Predicazioni/Isaia/Interpretazioni di Isaia 45 7

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Interpretazioni di Isaia 45:7

Secondo Isaia 45:7: “Io formo la luce, creo le tenebre, do il benessere, creo l'avversità; io, l'Eterno, sono colui che fa tutte queste cose” (Isaia 45:7) il male stesso sarebbe stato creato da Dio. Ecco una carrellata dei maggiori commentatori ebrei e cristiani a questo riguardo. La frase "creo le tenebre" (ebr. bore ḥoshekh) e "creo l'avversità" (ebr. bore ra‘) ha stimolato discussioni sulla natura di Dio, il significato del termine "male" e la Sua relazione con il bene e il male nel mondo. La lettura tradizionale, sia ebraica che cristiana, tende a distinguere tra il male morale (peccato), che è conseguenza della libertà umana, e il male naturale (disastri o sofferenze), che può essere attribuito a Dio come parte della Sua sovranità sulla creazione. Isaia 45:7 non implica che Dio sia l'autore del peccato, ma sottolinea che nulla è fuori dal Suo controllo, nemmeno le avversità.

Secondo Isaia 45:7: “Io formo la luce, creo le tenebre, do il benessere, creo l'avversità; io, l'Eterno, sono colui che fa tutte queste cose” (Isaia 45:7) il male stesso sarebbe stato creato da Dio. Che cosa dicono al riguardo i maggiori commentatori ebrei e cristiani a questo riguardo?

Versioni bibliche italiane di questo versetto

Isaia 45:7 è un versetto che ha suscitato un ampio dibattito tra teologi e commentatori, sia ebrei sia cristiani. La frase "creo le tenebre" (ebr. bore ḥoshekh) e "creo l'avversità" (ebr. bore ra‘) ha stimolato discussioni sulla natura di Dio, il significato del termine "male" e la Sua relazione con il bene e il male nel mondo. Ecco alcune interpretazioni principali.

Prospettiva ebraica

  • Rashi (Rabbi Shlomo Yitzchaki, XI secolo): Rashi collega il versetto al contesto storico. Isaia parla di Ciro il Grande, descritto come un servitore scelto da Dio per liberare Israele. Il riferimento al "creare le tenebre e l'avversità" riguarda il controllo totale di Dio sugli eventi storici: Egli è il Sovrano assoluto del bene (pace e prosperità) e del male (disastri e punizioni). Per Rashi, il termine ra‘ (male) si riferisce principalmente al castigo o all'avversità, non al "male morale".
  • Maimonide (Rabbi Moshe ben Maimon, XII secolo): Nel Guida dei Perplessi, Maimonide vede "luce e tenebre" e "benessere e avversità" come espressioni dualistiche che sottolineano la sovranità di Dio su tutta la creazione. Egli distingue tra male metafisico (assenza di bene, come la tenebra è assenza di luce) e male morale, che deriva dalle scelte umane. Per Maimonide, Dio non è autore del male morale ma consente l'esistenza del male naturale come parte dell'ordine creato.
  • Ibn Ezra (XII secolo): Ibn Ezra sottolinea che ra‘ qui non si riferisce al peccato o al male etico, ma a eventi come guerre, carestie e altri tipi di sofferenze. Questo male è inteso come strumento di Dio per disciplinare o guidare l'umanità.
  • Commentari rabbinici moderni: I commentatori moderni ebrei sottolineano che ra‘ può essere meglio tradotto come "disastro" o "calamità" piuttosto che "male". In questo modo, il versetto riafferma che Dio è responsabile non solo dei momenti di prosperità, ma anche di quelli di sofferenza.

Prospettiva cristiana

  • Agostino d'Ippona (354–430): Agostino insiste sul fatto che Dio è sommamente buono e non può essere il creatore del male morale. Nel suo pensiero, il male è una privazione (privatio boni), non una sostanza creata. Quando Isaia parla di Dio che "crea l'avversità", si riferisce al male naturale o alle punizioni divine, che hanno lo scopo di correggere o redimere.
  • Calvino (Giovanni Calvino, XVI secolo): Nel suo commentario su Isaia, Calvino vede il versetto come un'affermazione della sovranità divina. Dio non solo permette il male, ma lo usa per i Suoi scopi. Tuttavia, Calvino chiarisce che Dio non è l'autore del peccato (male morale), poiché ciò sarebbe contrario alla Sua natura. L'avversità creata da Dio ha un ruolo disciplinare e pedagogico nella storia della salvezza. Calvino su Isaia 45:7
  • Tommaso d’Aquino (XIII secolo): Tommaso distingue tra il male come punizione e il male morale. Dio, essendo onnipotente, è causa prima di tutto ciò che esiste, incluso il male naturale, ma non del male morale, che è attribuito alla libertà umana. Isaia 45:7, per Tommaso, afferma la completa sovranità divina sulla creazione senza implicare che Dio sia la fonte del peccato.
  • Commento di John Gill. Questa interpretazione sottolinea che Dio è il sovrano assoluto sopra ogni cosa, anche sopra ciò che gli uomini percepiscono come avversità o male. Commento di John Gill su Isaia 45 7

Prospettiva contemporanea

  • Hans Küng (XX secolo): Küng interpreta il versetto come un richiamo alla sovranità divina in un mondo pieno di tensioni e polarità. Dio non è semplicemente un "orchestratore del bene", ma governa anche le forze opposte, garantendo che queste rientrino nel Suo piano di redenzione.
  • N.T. Wright: Wright vede Isaia 45:7 nel contesto della restaurazione di Israele. Il versetto non riguarda tanto il male morale quanto il controllo di Dio sulla storia, anche quando sembra caotica. Dio è il Dio di tutta la creazione, compresi gli eventi difficili.

Conclusione

La lettura tradizionale, sia ebraica che cristiana, tende a distinguere tra il male morale (peccato), che è conseguenza della libertà umana, e il male naturale (disastri o sofferenze), che può essere attribuito a Dio come parte della Sua sovranità sulla creazione. Isaia 45:7 non implica che Dio sia l'autore del peccato, ma sottolinea che nulla è fuori dal Suo controllo, nemmeno le avversità.

Che cosa si intende per "male naturale"?

Con "male naturale" si intende una categoria di eventi negativi o dolorosi che non derivano direttamente dalle scelte morali o dalle azioni intenzionali degli esseri umani, ma piuttosto da cause naturali o inevitabili nel mondo creato. Ecco alcuni esempi e spiegazioni per chiarire meglio il concetto: Definizione di male naturale Il male naturale include tutte quelle realtà che provocano sofferenza o difficoltà senza che siano il risultato di intenzioni malvagie o azioni peccaminose. È distinto dal "male morale", che invece è causato dall'uso sbagliato della libertà umana. ----Esempi di male naturale

  • Catastrofi naturali: terremoti, uragani, eruzioni vulcaniche, tsunami.
  • Malattie: pandemie, cancro, malattie genetiche, epidemie.
  • Decadimento fisico e morte: il processo naturale di invecchiamento e il fatto che tutti gli esseri viventi, prima o poi, muoiono.
  • Sofferenza degli animali: dolore e morte che si verificano nel regno animale senza alcun intervento umano. ----Male naturale nella riflessione teologica

Tradizione ebraica e cristiana

  • Nella Bibbia, alcuni eventi naturali che causano sofferenza sono interpretati come strumenti del giudizio di Dio o come parte del Suo piano (es. il diluvio in Genesi 6–9 o le piaghe d'Egitto in Esodo).
  • Tuttavia, molti teologi sottolineano che il male naturale è una conseguenza della caduta dell'uomo in Genesi 3. In questa prospettiva, la creazione originaria era "molto buona" (Genesi 1:31), ma il peccato ha introdotto il disordine, incluso il male naturale.
  • Pensiero di Agostino: Agostino affermava che il male naturale non è propriamente "male" in sé, ma il risultato di un ordine che include inevitabilmente la possibilità di sofferenza per mantenere il funzionamento del mondo. Ad esempio, la morte è parte dell'equilibrio naturale.
  • Pensiero contemporaneo: Alcuni teologi vedono il male naturale come un effetto collaterale di un mondo creato dotato di autonomia e leggi fisiche coerenti. Per esempio, il movimento delle placche tettoniche che causa i terremoti è essenziale per la formazione del pianeta, anche se talvolta porta a catastrofi. ----

Relazione con Isaia 45:7

Nel contesto di Isaia 45:7, il "male" (ra‘) che Dio "crea" può essere visto come riferito al male naturale o alle calamità che Egli usa per correggere, guidare o punire. Non si tratta del male morale (peccato), ma di eventi che fanno parte della gestione divina della creazione, anche quando risultano dolorosi per gli esseri umani. In sintesi, il male naturale è un aspetto del mondo creato che può portare sofferenza ma che, nella prospettiva teologica, è soggetto alla sovranità di Dio e può avere un ruolo nel Suo piano redentivo.


Che cosa si intende per "male morale"?

Il "male morale" si riferisce a tutti quei pensieri, intenzioni, parole o azioni che derivano dalla libera scelta degli esseri umani e che sono moralmente sbagliati, ossia contrarie alla legge divina, alla giustizia o all'amore per Dio e per il prossimo. In breve, è il male legato alla responsabilità etica e alla libertà dell'uomo.

Definizione e caratteristiche

  • Origine: Il male morale nasce dall'abuso della libertà umana. È un prodotto delle decisioni consapevoli e volontarie degli individui, che scelgono di agire contro ciò che è buono, giusto e santo.
  • Responsabilità: Gli esseri umani sono moralmente responsabili del male morale che compiono, poiché esso implica un giudizio errato e una volontà disordinata.
  • Esempi: Omicidio, furto, menzogna, ingiustizia, odio, orgoglio, idolatria, sfruttamento, guerra ingiusta.

Male morale nella teologia ebraica e cristiana

Origine nel peccato originale

  • Nella tradizione cristiana, il male morale ha la sua radice nel peccato originale di Adamo ed Eva (Genesi 3), che ha corrotto la natura umana. Questa corruzione ha portato una tendenza al peccato (concupiscenza) che è presente in tutti gli esseri umani.
  • Nella tradizione ebraica, pur non essendo sviluppata la dottrina del peccato originale come in quella cristiana, esiste il concetto di yetzer hara (l'inclinazione al male), che rappresenta la tendenza innata dell'uomo a perseguire desideri egoistici e peccaminosi.

Il ruolo della legge morale

  • La Torah per gli ebrei e i comandamenti per i cristiani forniscono una guida per discernere il bene dal male morale. Disobbedire a queste leggi è un atto di male morale.

La sovranità divina e il male morale

Dio permette il male morale in virtù del dono della libertà umana, ma non ne è l’autore. Questo concetto è centrale sia nella tradizione ebraica che in quella cristiana. Dio può usare il male morale per portare a compimento i Suoi propositi, senza tuttavia essere colpevole del male stesso (ad esempio, la crocifissione di Cristo è un atto di male morale da parte degli uomini, ma Dio l'ha usata per il bene supremo della redenzione).

Contrasto tra male morale e male naturale

Male morale Male naturale
Causato dalla libertà umana Derivante da fenomeni naturali
Implica una responsabilità etica Non implica responsabilità etica
Esempi: peccati, crimini Esempi: terremoti, malattie

Relazione con Isaia 45:7

Quando Isaia 45:7 afferma che Dio "crea l'avversità" o il "male" (ra‘), la tradizione teologica interpreta questo male come male naturale o calamità (eventi difficili o punitivi usati da Dio), escludendo che Dio sia autore del male morale. Il male morale, infatti, contraddice la natura stessa di Dio, che è santo, buono e giusto. Dio permette il male morale, ma non lo causa, poiché esso nasce dalla libertà mal usata delle creature.

Siamo responsabili del male morale?

Secondo la teologia protestante classica, l'essere umano non è libero di scegliere (libero arbitrio), lo era, ma dopo la Caduta è asservito al male e le sue scelte sono sempre condizionate dal peccato. Come questo si concilia con quanto detto più sopra riguardo al male morale?

La teologia protestante classica, in particolare quella riformata, ha una visione del libero arbitrio che si concilia bene con il concetto di male morale, purché si comprendano alcuni punti fondamentali. Di seguito analizziamo la questione.

Stato originario dell'uomo e libertà prima della Caduta

Nella teologia protestante, si riconosce che l'uomo fu creato libero e senza peccato. Adamo ed Eva avevano la capacità di scegliere tra il bene e il male, in quanto non erano ancora corrotti dal peccato (status integritatis). La loro scelta di disobbedire a Dio fu un atto di male morale, reso possibile dalla loro libertà originaria. Questo evento è considerato la radice di tutto il male morale che ha successivamente permeato l'umanità.

L'effetto della Caduta sul libero arbitrio

Dopo la Caduta (Genesi 3), la natura umana è stata corrotta dal peccato. La dottrina riformata del peccato originale afferma che ogni aspetto dell'essere umano – mente, volontà, emozioni – è stato macchiato dal peccato. Questo stato è chiamato depravazione totale (non nel senso che ogni uomo è il più malvagio possibile, ma che il peccato influisce su tutte le sue facoltà).

Implicazioni sul libero arbitrio

L'uomo non ha più la libertà di scegliere il bene spirituale e la giustizia in modo naturale, poiché la sua volontà è asservita al peccato (status corruptionis). Le sue scelte sono moralmente libere nel senso che segue i desideri del proprio cuore, ma la direzione di quei desideri è sempre influenzata dal peccato. In altre parole, l'uomo fa ciò che vuole, ma i suoi desideri sono orientati al male.

La distinzione tra responsabilità e capacità

Anche se l'uomo non è più in grado di scegliere il bene spirituale per se stesso, rimane responsabile delle sue azioni morali. Questa responsabilità è radicata nel fatto che:

  • Il peccato è una condizione ereditaria, ma è anche alimentato da scelte individuali.
  • Ogni peccato nasce dal desiderio della persona stessa (concupiscenza), che agisce secondo la propria natura corrotta.
  • Così, il male morale rimane una scelta dell’uomo, anche se tale scelta è inevitabilmente condizionata dal peccato. Questa è una conseguenza della giustizia divina: l’uomo, anche se incapace di redimersi da solo, rimane colpevole per i peccati che commette volontariamente.

La redenzione e la libertà in Cristo

La teologia protestante sostiene che, per essere liberato dal dominio del peccato, l'uomo deve ricevere la grazia di Dio attraverso l’opera di Cristo.

La rigenerazione spirituale (nuova nascita) rende possibile una nuova libertà, chiamata libertà dei figli di Dio (status regenerationis). Questa libertà non è completa in questa vita, poiché il credente lotta ancora contro il peccato, ma è orientata verso la giustizia.

Riconciliazione con il male morale

Alla luce di quanto detto:

  • Il male morale continua ad essere attribuito all’uomo, poiché egli agisce secondo la propria volontà e i propri desideri peccaminosi, sebbene sia impossibilitato a fare diversamente senza la grazia di Dio.
  • Dio non è l’autore del male morale: lo permette e lo governa per i Suoi fini, ma non costringe l’uomo a peccare né ne è responsabile.

Questa posizione è ben espressa da Giovanni Calvino, che osserva:

“Gli uomini peccano perché vogliono peccare, ma la loro volontà è prigioniera del peccato fino a quando non viene liberata dalla grazia sovrana di Dio.”

Conclusione

Nella teologia protestante classica, il male morale è una realtà attribuibile interamente alla libera volontà decaduta dell'uomo. Sebbene l'uomo non sia più libero di scegliere il bene spirituale senza l’intervento della grazia divina, le sue scelte rimangono volontarie e dunque moralmente imputabili. Questa visione mantiene Dio sovrano sopra tutte le cose, ma allo stesso tempo esclude che Egli sia l'autore del peccato.

Riferimenti