Predicazioni/Giovanni/Un sesto senso che abbiamo perduto e che ci è necessario
Un “sesto senso” che abbiamo perduto e che ci è necessario (Giovanni 14:15-21)
Enigmi intesi a farci riflettere
Vi è mai capitato di essere davanti ad un’opera d’arte, ascoltare un discorso, vedere un film, o leggere un racconto, e chiedervi: “Ma che cosa mai vorrà dire”? Ne comprendete le parole, vedete ciò che è dipinto, guardate il film e non riuscite a darvi un senso: vi sfugge completamente. Vi chiedete allora: “Forse che l’autore era confuso o irrazionale?”, oppure: “È perché sono io stupido o poco colto?”. Forse. Ma è più probabile che l’autore abbia voluto o voglia essere '''appositamente enigmatico in quel che dice, dipinge o rappresenta.
Vi sono molte ragioni per le quali uno voglia essere espressamente oscuro e non farsi immediatamente capire. Gli enigmi, sulle prime indecifrabili, utilizzati dagli antichi filosofi o rivelatori di oracoli, erano spesso intesi proprio per stimolare la riflessione e il ragionamento logico, per “far pensare”, per “costringere” le persone superficiali a “usare il cervello”, a sviluppare le loro facoltà critiche. Gli enigmi erano spesso pure intesi a “discriminare” l’uditorio al fine di “bypassare” i suoi pregiudizi e tenere lontane le persone superficiali. Certo, alcuni chiacchieroni possono oggi essere oscuri e ambigui nel loro parlare perché in malafede, perché vogliono confondere la gente ed ingannarla con la loro abilità retorica, con i loro “paroloni”, come fanno certi politici, ma non è sempre così, grazie a Dio.
Vi piace l’arte astratta? Anch’essa è spesso intesa a “far pensare”. Vi è un aneddoto che riguarda Pablo Picasso e il suo iconico dipinto “Guernica”, che raffigura la sofferenza e la distruzione causate dal bombardamento della città basca di Guernica durante la guerra civile spagnola nel 1937. L’opera è considerata un potente simbolo antimilitarista e antifascista. La storia racconta che durante l’occupazione tedesca di Parigi nella Seconda Guerra Mondiale, un ufficiale nazista avesse visitato lo studio di Picasso. Vedendo una fotografia del dipinto “Guernica”, l’ufficiale chiede a Picasso: “Ha fatto lei questo?”, suggerendo che l’opera fosse una rappresentazione atroce della realtà. Picasso risponde prontamente: “No, voi l’avete fatto”, sottolineando la responsabilità delle forze nazifasciste nella distruzione e nel dolore rappresentati nel suo dipinto. Non è chiaro se questo episodio fosse realmente accaduto, ma comunque sottolinea il potere dell’arte di Picasso, benché “astratta”, nel contestare e criticare l’oppressione e la violenza, tanto che “Guernica” rimane uno dei più importanti e conosciuti dipinti di Picasso che continua a essere un simbolo di pace e di resistenza contro la guerra e la distruzione.
Come Gesù comunicava
Possiamo sicuramente dire che Gesù fosse un oratore affascinante e anche per questo aveva acquisito molta popolarità. È scritto: “Essi si stupivano del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi” (Marco 1:22). Egli parlava al cuore ed alla mente dei suoi ascoltatori insegnando ciò che riguarda Dio e la natura umana come nessun altro sapeva fare.
Talvolta, però, Gesù parlava pure in modo enigmatico soprattutto quando proponeva loro delle parabole, spesso di difficile interpretazione. Di fatto Gesù sceglieva di essere appositamente ambiguo per impedire ai Suoi avversari di incriminarlo sulla base dei loro pregiudizi verso di Lui. Il carattere apparentemente criptico e oscuro di certe sue parabole doveva infatti farli riflettere su sé stessi. Se non l’avessero fatto, ostinandosi nella loro mala fede e ostilità e rifiutando di ravvedersi, sarebbero stati inevitabilmente esclusi dalla virtù salvifica della Sua Parola. Questo era particolarmente evidente soprattutto fra i leader religiosi della Gerusalemme del Suo tempo. Essi erano a loro dire “esperti di religione”, ma una volta Gesù dice loro: “Se Dio fosse vostro Padre, amereste me, perché io sono proceduto e vengo da Dio, perché io non sono venuto da me, ma è Lui che mi ha mandato. Perché non comprendete il mio parlare? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi siete dal diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è bugiardo e padre della menzogna. E a me, perché dico la verità, voi non credete” (Giovanni 8:42-45). Il loro atteggiamento si sarebbe rivelato una condanna auto-inflitta.
Con i Suoi discepoli, però, cioè con coloro che Lo seguivano con fiducia desiderando imparare da Lui, le cose erano diverse. È scritto, infatti: “E con molte parabole di questo genere esponeva loro la Parola, secondo quello che potevano intendere. Non parlava loro senza una parabola, ma in privato spiegava ogni cosa ai suoi discepoli” (Marco 4:33-34). Che bello avere un insegnante paziente che, tenendo conto della nostra capacità’ di apprendere, si prende tempo anche privatamente per spiegarci bene ogni cosa! Questo metodo d’insegnamento di Gesù aveva lo scopo di stimolare la loro riflessione, la discussione e, soprattutto, la loro crescita spirituale.
La fatica di comprendere
Non che, nonostante che Gesù in privato spiegasse loro meglio quello che non avevano capito, essi intendessero l’insegnamento di Gesù. Non di rado Gesù si spazientisce con i Suoi discepoli. Una volta, quando Gesù preannuncia ai suoi discepoli la sua sofferenza e morte in croce, Pietro, inorridito, trae Gesù da parte e inizia a rimproverarlo, “Ma egli, voltatosi verso i suoi discepoli, rimproverò Pietro, dicendo: “Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” (Marco 8:32-33). Certo, certe cose come la necessità della Sua sofferenza, morte in croce e risurrezione, i Suoi discepoli avrebbero fatto molta fatica a comprenderla. Pensate oggi quanti sono chi vorrebbero contestarla e ancora respingono la sua necessità! Persino dopo la Sua risurrezione, infatti, Pietro nel vedere la tomba vuota di Gesù rimane perplesso. Perché? Il vangelo di Giovanni lo spiega: “Perché non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti” (Giovanni 20:9).
Di che cosa avevano bisogno i primi discepoli di Gesù per acquisire “il senso delle cose di Dio”? Avevano bisogno di quello che va sotto il nome di “dono dello Spirito Santo”. Avevano bisogno di acquisire, per così dire, un “sesto senso” per le cose di Dio, quel senso che “l’uomo naturale” ha perduto! Esso può essere ricuperato attraverso la grazia di Dio in Gesù Cristo, quella stessa grazia che ci riconcilia con Dio mettendoci in comunione con Lui.
In noi uno Spirito nuovo
Questo efficace dono dello Spirito Santo che ci apre la mente e il cuore alle “cose di Dio” Gesù stesso lo aveva preannunciato ai Suoi discepoli nel testo biblico principale di questa nostra riflessione. L’ho lasciato appositamente quasi al termine del nostro discorso di oggi. Ascoltiamone la lettura. Si trova nel vangelo secondo Giovanni in ciò che Gesù dice ai Suoi discepoli in occasione dell’ultima cena pasquale. Fra parentesi, se vi sembra un testo enigmatico chiedetevi pure del perché – sulla base di quanto abbiamo osservato fin ora!
“Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi. Non vi lascerò orfani; tornerò a voi. Ancora un po’ e il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi. Chi ha i miei comandamenti, e li osserva, quello mi ama e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Giovanni 14:15-21).
I multiformi effetti di un dono
Pensate alle vostre esperienze scolastiche: non è forse “consolante” finalmente capire e saper risolvere un problema di matematica, di chimica, di informatica oppure una questione filosofica? Il dono a cui Gesù qui si riferisce è una speciale presenza di Dio in noi, Suoi discepoli, che Egli chiama il “Consolatore” (in greco “il Paraclito). Si potrebbe anche tradurre come “aiutante”, “assistente”, “consigliere” o anche “avvocato”. Spesso abbiamo bisogno di un tutore, di un “insegnante di supporto” che venga ad aiutarci nei nostri studi. Dobbiamo pagarlo e fissarne gli appuntamenti. Qui, però, si fa riferimento al dono permanente e gratuito di qualcosa, o meglio, di “qualcuno” che viene a dimorare in noi.
È una realtà che molti siano dominati da spiriti malvagi. Lo percepiamo chiaramente dalle loro parole, azioni ed influenza che li porta ad essere bugiardi e a far del male agli altri. Talora scopriamo anche in noi tendenze contradditorie. L’apostolo Paolo scrive: “'Perché il bene che voglio, non lo faccio, ma il male che non voglio, quello faccio. Ora, se ciò che non voglio è quello che faccio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me” (Romani 7:19-20). Questa è la condizione di quello che la Scrittura chiama “uomo naturale” corrotto dal peccato, cosa che in parte vi è anche nel cristiano rigenerato.
Qui, però, è il dono promesso da Gesù, “lo Spirito della verità”, lo Spirito Santo di Dio che, venendo a dimorare nel cristiano ha sia un effetto cognitivo perchè ci fa comprendere “il senso delle cose di Dio”. Un esempio di queste è che ci fa conoscere, intendere, chi è Gesù e il senso della Sua missione salvifica. Esso ci dà una nuova percezione spirituale, una capacità di discernimento che non avevamo su Dio, su noi stessi, sulla realtà che ci circonda. Inoltre esso ha un effetto etico e morale che ci porta ad amare sempre di più il Salvatore Gesù Cristo e il nostro prossimo, come pure ad amare ed ubbidire la Legge di Dio (i comandamenti), incarnata in Gesù. Questo è il dono che ha reso i profeti e gli apostoli il fondamento su cui è edificata la chiesa cristiana.
Questo “Spirito della verità” il mondo non lo può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce, dice Gesù ed è riservato a quei cristiani che lo anelano, lo chiedono a Dio, consapevoli della sua necessità.
L’apostolo Paolo ne parla in questo modo: “ … com’è scritto: ‘Le cose che occhio non ha visto, e che orecchio non ha udite e che non sono salite in cuor d’uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che l’amano’. A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo spirito investiga ogni cosa, anche le cose profonde di Dio. (…) nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio. Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, affinché conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio, e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito (…). Ma l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché gli sono pazzia, e non le può conoscere, perché si giudicano spiritualmente. (…) Poiché “chi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire?”. Ma noi abbiamo la mente di Cristo” (1 Corinzi 2:6-16).
Conclusione
Ci sono dunque molte cose enigmatiche, oscure, difficili da decifrare nella Parola di Dio. Il fatto che tali siano è stato appositamente voluto da Dio. Perchè? In primo luogo proprio per stimolare la riflessione e il ragionamento logico, per “far pensare”, per “costringere” le persone superficiali a “usare il cervello”, a sviluppare le loro facoltà critiche. Sicuramente anche per tenervi lontano chi è pieno di pregiudizi e rifiuta di ravvedersi. Esse tali sono soprattutto per farci anelare, chiedere e ricevere lo Spirito Santo di Dio, spirito di rinnovamento della nostra mente, del nostro cuore e della nostra condotta. Sbaglia chi pensa che questo dono abbia a che fare con manifestazioni mistiche e miracolistiche, perché si tratta soprattutto di questo tipo di rinnovamento spirituale. Certamente di un tale “Consolatore” io e voi ne abbiamo bisogno. Questo dono è disponibile a tutti i discepoli di Gesù, che disse: “'Se voi dunque che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano!” (Luca 11:13). Lo Spirito Santo, quando dimora nel cuore del cristiano è il solo e vero Vicario di Cristo!
Paolo Castellina, 5 maggio 2023
Domande di approfondimento
Giovanni 14:15-21 narra le parole di Gesù ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena. In questo passo, Gesù promette di inviare lo Spirito Santo, il Consolatore, per guidarli e sostenerli dopo la sua partenza. Gesù sottolinea l’importanza dell’amore e dell’obbedienza ai suoi comandamenti, poiché solo coloro che lo amano e seguono i suoi insegnamenti riceveranno lo Spirito Santo. Gesù rassicura i discepoli dicendo che non li lascerà soli e che si manifesterà a loro. Nella seconda parte del brano, Gesù parla della relazione tra Dio Padre, lui stesso e i discepoli. Spiega che chiunque lo ami sarà amato dal Padre e che anche lui li amerà e si rivelerà a loro. Questo passo sottolinea l’importanza dell’amore, dell’obbedienza e dell’unità tra Gesù, il Padre e i credenti, e il ruolo dello Spirito Santo nel rafforzare questa relazione.
- Perché talvolta le parole di Gesù o certi brani della Bibbia appaiono enigmatici? Perché Gesù stesso li rende deliberatamente oscuri? Che cosa vuole raggiungere nell’uditore?
- Cosa significa per te amare Gesù e osservare i suoi comandamenti? Come puoi applicare questo insegnamento nella tua vita quotidiana?
- Qual è il ruolo dello Spirito Santo nella tua vita spirituale? Perché qui viene chiamato “Consolatore”? In che modo il Consolatore può guidarti e confortarti nei momenti di difficoltà?
- Rifletti sulla relazione tra Gesù, il Padre e i credenti. Come queste parole di Gesù influenzano la tua comprensione della Trinità e il tuo rapporto personale con Dio?
- In che modo il messaggio di amore e unità in questo passo può ispirarti a migliorare le tue relazioni con gli altri e con Dio?