sia il creato, e, soprattutto,qual’è la Via per il suo ristabilimento? Gli sconvolgimenti ci dovrebbero far pensare alle nostre comuni responsabilità, al ravvedimento e alla fede in Cristo Gesù, il cui ritorno come giudice è chiaramente annunciato.
Rialzarci e alzare il capo
Gesù qui fa, poi, qualcosa di specifico: quando la sofferenza del Creato sarà al culmine, Gesù, il “Figlio dell’uomo” verrà “sulle nuvole” con gran potenza e gloria, e l’intero mondo lo vedrà(Matteo 24:27). Gesù riprende la visione del profeta Daniele: “...ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d'uomo... Gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto” (Daniele 7:13-14). Quando Gesù ritornerà, tutti sapranno che ogni cosa appartiene a Lui.
Gesù non dice queste parole per mettere paura a coloro che ripongono in Lui soltanto la fede per la propria salvezza. Essi saranno accolti da Lui nel Suo regno: ecco perché Gesù dice loro quando noi credenti Lo vedremo che “viene sulle nuvole”, la nostra finale redenzione sarà prossima.
La purificazione e il ristabilimento del creato - cosa che terrorizzerà il resto del mondo nell’assistere al ritorno di Gesù - per noi sarà di conforto e di sicurezza. Significherà la grazia di una vera, perfetta e completa redenzione degli Eletti a salvezza. Egli dice loro di esserne pronti, di alzare il capo verso l’alto, diritti, fieri dell’Evangelo, quando riconosceranno che quei disastri avvengono a causa del peccato e che la loro unica Speranza è Gesù Cristo. Dobbiamo alzarci in piedi con dignità, senza vergogna, non solo per aver notato quelle cose, ma per essere noi stessi notati a causa dell’Evangelo nel testimoniare il modo di vivere insegnatoci da Cristo, in vista del pieno ristabilimento di ogni cosa.
Guardate gli alberi
Fino a quel giorno Gesù dice ai Suoi discepoli di vegliare - e per far questo, racconta loro una parabola a proposito di un fico, anzi, propone loro di guardare a ogni albero. Quando gli alberi cominciano a germogliare, si capisce che l’estate è vicina. Allo stesso modo, quando essi assisteranno agli avvenimenti di cui ha parlato - guerre, rumori di guerre, sconvolgimenti nel creato - allora essi si renderanno conto che il Regno di Dio è vicino. In che modo questo ci aiuta?
In questa parabola Gesù incoraggia il Suo popolo. Durante l’inverno, gli alberi sono rigidi - la loro linfa è stata risucchiata dentro, le loro foglie sono cadute, la loro energia è preservata per l’estate che viene. Quando arriva la primavera, la linfa e gli elementi nutritivi tornano a scorrere nei rami ed essi diventano più flessibili, producono foglie e crescono. Gesù sapeva che sarebbe venuto il tempo della grande tribolazione e che il movimento cristiano è debole e fragile, come un albero che sta appena germogliando. Ma Egli vuole incoraggiarli, che la debolezza e la fragilità del movimento cristiano non è un segno di fallimento - perché la nostra forza è in Gesù soltanto. Attraverso la tribolazione noi resisteremo. Anche se siamo deboli e soggetti alla devastazione della tribolazione, la nostra forza è in Cristo soltanto, e Lui ci rinnova di giorno in giorno.
La grande tribolazione era già iniziata, per il movimento cristiano, nel primo secolo, perseguitata da Giudei e Romani, e continua oggi in tutto il mondo. La chiesa di Cristo soffre in tutto il mondo sotto ogni regime a essa avverso e spesso costretta ad agire nella clandestinità. Quello, però, non è segno della sua condizione terminale, ma è segno che la sua redenzione si sta avvicinando. E poi quando Gesù dice loro che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute, Egli garantisce questa promessa dicendo che il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno - perché Egli è Dio, non può mentire e non cambierà. Come dobbiamo comprendere la frase “questa generazione”? Un’opzione che possiamo scartare è che i discepoli di Gesù del primo secolo sarebbero vissuti per vedere il Suo ritorno. Gesù non è ancora tornato, e non si trattava di un errore o di un abbaglio da parte sua. Sappiamo, inoltre che alcune delle cose che Gesù aveva profetizzato, di fatto sono avvenute nel primo secolo: nell’anno 70 A. D. Gerusalemme è stata distrutta, il suo Tempio è andato distrutto e Israele è stato disperso. Quelli sono i segni che si sono realizzati per quella generazione.
Considerate, però, la parabola detta da Gesù. Guardate gli alberi: quando cominciano a germogliare riconoscete da voi stessi che l'estate è ormai vicina. Se guardiamo a questa frase nel contesto della parabola, allora possiamo interpretarla come riguardante le persone stesse alle quali allora Gesù stava parlando, perché di fatto essi hanno veduto Gesù essere messo a morte, poi risorto e poi dare inizio al Suo regno sulla terra. Naturalmente, la pienezza della promessa - il ritorno di Gesù e il regno di Dio che appare in tutto il suo splendore, non è ancora giunta. È per questo che siamo chiamati oggi a vegliare, a stare attenti ai segni premonitori, non per cercare di stabilirne la data ma per riconoscere i segni della progressione del Regno ed essere pronti in qualsiasi momento per il ritorno di Gesù.
Che cosa vuol dire “vegliare”?
“Badate a voi stessi, che talora i vostri cuori non siano aggravati da crapula, da ubriachezza e dalle ansiose sollecitudini di questa vita, e che quel giorno non vi venga addosso all'improvviso come un laccio; perché verrà sopra tutti quelli che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere, e di comparire dinanzi al Figliuol dell'uomo»” (34-36).
Gesù dice loro di non essere intorpiditi dai “narcotici di questo mondo”. Qualunque cosa io e voi scegliamo di usare per sfuggire dalla realtà, non funzionerà mai. Non potremo mai trovare soddisfazione nelle cose di questo mondo contaminato dal peccato. Al contrario, Gesù ci dice di vegliare, di stare svegli, pienamente coscienti, pensare intensamente e cercare di capire che cosa sia la vita ottimale come Dio stesso la definisce nella Sua Parola. Dobbiamo vivere guardando sempre nella direzione del Regno che viene e discernerne “i germogli”. Siamo chiamati anche a pregare chiedendo a Dio che venga il Suo Regno - che Cristo ritorni e ci trovi impegnati a prepararlo. Il nostro conforto è nel guardare a questo mondo che si corrompe e muore e che non sarà sempre così: vedremo il nostro Dio, il Dio vero e vivente, e il Salvatore e che Egli sarà glorificato nel portare a compimento la Sua volontà in questo mondo. Non abbiamo tempo per metterci comodi ignorando i segni che si susseguono intorno a noi
Una lezione per i cristiani di ogni tempo
Rammentiamoci, così, ciò che Gesù dice ai Suoi discepoli: l’intero creato è stato corrotto dal peccato: è solo quando comprendiamo bene la cattiva notizia che possiamo comprendere e intendere - per grazia di Dio - la Buona Notizia che Gesù è Dio stesso venuto nella carne con una precisa missione da compiere, quella che ha compiuto, compie attraverso di noi e compirà in modo certo e sicuro.
Il peccato e le sue conseguenze sono sconfitte da Dio nella persona di Gesù che vive una vita di perfetta conformità alla volontà di Dio e che muore per pagare il prezzo della salvezza di coloro ai quali Dio ha deciso di concedere la Sua Grazia. Gesù è risorto fisicamente dai morti e un giorno - ritornando in gloria e potenza - porterà a compimento la pienezza del Regno con Lui nella pienezza della nostra redenzione - il ristabilimento del creato e la risurrezione del nostro corpo.
Oggi, durante la nostra vita sulla terra, siamo chiamati a riconoscerne i segni non del progresso delle umane iniziative, ma del loro fallimento affinché anche altri, rinunciando a vane speranze, possano comprendere l’Evangelo - l’unica Speranza per la creatura umana. La corruzione è fra noi, ma pure l’irrompere del Regno, tanto da poterlo indicare ad altri facendo loro conoscere l’Evangelo. Dobbiamo avere coraggio, soprattutto in tempi di sconvolgimenti epocali, non credendo ai “resettaggi” che ci propongono, ma che la salvezza è in Cristo soltanto ed è assicurata, che il Regno sta giungendo e che Gesù ritornerà.
Dobbiamo poi, infine, stare in guardia, vegliare, stare con gli occhi aperti e la mente sveglia. È così facile rinunciare alla lotta e “metterci a dormire”, pensare a fare solo “gli affari nostri” e il resto non importa. Il nostro Dio e Salvatore ci ha chiamati, come Suoi figli e figlie, a conoscere ciò che Egli ha detto, a credervi, a ubbidirvi, ed essere pronti a resistere - perché “il Figlio dell’uomo” verrà. Ne percepiamo i segni premonitori?
Paolo Castellina,
[riduzione del 20-11-2021 da una mia predicazione del 24-11-2015]-