Predicazioni/Isaia/Tanti sono gli aspiranti “salvatori del mondo”, ma

Da Tempo di Riforma Wiki.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Ritorno


Tanti sono gli aspiranti “salvatori del mondo”, ma...

Come sempre nella storia, anche oggi non mancano aspiranti “salvatori del mondo”, acclamati leader che promettono di “cambiare le cose”. Benché potrebbero avere buone idee ed essere in qualche modo competenti, essi non potranno che alla fine deludere i loro sostenitori. Succede sempre. La Scrittura ci dice infatti: “Non confidate nei prìncipi, né in alcun figlio d'uomo, che non può salvare” (Salmo 146:3). Sin dalle profezie più antiche, però, c’è uno soltanto che seguendolo con fedeltà non ci deluderà e che degnamente è re e salvatore. Esaminiamo così oggi le lezioni che ci provengono, al riguardo, da ciò che scrisse il profeta Isaia cap. 11 versetto 10.

Le speranze del mondo

Come sempre nella storia, anche oggi non mancano aspiranti “salvatori del mondo”, acclamati leader che promettono di “cambiare le cose”. Oggi li chiamiamo “leader”, magari anche “leader carismatici”, ma un tempo si chiamavano Fuhrer e duce - l’etimologia è la stessa. Sono molti coloro che ripongono le loro speranze in questi personaggi, politici o religiosi che siano. Essi “emergono”, si impongono, oppure vengono votati da maggioranze alle elezioni. Possono certo anche avere alcune buone idee ed essere, in un certo qual modo, competenti in quello che dicono e fanno. Dare loro, però, incondizionata fiducia si è sempre rivelato e si rivelerà ancora, un grave (e spesso fatale) errore perché, per quanto buone possano anche essere le loro idee, sono inevitabilmente destinati a deludere - e a causare pure disastri. Rimane così sempre rilevante l’ammonizione delle Sacre Scritture che dice: “Non confidate nei prìncipi, né in alcun figlio d'uomo, che non può salvare” (Salmo 146:3). Gesù stesso diceva, millenni or sono, da quell’angolo di mondo in cui si trovava: “Sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti” (Matteo 24:24).

Così, sempre alla presenza di aspiranti leader, salvatori, signori, déi, comunque li potremmo chiamare, rimane per noi sempre valido ciò che l’apostolo Paolo scriveva ai cristiani di Corinto: “Poiché, sebbene vi siano dei cosiddetti dèi tanto in cielo che in terra, come infatti ci sono molti dèi e molti signori, nondimeno per noi c'è un Dio solo, il Padre, dal quale sono tutte le cose e per il quale noi esistiamo, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose e mediante il quale siamo noi” (1 Corinzi 8:5-6). Questa è l’affermazione, spesso inascoltata, dell’Evangelo cristiano che proclama la signoria universale dell’unico e vero Re, Signore e Salvatore che Dio abbia provveduto a questa perduta umanità, l’unico che veramente possa “cambiare le cose” operando nel cuore dell’essere umano.

Non si tratta di un messaggio “religioso”, ma eminentemente politico perché, dovunque sia stato proclamato e vissuto con coerenza, ha portato i discepoli di Gesù di Nazareth a contestare e ad opporsi in maniera militante a qualsiasi conclamato leader e “salvatore” con ambizioni assolutiste. I cristiani si sarebbero indubbiamente pure a “messi nei guai” con un tale messaggio perché nessun leader di questo mondo tollera concorrenti o persone indisposte a loro sottomettersi. Eppure quella di Gesù, unico Signore è l’unico che ci possa salvare dalle dittature di qualunque tipo, comunque si presentino.

L’antica profezia

La signoria universale di Cristo Gesù era stata ampiamente preannunciata dalle pofezie dell’antico Israele. Oggi vogliamo esaminare quella di Isaia 11:10 che dice: “In quel giorno, verso la radice di Isai, issata come bandiera dei popoli, si volgeranno premurose le nazioni, e il luogo del suo riposo sarà glorioso”. Ne trarremo poi sommariamente dieci implicazioni per il movimento cristiano ed il mondo. Ai suoi primi uditori il profeta Isaia parla dei per loro futuri tempi messianici. Ascoltiamo i primi dieci versetti del capitolo 11. Il linguaggio usato è antico e poetico. Fa uso di molte immagini simboliche, ma continua ad essere per noi rilevante.

“Poi un ramo uscirà dal tronco di Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici. Lo Spirito dell'Eterno riposerà su di lui: Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore dell'Eterno. Respirerà come profumo il timore dell'Eterno, non giudicherà dall'apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire, ma giudicherà i poveri con giustizia, prenderà decisioni eque per gli umili del paese. Colpirà il paese con la verga della sua bocca, e con il soffio delle sue labbra farà morire l'empio. La giustizia sarà la cintura delle sue reni, e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi. Il lupo abiterà con l'agnello, e il leopardo giacerà con il capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà. La vacca pascolerà con l'orsa, i loro piccoli giaceranno assieme, e il leone mangerà la paglia come il bue. Il lattante giocherà sul nido dell'aspide, e il bambino stenderà la mano nel covo della vipera. Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo, poiché la terra sarà piena della conoscenza dell'Eterno, come le acque coprono il fondo del mare. In quel giorno, verso la radice di Isai, issata come bandiera dei popoli, si volgeranno premurose le nazioni, e il luogo del suo riposo sarà glorioso (Isaia 11:1-10).

Nel capitolo 11 Isaia descrive un futuro leader suscitato dalla linea genealogica di Isai e del re Davide. Questo leader sarebbe stato un uomo e tuttavia più di un semplice uomo. Sarebbe stato potenziato dallo Spirito del Signore per guidare con saggezza, potenza e conoscenza. Avrebbe ripristinato la giustizia e portato pace nel mondo, ponendo fine a ogni conflitto. Anche gente da tutte le nazioni non ebraiche della terra sarebbero venute a Lui con fede proclamandolo loro Signore. Egli avrebbe riunito intorno a Sé i veri Israeliti. Questa “nazione” così riunita avrebbe avuto vittoria finale sui propri nemici sotto il Suo governo.

Vediamo così 10 pensieri tratti dal versetto che dice: “In quel giorno, verso la radice di Isai, issata come bandiera dei popoli, si volgeranno premurose le nazioni, e il luogo del suo riposo sarà glorioso” confrontandolo con l’insegnamento della Scrittura.

1 Una profezia avverata

Isaia aveva profetizzato la venuta del Messia e che sarebbe stato cercato da gente di ogni nazione della terra. Questa profezia non è sua, ma risale a quella fatta da Dio ad Abraamo: “... in te saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Genesi 12:3); “E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie, perché tu hai ubbidito alla mia voce” (Genesi 22:18). Isaia aveva predetto questa realtà 700 anni prima di Cristo, e Abramo secoli prima di Isaia. L'adempimento rivela il controllo sovrano di Dio sulla storia e l'affidabilità delle Sue promesse. Come potevano un nomade errante e un profeta dell'VIII secolo a.C. conoscere questo sorprendente dettaglio senza una rivelazione diretta da parte di Dio? Gesù aveva detto agli ebrei: "Abraamo, vostro padre, ha giubilato nella speranza di vedere il mio giorno; l'ha visto e se ne è rallegrato" (Giovanni 8:56). Stupefacente, nevvero?

2 Gesù come Radice di Isai – Sia Re che Salvatore

Isaia afferma che il Salvatore sarebbe appartenuto alla “radice di Isai” (anche reso con Jesse), la stessa stirpe o dinastia del famoso re Davide. Il Salmo 132 ribadisce: “L'Eterno ha fatto a Davide questo giuramento di verità, e non lo revocherà: ‘Io metterò sul tuo trono un frutto delle tue viscere’” (Salmo 132:11). Dimostra così che Gesù è l'adempimento delle promesse che Dio aveva fatto a David. Al tempo stesso, Egli sarebbe stato Re per tutti, sia per gli Ebrei che per persone delle altre genti. Questa discendenza indubbiamente lega Gesù alla storia del popolo di Israele, ma al contempo evidenzia che Egli sarebbe venuto per governare su persone di ogni tempo e paese, coloro che in Lui ripongono fiducia ed ubbidienza, non solo sul popolo ebraico. Ad una donna samaritana, gente con la quale allora i Giudei non avevano relazioni, Gesù, pur affermando che “la salvezza viene dai Giudei” (Giovanni 4:22) si presenta come il Messia: “La donna gli disse: “Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto, ci annuncerà ogni cosa”. Gesù le disse: “Sono io che ti parlo!’” (Giovanni 4:25-26). In Gesù e con Gesù perfino il luogo fisico dell’adorazione di Dio non avrebbe più avuto importanza. Egli dice: “‘Donna, credimi; l'ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre …Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, poiché tali sono gli adoratori che il Padre richiede’” (Giovanni 4:21,23). Nel giorno di Pentecoste Pietro predica a gente proveniente da molte nazioni che erano convenute a Gerusalemme: “Dunque, tutta la casa d'Israele sappia con certezza che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Atti 2:36).

3 Una bandiera per tutti i popoli

Isaia dice: “In quel giorno … verrà issata come bandiera dei popoli”. Sotto quale bandiera avrebbe marciato il Salvatore del mondo? Sostenendo quale identità nazionale? Forse di Israele? Forse quella … americana? No, sarebbe stato sotto l’insegna della croce, segno del sacrificio ultimo di espiazione per i peccati di tutti coloro che, non importa a quale nazione appartenessero, avrebbero riposto in Lui la loro fede. Il Messia sarebbe stato “la bandiera” o "l’insegna" innalzata perché tutti la potessero vedere - potente simbolo dell’evangelizzazione del mondo. Nella crocifissione e nella resurrezione di Cristo, infatti, Egli era stato infatti innalzato come segno visibile per attrarre a Sé persone da ogni nazione. Questa insegna simboleggia speranza, unità e vittoria per tutti coloro che guardano a Lui con fede. Gesù avrebbe detto: “Io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me” (Giovanni 12:32), proprio come un tempo Mosè che “... allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra un'asta; e avveniva che, quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita” (Numeri 21:9).

4 L'inclusione delle genti nel piano redentivo di Dio

La profezia di Isaia rivela che il piano redentivo di Dio era sempre stato inteso per includere gente di ogni nazione che avrebbero cercato e fatto del Messia il loro Signore e Salvatore. Egli, infatti, è “la bandiera dei popoli”. Lungi dall'essere un ripensamento, l'inclusione delle genti era incorporata nei propositi redentivi di Dio fin dall'inizio, mostrando così la Sua grazia sconfinata.

L’apostolo Paolo afferma: “Questo mistero, nelle altre epoche, non fu fatto conoscere ai figli degli uomini nel modo che ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui, vale a dire che i Gentili sono eredi con noi [ebrei], membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante l'evangelo” (Efesini 3:5-6).

5 Adempimento del Patto davidico

Dio aveva promesso a Davide un regno che sarebbe durato per sempre. Non si sarebbe più trattato, però, di un regno frutto di conquiste politiche e militari per inorgoglire una nazione come Israele od altre, come se loro fossero una “razza dominante” di qualunque colore, ma di un regno di carattere spirituale di cui la terra promessa era simbolo. L’angolo di mondo chiamato Israele o Palestina, che dir si voglia, non sarebbe stato più importante. Il Cristo sarebbe regnato spiritualmente sul mondo intero. La “terra promessa” è il mondo, che appartiene a Dio. La civiltà sarebbe stata fondata in Cristo sui principi di giustizia riassunti nei Dieci Comandamenti, il Decalogo. Questa prospettiva, quest’esito finale si sarebbe diffusa e realizzata con certezza e per sempre. A Maria, madre di Gesù, il messaggero di Dio dice: “Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre; egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine” (Luca 1:31-33).

6 Un glorioso riposo

Il profeta Isaia dice: “il luogo del suo riposo sarà glorioso”. Questo prefigura la pace della coscienza del cuore umano e la pace fra i popoli riuniti sotto quell’unica “bandiera”. Non si tratta della bandiera … delle Nazioni Unite e nemmeno di quelle delle ambizioni omologatrici del globalismo economico e politico delle imprese multinazionali... Quelle sono le ambizioni anticristiche di diverse ideologie filosofiche e politiche che si rivelerebbero solo un’ulteriore oppressione. Esse non fanno esclamare “Finalmente!” a chi vi si sottomette. Le parole di Isaia, "e il suo riposo sarà glorioso", prefigurano la pace e il riposo definitivi trovati in Cristo. Nella vita cristiana, questo riposo è la realtà presente nell'anima delle persone che si affidano a Cristo, come dice Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati e io vi darò riposo” (Matteo 11:28), sia il risultato ultimo di pace e collaborazione fra popoli diversi. Lo afferma anche il profeta Michea: “Ma avverrà, negli ultimi tempi, che il monte della casa dell'Eterno si innalzerà sopra la cima dei monti, si eleverà al di sopra delle colline, e i popoli affluiranno a esso. Verranno molte nazioni e diranno: “Venite, saliamo al monte dell'Eterno e alla casa dell'Iddio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie e noi cammineremo nei suoi sentieri!”. Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola dell'Eterno. Egli sarà giudice fra molti popoli e arbitro fra nazioni potenti e lontane. Dalle loro spade fabbricheranno vomeri, delle loro lance, falci; una nazione non alzerà più la spada contro l'altra e non impareranno più la guerra. Siederanno ciascuno sotto la sua vigna e sotto il suo fico, senza che nessuno li spaventi; poiché la bocca dell'Eterno degli eserciti ha parlato. Mentre tutti i popoli camminano ciascuno nel nome del suo dio, noi cammineremo nel nome dell'Eterno, del nostro Dio, per sempre” (Michea 4:1-5). Non si tratta di una pia illusione, ma della certezza delle promesse in Cristo degli eterni propositi di Dio.

7 Le comunità cristiane come suggello della profezia adempiuta

Le comunità cristiane del mondo intero, benché portino nomi diversi e talvolta siano in competizione fra di loro, benché abbiano storia e tradizioni diverse, non saranno cancellate o omologate sotto una qualche religiosa autorità umana che ambisca al dominio, ma troveranno compiutamente in Cristo, solo capo della Chiesa, e nella Sua Parola, la loro unità.  L'esistenza del movimento cristiano con piccole o grandi comunità e la sua presenza globale sono testimonianza e saranno compiuta testimonianza del regno di Cristo, imparando esse a vivere in ogni aspetto della loro vita ed insegnando alle nazioni tutto ciò che Cristo ha insegnato. Questo adempie la visione di Isaia delle nazioni che cercano il Messia. A tutti i credenti in Cristo Gesù, sia d’origine israelita che differente, l’apostolo Pietro dice: “Voi siete una generazione eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, affinché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce; voi, che già non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia” (1 Pietro 2:9-10). Essi soltanto sono il popolo di Dio uniti in Cristo.

8 La fedeltà di Dio attraverso le generazioni

La promessa di Dio di far sorgere un Salvatore dalla stirpe di Isai e l’inclusione che fa degli altri popoli, mostrano la Sua fedeltà attraverso le generazioni. L'amore di Dio suggellato dal Suo patto, abbraccia secoli e popoli, ricordando ai credenti che Egli mantiene le Sue promesse indipendentemente dal tempo richiesto a realizzarle, tempo che comunque segue la propria “tabella di marcia” saggia ed opportuna. L’intera Bibbia rende testimonianza, basata anche sull’esperienza, che Dio è fedele alle Sue promesse. “Riconosci dunque che l'Eterno, il tuo Dio, è Dio: l'Iddio fedele, che mantiene il suo patto e la sua benignità fino alla millesima generazione verso quelli che lo amano e osservano i suoi comandamenti” (Deuteronomio 7:9). Il Salvatore Gesù Cristo è giunto al momento che Dio riteneva più opportuno, che la Scrittura chiama: “la pienezza dei tempi”: “quando giunse la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio, nato di donna, nato sotto la legge” (Galati 4:4).

9. Cristo come Unificatore dell'Umanità

Gesù, il Messia, il Salvatore del mondo, si innalza quindi come la bandiera presso la quale tutti coloro che Dio ha eletto a salvezza giungeranno, quale ne sia la loro origine, sia israeliti che d’altre nazioni. In Cristo come “secondo Adamo” trovano quindi un’unità che trascende le divisioni razziali, culturali e sociali, realizzando così il piano di Dio di creare un solo popolo per la Sua gloria. “Ma ora, in Cristo Gesù, voi che già eravate lontani, siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. Poiché è lui che è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione, abolendo nella sua carne la causa dell'inimicizia,  … per creare in sé stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace e per riconciliarli tutti e due in un corpo unico con Dio, mediante la croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia” (Efesini 2:13-18).

10 Incoraggiamento per l'evangelizzazione e le missioni

Infine, poiché Cristo è stato profetizzato come Salvatore per tutte le nazioni, i credenti hanno fiducia nel condividere l’Evangelo di Cristo con ogni nazione e gruppo di persone chiamandoli al ravvedimento e alla fede in Lui. Questa profezia incoraggia i cristiani a proclamare Cristo con fiducia, confidando che Egli attrae a Sé persone di ogni estrazione sociale. Ai Suoi discepoli israeliti Gesù aveva detto, infatti, “Ho anche delle altre pecore, che non sono di questo ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce e vi sarà un solo gregge, un solo pastore” (Giovanni 10:16). Che Lo ascoltino è una certezza, come pure Gesù disse: “Tutto quello che il Padre mi dà, verrà a me e colui che viene a me, io non lo caccerò fuori” (Giovanni 6:37). Non abbiate timori se avete sentito nel vostro cuore la Sua chiamata.

Conclusione

Non mancano, così, nel mondo e non sono mai mancati “aspiranti salvatori”. Quand’anche scimmiottassero il Signore e Salvatore Gesù Cristo o dicessero di essere Suoi vicari od Egli stesso in persona, ci viene chiaramente indicato nelle Sacre Scritture, di non lasciarci ingannare, perché solo uno è stato consacrato da Dio per essere leader, una guida autentica della nostra vita, Colui che giammai ci deluderà. Anzi, confessando Lui come unico Signore e Re della nostra vita potremo proteggerci e resistere alle pretese ed all’asservimento ai patetici ed ingannevoli signori di questo mondo.

Il testo del profeta Isaia che abbiamo visto oggi, anche un solo versetto ha proposto alla nostra riflessione 10 punti che sottolineano il grande piano di redenzione in divenire in cui la Radice di Isai si erge come figura centrale, offrendo speranza, pace e unità a tutte le nazioni e generazioni. La profezia di Isaia che allora guardava avanti al Messia che sarebbe venuto a tempo opportuno in Cristo Gesù, è stato il perno sul quale ha ruotato la storia antica del popolo di Dio e ruota oggi. Lo celebriamo e lo riproponiamo quindi anche oggi. Gesù è “il Signore”. A Pilato governatore romano, avevano portato Gesù per essere giudicato da Lui ed egli si era chiesto: “Che farò dunque di Gesù detto Cristo?”. È la domanda alla quale ciascuno di noi e di voi deve rispondere e dalla quale dipende il nostro destino eterno.


Paolo Castellina, 15 Novembre 2024